ùFalse le firme di Gucci

False le firme di Pucci Milano, il giudice accusa Maurizio, presidente della società False le firme di Pucci Contestato anche il reato di truffa - Sotto inchiesta pure tre collaboratori del dirìgente - Gli esperti hanno accertato che le firme apposte sul 50 per cento delle azioni non appartengono a Rodolfo Cucci, ora defunto - L'hanno fatto per motivi fiscali: così non hanno versato l'imposta di successione MILANO — Il .caso- Gucci è arrivato a una svolta forse decisiva: il tre settembre scorso il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Salvatore Cappelleri, ha formalmente rubricato nei confronti del presidente della società, Maurizio Oucci. di suoi tre collaboratori, Gian Vittorio Pilone, Liliana Colombo e Roberta Cassol, e del notaio milanese Ciro De Vincenzo l'imputazione per i reati di falso in atto pubblico, falso materiale e truffa. L'atto, registrato con il numero 3767 nel registro «A», che riguarda gli imputati a piede libero, è stato preceduto da una perìzia calligrafica effettuata da tre ufficiali dei carabinieri del Centro Investigazioni Scientifiche di Roma. Gli esperti hanno accertato che le firme apposte il 5 novembre del 1982 sul 50 per cento delle azioni della «Guccio Gucci» non appartengono al padre di Maurizio, cioè a Rodolfo Gucci, scomparso il 14 maggio del 1984. Viene cosi confermato quanto dichiarato l'estate scorsa da Roberta Cassol, dirigente della società milanese, al pretore di Firenze Pernado Sergio: i titoli erano stati girati dopo la morte di Rodolfo Gucci con una firma falsa apposta sulle azioni dalla segretaria Lilia¬ na Colombo alla presenza di Maurizio Gucci e del suo consigliere Pilone. Del resto, un altro dirigente della società, Giorgio Cantini, aveva dichiarato poco dopo che 1 titoli erano rimasti nella cassaforte della sede fiorentina della «Guccio Gucci» dal marzo del 1982 al marzo del 1983. Non potevano quindi trovarsi a Milano al momento della firma da parte di Rodolfo. E' indubbio che questa decisione della procura milanese, se verrà comprovata in sede di giudizio, avrà conseguenze rilevanti sull'assetto azionario della società, nonché sulla gestione della stessa, dal 1982 saldamente nelle mani di Maurizio. Si comprende infatti che le firme false sarebbero state apposte unicamente per motivi fiscali. In caso di trasferimento di titoli azionari dal padre al figlio o ad altri eredi l'unica tassa da pagare, stabilisce la legge, è costituita dal 7 per mille del f issato/bollato, cioè del documento che accompagna e testimonia il cambiamento di nominativita. Quando non vi è trasferimento perché non si è provveduto in tempo, scatta il meccanismo dell'imposta di successione che nel caso di lascito da padre a figlio inizia con incidenze minime (non più del 3,5 per cento per piccoli importi) ma per somme superiori viaggia sino al 31 per cento. Nel caso del 50 per cento della «Guccio Gucci», una società che quest'anno dovrebbe far registrare a livello mondiale un fatturato di quasi 1000 miliardi con utili del tutto rispettabili, si tratta certamente di un valore di centinaia di miliardi, che a sua volta determina un'imposta considerevole, certamente nell'ordine delle decine di miliardi. E' improbabile che il fisco intenda rinunciare a questo introito: ci risulta infatti che si sia già mosso su questa strada per accertare i fatti e le eventuali infrazioni e pendenze (nel caso Gucci sarebbero state evase le imposte di successione, le penalità accessorie alle quali andrebbero aggiunti gli interessi di due anni) in attesa che la magistratura si pronunci nei suoi tre gradi di giudizio D'altra parte Maurizio Gucci viene a trovarsi in difficoltà anche sul fronte della gestione: se le firme del padre sul titoli che gli danno il controllo della società non sono vere, come hanno provato 1 periti, la situazione azionaria della «Guccio Gucci» ritorna fluida. Ufficialmente il proprietario del 50 per cento è ancora Rodolfo Gucci, in quanto Maurizio avrebbe dovuto dichiarare al fisco l'avvenuta successione e pagare le relative imposte. La legge dispone infatti che in caso di morte di un azionista che non abbia lasciato testamento o non abbia provveduto a girare i titoli prima della sua scomparsa, sia la società ad effettuare la girata soltanto, dietro presentazione dell'atto di morte, dell'atto notorio di chi subentra e della denuncia di successione al fisco. Se manca una di queste condizioni (e nel caso Gucci manca la comunicazione al fisco) il passaggio non ha efficacia e le azioni vengono congelate. Vengono quindi a cadere i presupposti per il controllo che Maurizio esercita sulla società, che egli ha pure guidato con destrezza e abilità in questi due anni facendole ottenere buoni risul tati in Italia e all'estero. Gianfranco Modolo Milano. Maurizio Gucci. presidente della società (Tclcfoto)

Luoghi citati: Firenze, Italia, Milano, Roma