Chiari e Rascel in graticola con Beckett

Chiari e Rascel in graticola con Beckett I due attori parlano di «Finale di partita» che debutterà a Firenze il 16 ottobre Chiari e Rascel in graticola con Beckett Si riuniscono dopo «La strana coppia» - Dice Walter: «Mi sento beffato dal testo, dai perché che vanno in cielo e non tornano giù» FIRENZE — «Sono felicissimo di fare questo testo insieme a Renato, è difficilissimo ma lo stiamo vedendo e rivedendo insieme con quello spirito un po' goliardico che avevamo da giovani». Non c'è neanche bisogno di fare le domande, Walter Chiari, maglietta blu, pantaloni del toni, scarpe da ginnastica, sguardo lievemente trasognato, parla come una mitragliatrice del suo ultimo impegno. Insieme a Renato Rascel sta provando in questi giorni a Firenze «Finale di partita, di Samuel Beckett, per la regia di Giuseppe Di Leva. Lo spettacolo andrà in scena al teatro Nuovo Variety in prima nazionale il 16 ottobre nell'ambito del programma del Teatro Regionale Toscano in occasione di Fireme capitale europea della cultura. •E' divertente scoprire che anche Beckett può sbagliare — continua ridacchiando Walter Chiari — è involuto, matto, fissato e presuntuoso, ma dietro bisogna ammetterlo c'è un'abilità diabolica». Nessuno sembra in grado di interrompere l'attore in questo suo monologo su ciò che sta facendo e lo sta appassionando. Nessuno tranne l'altro protagonista di questa coppia magica: Rascel. E' arrivato quatto quatto, si è seduto accanto a lui senza fare rumore ma facendo capire di non aver gradito la sedia troppo bassa, fa un gesto della mano per fermare Walter Chiari e lui, incredibilmente, si zittisce. «Noi due siamo sempre stati molto vicini anche quando non eravamo vicini — dice Rascel — abbiamo molte idee in comune anche se quando facemmo la "strana coppia", dieci anni fa, c'era chi scommetteva sul nostro litigio. Invece fu un successone». Riprende Walter Chiari che continua a strapazzare Beckett: «E' l'autore dei non perché, butta in cielo tanti interrogativi ma non ne torna indietro neanche uno. Però ha una grande tecnica, sa muovere le parole come Karpov muove un alfiere o una torre, drlbbiaìe 'pardie é il teatro. Io mi sento-un po' beffato da questo testo, beffato ma anche gratificato, forse meglio dire graticolato, perché posso condurre il gioco che Beckett ha ideato». «Sono consapevole che "Finale di parvità" è una commedia sgradevole — continua Walter Chiari — dove Beckett celebra la morte, la evoca in continuazione, è un maggiordomo ossequioso della morte, ma noi sappiamo di poter alleggerire lo spettacolo». Il rischio è magari che il pubblico si aspetti un alleggerimento eccessivo di un lavo- ro che appare invece molto impegnativo. «SI, questo rischio esiste — ammette Rascel — ma ormai il pubblico penso abbia capito che sia io che Walter sappiamo inter¬ pretare anche testi drammatici. Io quando ho fatto "Il cappotto" e lui con 11 film presentato a Venezia. Anzi ci siamo accorti che è più facile far commuovere che fare ri¬ dere». Ma se andate tanto bene insieme, se c'è tanta sintonia, perché ci sono voluti tanti anni per rivedervi insieme? «Perché abbiamo anche l'or¬ goglio di essere indipendenti l'uno dall'altro», risponde pronto Walter Chiari. «Anche perché non dipende solo da noi ma da tante circostanze anche familiari», aggiunge Rascel. «Però ora sento che insieme siamo capaci di grandi acrobazie», afferma ancora Walter Chiari riprendendo le redini del discorso. •E poi io e Renato siamo dei privilegiati. Abbiamo questa possibilità di interpretare un testo di Beckett in occasione dei suoi ottantanni e per di più nel programma di Firenze capitale della cultura. Questo significa che ci è stata restituita la qualifica di grandi attori comici. Di questo andiamo orgogliosi. Siamo felici come bambini di fare questo Beckett impossibile, ma noi saremo capaci di alleggerire la funereità del testo. Dalla bocca di qualsiasi altro attore uscirebbero passerotti morti, che è quello che vuole Beckett, dalla nostra uscirà anche qualche gabbiano e farà ridere». La strana coppia è pronta, qualche maligno insinua che l'unico rischio è che i due non si ricordino qualche battuta perché non hanno intenzione di provare più di tanto. Ma questa è una preoccupazione che non sembra angustiare il regista Giuseppe Di Leva. Completano il cast Rosanna Neri e Mario Pachi, Francesco Matteini W alter Chiari e Renato Rascel durante le prore di «Finale di partita»: un abbraccio anche simbolico

Luoghi citati: Firenze, Venezia