La Francia vota nel segno di Abdallah di Enrico Singer

La Francia vota nel segno di Abdallah elezioni dell'era Chirac 11» RI, Il ricatto delle bom,be pesa gullg prime La Francia vota nel segno di Abdallah Si ripetono le legislative nella Haute-Garonne e si rinnova un terzo del Senato - Nuove minacce da Beirut PARIGI — A sei mesi dal voto del 16 marzo, che ha aperto l'era della «coabitazione» tra Presidente socialista e governo di centro-destra, la Francia affronta oggi un doppio test elettorale. La «ripetizione» delle legislative nella Haute-Garonne (annullate per Irregolarità dal Consiglio costituzionale) e il rinnovo di un terzo del Senato. Non è tanto la posta in gioco — otto deputati e 120 senatori eletti, però, non a suffragio universale — a determinare l'interesse della consultazione, quanto il momento In cui questa avviene. Con un'opinione pubblica scossa dalle bombe delle Fari e frastornata dalla reazione contraddittoria del vertice politico di fronte all'offensiva terrorìstica. Sarà, soprattutto, il voto nella regione di Tolosa (570 mila elettori) ad essere significativo. Perché 11 Senato francese ha una struttura particolare, molto diversa da quella italiana. I senatori sono scelti per nove anni (con rinnovi parziali di un terzo ogni tre anni) da collegi di •grandi elettori» composti dal deputati, dai consiglieri regionali e generali e da delegati dei consigli municipali. E', in sostanza, un'assemblea filtrata dalle altre istanze rappresentative e la sua elezione è poco più di una formalità che segue gli spostamenti politici già avvenuti. Nella Haute-Garonne, invece, la ripetizione delle legislative offrirà la prima verifica «vera, degli umori di una fetta consistente dei francesi, n 16 marzo il cartello neogolllstl-centristl e il partito socialista si divisero la posta: quattro seggi ciascuno, sia pure con un vantaggio in voti della coalizione di maggioranza (42 per cento) sul ps (38 per cento). Comunisti e Fron te nazionale non ottennero alcun seggio e cosi dovrebbe essere per loro anche oggi Gli spostamenti, se ci saran¬ no, si giocheranno tra il «partito di Mitterrand» e quello di Chirac. Certo, sul voto peseranno situazioni e potentati locali. Ma anche la tempesta di bombe su Parigi e le incrinature della .coabitazione». Con un vertice che appare alla gente sempre più bicefalo: da una parte ci sono gli strappi tra capo dell'Eliseo e primo ministro, dall'altra le incertezze della linea antiterrorista del governo che ondeggia tra la fermezza ufficiale di fronte al ricatto e le trattative segrete. E proprio sul problema del terrorismo il «partito di Chirac» potrebbe perdere dei voti. Nella campagna elettorale di marzo si era presentato come il paladino della sicurezza, oggi sembra incapace di imboccare una strategia chiara, comprensibile a tutti. Anzi, il dubbio che il governo tratti sottobanco con 1 terroristi che chiedono la liberazione del capo del Fari, Geor¬ ges Ibrahim Abdallah, è diffuso. C'è la mediazione — spettacolare quanto misteriosa — di monsignor Hilarion Capucci, ci sono 1 viaggi-lampo di ministri francesi a Damasco e siriani a Parigi. Anche le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Albin Chalandon, sull'imminente processo a Abdallah si prestano, secondo alcuni, a due interpretazioni. Se il capo delle Fari sarà portato davanti alla Corte d'assise in febbraio per rispondere di complicità nell'uccisione di due diplomatici (un americano e un Israeliano, nell'82 a Parigi) questo significa che 11 governo non ha alcuna Intenzione di cedere al ricatto. Ma affrettare quel processo (basato soltanto su una pistola trovata nell'85 in un rifugio di Abdallah) potrebbe anche essere un segnale lanciato ai terroristi. L'offerta di una «tregua» In attesa di una assoluzione che, oggi, nessuno può esclu¬ dere. E tutto questo sotto la continua minaccia di nuovi attentati. Ancora ieri, da Beirut, il gruppo della «Brigate Internazionali antimperialiste. ha annunciato che -colpirà Mitterrand, Chirac e tutti i diplomatici francesi» se non saranno scarcerati Abdallah e gli altri due terroristi al centro del ricatto: l'Iraniano Anis Nacchache e l'armeno Vroujian Garbidjlan. Una minaccia che in Francia è considerata «seria»: il gruppo libanese è lo stesso che ha ucciso l'addetto militare di Parigi a Beirut, Goutierre, e che ha in mano almeno uno degli otto ostaggi francesi prigionieri in Libano. Nel comunicato consegnato a una agenzia di stampa, riferendosi all'assassinio dell'ufficiale, le Brigate ammoniscono che Chirac e Mitterrand rischiano la stessa fine e che «ci saranno altre bombe in Francia e in tutto il mondo». Enrico Singer