Bonn dice no a Reagan

Bonn elice no a Reagan Scontro al Fondo monetario, la Germania non ribassa i tassi Bonn elice no a Reagan Replica degli Usa: continueremo a far scendere il dollaro - Goria: rischi di una recessione mondiale - Il nostro ministro del Tesoro protesta per l'esclusione dal vertice dei cinque DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — La guerra degli interessi e delle monete per ora continua. Stati Uniti e Germania non sono riusciti a mettersi d'accordo neppure dopo due giornate e dodici ore di discussione in seno al gruppo dei Cinque prima e a quello del Sette poi. Di fronte al rifiuto tedesco di abbassare i tassi di interesse, gli americani hanno annunciato che continueranno a fare scendere il dollaro. Forse per non allarmare gli operatori economici e finanziari internazionali, il comunicato, emesso dopo il secondo incontro, trascura completamente il breve termine per concentrarsi sulle prospettive a medio con cauto ottimismo. Ma 11 nostro ministro del Tesoro Goria, da noi avvicinato, ha ammesso che «fa volontà di compromesso non si è realizzata», ossia non vi è stato l'atteso do ut des tra la superpotenza e il più forte Paese europeo. Nel comunicato, diviso in otto sintetici capitoli, i ministri del Tesoro e delle Finanze dei Sette hanno tuttavia ribadito la propria determinazione a rispettare le intese di Tokyo, e a prendere in prosieguo di tempo le misure necessarie per la stabilizzazione sia degli interessi che dei cambi. In particolare, si sono detti decisi ad accrescere la sorveglianza sui grandi indici, che garantisce la crescita senza inflazione, e la rimozione delle rigidità strutturali che danneggiano la produzione, nonché -a respingere le pressioni protezionistiche: AI quinto e al sesto punto, i più importanti, i ministri hanno ricordato che «f riaggiustamenti nei cambi inter¬ venuti nell'ultimo anno stanno contribuendo a raddrizzare gli squilibri riscontrati tra i vari Paesi: e che «fi loro effetto si farà ancora più sentire nei prossimi mesi». Hanno altresì messo in rilievo che «i Paesi coi deficit più gravi devono seguire politiche che li riducano, sia per quanto riguarda il debito estero che per quanto riguarda il disavanzo pubblico». Una dura protesta dell'Italia per la sua esclusione dalla riunione di venerdì del Gruppo del Cinque aveva ieri acuito la tensione al Fondo Monetario, dove gli Stati Uniti e la Germania si erano già scontrati sul problema dei tassi di cambio e di interesse n ministro del Tesoro, Goria, accompagnato dal direttore generale Sarcinelli, aveva formalmente espresso il disappunto del governo italia¬ no al meeting del Gruppo dei Sette. 'Mi auguro — aveva dichiarato Goria all'arrivo a Washington — che quei cinque signori si ricordino di aver sottoscritto impegni precisi sui loro compiti e sui loro ruoli alla conferenza delle sette nazioni più industrializzate a Tokyo a maggio». Anticipando la protesta dell'Italia, il Gruppo dei Cinque aveva evitato di pubblicare un comunicato — impossibile peraltro nel clima di confronto inopinatamente creatosi — rimandandone la stesura alle più ampie consultazioni di ieri. Sul merito delle rimostranze italiane, già fatte dal nostro ministro degli Esteri Andreotti al segretario di Stato Shultz all'Onu a New York, le opinioni sono divise. Goria ha sottolineato ai cinque Stati Uniti, Giappone, Ger¬ mania, Francia e Inghilterra, che non si tratta solo di un fatto formale, perché al di là delle intese di Tokyo l'Italia si è conquistata il suo posto al sole risanando l'economia e contribuendo allo sviluppo internazionale anche col ribasso dei tassi di interesse. Ma soprattutto la Germania ritiene che gli accordi di maggio, consigliati altresì dall'opportunità di dare un appoggio politico al governo italiano, non siano cosi vincolanti; e che 11 peso specifico dei Cinque, le cui monete formano il paniere del diritti speciali di prelievo, li autorizzi a consultazioni separate. Se tale divisione continuasse, in pratica per quanto riguarda i Cinque e 1 Sette tutto tornerebbe come prima. ' Il vertice del cinque è stato acceso; meno incandescente quello dei sette dove peraltro, come si è detto, Bonn ha ribadito di non voler ritoccare i tassi. La tesi sostenuta dall'Italia, che ha cercato di mediare insieme con la Francia, è che, come deciso a Tokyo, occorre verificare subito i grandi indici — crescita del prodotto nazionale lordo, inflazione, bilancia del pagamenti e via di seguito — per agire là dove sono più squilibrati, ad esempio sul tassi di cambio e di interesse, e sugli altri strumenti che consentirebbero il coordinamento delle politiche economiche. Goria ha osservato che da maggio a oggi non si è fatto nulla e che vanno assolutamente corretti i gravi scompensi esistenti come il deficit commerciale americano di 170 miliardi di dollari, e l'avanzo giapponese di 75 miliardi di dollari. L'attuale situazione, con un deficit del bilancio dello Stato americano disastroso, col dollaro In caduta, e con lo spettro di una guerra degli scambi all'orizzonte, è foriera di una recessione internazionale, ha infine ammonito Goria. Al vertice del sette il direttore generale della Banca d'Italia, Dini, ha presentato il suo rapporto sulle prospettive economiche mondiali, che sono inquietanti; sui grandi indici e la sorveglianza multilaterale, la necessita cioè di intervenire su di essi; e sulle politiche del Fondo Monetario e della Banca mondiale. Indirettamente Dini è stato uno del protagonisti della giornata di ieri, anche perché il suo nome ha continuato a circolare tra 1 probabili successori a De Larosière, il direttore del Fondo Monetario che ha annunciato le sue dimissioni per la fine dell'anno. Ennio Carette