Le guerre dell'atomo

Le guerre dell'atomo Le guerre dell'atomo AIDO RIZZO Il dibattito sul «nucleare» si allarga a macchia d'olio. Da quello a uso civile si è passati a quello militare. Oddio: il secondo (cioè la Bomba) ha avuto sempre fierissimi contestatori e non è stato, comunque, mai amato da nessuno, mentre per il primo c'è voluta la catastrofe di Cernobil per provocare crisi di coscienza e ripulse diffuse. Ma la novità, ora, è che a contestare bombe e missili si arrivi, o si ritorni, passando dal discorso sul nucleare civile. Dico dal discorso, e non necessariamente dalle critiche. Infatti a stabilire il nesso, o un nesso, tra il civile e il militare è stato uno scienziato di grande prestigio, Edoardo Arnaldi, il quale è personalmente favorevole allo sviluppo, a uso energetico e industriale, delle centrali nucleari, nonostante Cernobil. Ha detto Arnaldi: è del nucleare militare che bisogna preoccuparsi: 11 è il vero pericolo, quella è la vera catastrofe che incombe sull'umanità e contro la quale bisogna concentrare tutti gli sforzi; altro che il nucleare civile. Scnonché il suo appello è stato recepito dal fronte verde, o neoverde, in pratica dai comunisti soprattutto, per una parte e non per l'altra. Ferma restando la necessità di un ripensamento sul civile, bisogna trarne motivo per denunciare anche il militare. Insomma, una bella e sana «uscita dal nucleare», in tutti i sensi. Magnifico. Ma come? Già uscire dal civile appare assai arduo, stante l'assenza di energie alternative praticabili, per chissà quanto tempo, a meno di non volasi ricon¬ segnare, mani e piedi legati, ai padroni del petrolio e ai miasmi del carbone. Però, volendo, si può. Un Paese, un governo, decide di chiudere le centrali in attività e di non progettarne di nuove, se è convinto che tutti gli altri pericoli (economici, politici e anche ambientali) siano di gran lunga inferiori di quelli di un reattore. Ma come uscire dal nucleare militare, cioè da quel complesso di equilibri strategi ci, che sono appunto fondati sulle bombe e sui missili? Equilibri strategici, ma anche e soprattutto politici, perché sono poi questi a garantire al mondo occidentale (parliamo del nostro mondo) la possibilità di continuare a vivere con le proprie regole e con le proprie libertà. Si dice: gradualmente, Certo, ma è quello che si sta cercando di fare da anni, attraverso estenuanti negoziati, E allora? La verità è che un tentativo nuovo (mol to complicato e anche rischioso, ma nuovo) di uscire dall'incubo delle armi nucleari, o almeno di ridimensionarlo, è in atto, ed quello del cosiddetto scudo spaziale: se non altro concettualmente, esso mira a rendere «impotente e obsoleta» la Bomba. Ma chi ripropone, in termini drammatici, l'uscita dal nucleare militare denuncia lo scudo come un caso di corsa agli armamenti, più pericoloso di quelli che lo hanno preceduto. Anche Arnaldi, e non parliamo del pei. Sia come sia. La morale è che non si esce né dal nucleare civile né da quello militare se non con, certe attese e affrontando certi rischi. Non esistono corsie preferenziali, sai vo, volendo, quella che porta fuori dal mondo e dalla storia.

Persone citate: Arnaldi, Edoardo Arnaldi