Sinatra e Milano, amore senza passione
Sinatra e Milano, amore senza passione Un concerto così alla svelta, avaramente sbrigativo, da deludere il desiderio Sinatra e Milano, amore senza passione DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Finalmente. Tutti in piedi, applausi fortissimi e amorosi, entusiasmo, grida: «Bravo, bravo». In palcoscenico lui che canta con ritmo, stile, manierismi e sospiri irresistibili: ma cosi alla svelta, così frettoloso e avaramente sbrigativo da deludere il desiderio. In platea Craxi, Valentina Cortese, Romiti, Anna Bonomi, i Falck, Claudio Buglioni, Agnes, Monica Vitti, il prof. Veronesi, Delia Scala, Johnny Dorelli coi bellissimi figli, Biagi, Beruschi, anche Toni Dallara. Confusione, commozione, ritardi, estasi, parecchie sedie di plastica da 500 mila lire oda 300 mila rimaste vuote. Finalmente s'incontrano Milano e Sinatra. La metropoli-vetrina e il vecchio divo. La città più cosmopolita d'Italia, ricercata, viziata, abituata alle celebrità, e il cantante-leggenda appesantito, svociato, impegnato in una di quelle rapide tournées indeuropee cui le star americane si adattano quando hanno settantanni o gli servono soldi. Eppure, sarà il fascino, la nostalgia, il talento, la memoria del cuore, l'esultanza di esserci e di farsi vedere, l'ostentazione appagata, il trionfo mondano d'una nuova società di ricchi, la curiosità dei giovani per lo swing elegante, struggente e leggero che torna di moda: l'incontro riesce. Senza frenesie, dice il sindaco Tognoli: «Senza isterie né esagerazioni. Milano ha reagito a Sinatra come a altri avvenimenti: comportandosi con assoluta normalità C'è stata più frenesia nei "media" che tra la gente. Questo non vuol dire che 1 milanesi fossero indifferenti: per tutti quelli che hanno più di trent'anni,, Sinatra è un pezzo d'America e di un'America a noi vicina». Un risarcimento? In passato i milanesi erano stati più che freddi: la grande Billie Hollyday piangeva sul palcoscenico del cinema-teatro Smeraldo guardando la pla¬ tea semivuota, ascoltando risate e insolenze dei pochi presenti; la grande Josephine Baker piangeva al disinteresse del pubblico per il suo piccolo inumerò» di mezz'ora all'Odeon, prima dell'inizio del film; il grande Sinatra perdeva i nervi davanti al gelo degli spettatori del cinema teatro Manzoni. Ma: «E' cambiata la cultura dello spettacolo», dice il sovrintendente della Scala, Carlo Maria Badini. «Le vecchie distinzioni tra musica colta e musica extracolta sono superate per sempre. Sinatra ha conquistato per sempre un suo spazio nella storia dello spettacolo: noi non vedevamo nulla di dissacrante nel farlo cantare alla Scala». Il progetto che prevedeva un collegamento televisivo incrociato (Sinatra dalla Scala, Pavarotti dal Metropolitan di New York) non s'è potuto realizzare, il cantante non era disponibile: «Peccato: vedere che poi è venuto a cantare sotto il tendone... Sono andata lo stesso a sentirlo: per la sua età ha ancora una bella rispondenza, è un mito vivente, da ragazza la sua voce mi piaceva tanto», dice Afariuccia Mandelli, proprietaria di Krizia. Tra presidenti, ministri e •autorità» accorsi per Sinatra, molti affannati a dare spettacolo più che a assistervi, non c'era l'avvocato Agnelli, che conosce il cantante da quarantanni f«da quando cantava al Waldorf Astoria di New York nel 1948, ed era davvero un grosso tipo, un grosso numero»;. Stava a Parigi, non stava bene, ma soprattutto: «Il Palazzo già è sgradito ella gente. Il Palazzo che si diverte, poi, è troppo». L'incontro Milano-Sinatra non è stato soltanto d'elite, sostiene il sindaco: «Insieme con mille -persone dell'establishment ce n'erano sei-settemila di pubblico meLietta Tornabaoni (Continua a pagina 2 In quarta colonna) Si nutra durante il concerto
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