Prime amarezze per l'Eurospagna di Fabio Galvano

Prime amarezze per l'Eurospagna OSSERVATORIO Prime amarezze per l'Eurospagna L'entusiasmo spagnolo per la Cee è ancora integro, nove mesi dopo l'ingresso di Madrid e Lisbona nel club che è ora a Dodici. Ma accanto ai frequenti motivi di soddisfazione, e al di là di quello che altri Paesi mediterranei percepiscono come un positivo contributo a nuovi equilibri Nord-Sud, emerge un crescente senso d'impotenza di fronte agli ingranaggi comunitari. Di rimando, i partner comunitari si stanno rendendo conto che all'impegno politico iberico non sempre può corrispondere una disponibilità concreta. L'ingresso di Madrid e Lisbona nella Cee aveva suscitato apprensione in chi temeva la concorrenza agricola delle due reclute. Ma i tempi previsti dal periodo di transizione (troppo lunghi, dicono ora gli spagnoli) hanno fatto slittare quella minaccia. Con grande sorpresa di Paesi come Germania e Gran Bretagna, che se non parlano d'ingratitudine è soltanto per non peggiorare la situazione, ha invece avuto effetto immediato lo spostamento a Sud del baricentro comunitario. In tema di bilancio e di rapporti Cee-Usa l'Europa mediterranea ha già sfruttato il complicato meccanismo dei coefficienti di voto formando la cosiddetta «minoranza di blocco» e impedendo — per la prima volta nella storia comunitaria — il varo di politiche ritenute lesive, appunto, degli interessi mediterranei. Non c'è stato capovolgimento di potere; ma l'ambizione mediterranea di ridurre le spese agricole (due terzi del bilancio comunitario, beneficiario soprattutto il «Nord») e di dare più respi¬ ro ai programmi regionali e sociali è coadiuvata oggi da un reale potere di opposizione. Lo si è visto, appunto, alla discussione del bilancio 1987: soltanto quando talune richieste fondamentali d'Italia e Spagna sono state accolte, in prima lettura, si è sciolto il blocco dichiarato dal Sud. Analoga manovra è riuscita in sede di Consiglio Esteri, la settimana scorsa, di fronte alla ratifica dell'accordo Cee-Usa destinato a porre fine alla «guerra degli agrumi') che era sfociata l'anno scorso nella «guerra della pasta» (particolarmente dannosa, quindi, per il nostro export). Italia e Spagna hanno fatto bastione, di fronte a un accordo che privilegiava il Nord, e hanno condizionato il loro assenso al riconoscimento di compensazioni inteme. In tali momenti la Spagna, nuova ai giochi comunitari, ha conosciuto i suoi primi trionfi. Ma bastano questi episodi a cancellare le amarezze? Potrebbe essere lunga la lista delle infelicità comunitarie di Madrid. Anzitutto gli incarichi affidati ai suoi due commissari. Manuel Mann ha avuto Affari sociali e disoccupazione, e subito si è visto limitare i fondi a 2,5 miliardi di Ecu (circa 3700 miliardi di lire) su un budget comunitario di circa 36 miliardi. In particolare, i progetti spagnoli in quel settore sono stati ridimensionati dai Dodici ■ a poco più della metà. L'altro commissario, Abel Matutes, deve occuparsi principalmente di politica degli investimenti e piccole imprese. In ambienti comunitari si dice che entrambi — soprattutto Marin — siano insoddisfatti. Anche in ambito ministeriale la Spagna sente inattesi rigori. Da aprile Madrid blocca l'accordo sulla politica mediterranea (occorre l'unanimitài per protesta contro un «meccanismo complementare» destinato a entrare in vigore fra tre anni e che, attraverso pretesti burocratici, mira a bloccare la pericolosa concorrenza dei prodotti agricoli spagnoli. La Spagna ha già fatto ricorso tre volte alla cosiddetta «clausola di salvaguardia» che la protegge nell'impatto con la Cee: due volte per la siderurgia e una per i concimi chimici, ma già si parla di un'altra richiesta per macchi' ne elettriche e utensili. Non sempre, però, va bene cosi. Le amarezze si rincorrono, e il sorriso torna sulle labbra dei funzionari spagnoli sol tanto quando si parla di un'altra «angheria», quella relativa alla pesca. Sebbene responsabile di quasi metà della produzione europea, Madrid non può negoziare direttamente con i Paesi terzi; tocca alla Commissione farlo. Ma la provvidenza ha fatta si che il negoziatore Cee sia spagnolo, ex funzionario del ministero della Pesca. Fabio Galvano

Persone citate: Abel Matutes, Manuel Mann