Gregotti replica ai politici di Bruno Gianotti

Gregotti replica ai politici Dopo gli scontri in Consiglio comunale sull'architetto milanese Gregotti replica ai politici H professionista, che deve preparare il nuovo piano regolatore, getta acqua sul fuoco delle polemiche - Ieri mattina ha telefonato al sindaco: «Metto il mio incarico nelle sue mani» - Ma nel pomerìggio ha chiarito in un'intervista radiofonica, rilasciata proprio a Cardetti: «Io sono solo un tecnico, l'ultima parola spetta al Comune)) L'architetto Gregotti risponde alle accuse dei politici: -Chi fa un piano regolatore è un tecnico, fa proposte alla Giunta. L'ultima parola spetta al Consiglio comunale'. Cosa succede se gli bocciano le proposte, se il suo piano viene snaturato dai politici? -E' un rischio di tutti t piani regolatori. Mi è già capitato. Ma attenzione: ogni progetto non nasce dal nulla, è frutto di studi e di un confronto dialettico-. Lo dice al sindaco Cardetti tornato per mezz'ora giornalista, al microfoni di Radio Popolare, emittente legata alla Cisl. Il professionista milanese, incaricato due settimane fa di stendere il nuovo piano regolatore di Torino, getta acqua sul fuoco delle polemiche che scuotono la Giunta. I giornali hanno scritto che vuole vedere tutti i progetti, anche quelli già esistenti, prima di prendere decisioni. -Il piano è mio, lo firmo io e la responsabilità è mia-, ha detto ai cronisti ed ha aggiunto particolari che non sono piaciuti agli assessori. Martedì sera il de Porcellana lo ha chiamato direttamente in causa dai banchi del consiglio comunale: -Gregotti non può usare certi toni. Se dice "voglio", può fare le valigie-. Solleticato dal pei, il prosindaco ha aggiunto: -Per me si potrebbe benissimo revocargli l'incarico». Poche battute, sufficienti a scatenare un altro terremoto politico, dopo la battaglia sul nucleare. Ieri mattina Gregotti telefona a Cardetti: -Caro sindaco, lascio a lei ogni decisione. Metto il mio incarico nelle sue manU. Nel pomeriggio è a Torino, in sala registrazione (il servizio andrà in onda domani). Cardetti attacca con decisione: -Lei ha rilasciato affermazioni che non sono piaciute (neppure a me, devo dire, anche se sono meno suscettibile di altri): "Se diremo che su un'area ci vorrà un prato, ebbene li dovrà esserci un prato". E' un atteggiamento da padroni della città?». Gregotti è diplomatico: nessun accenno alle polemiche politiche, ma soltanto un discorso sulla difficoltà di semplificare un tema complicato come il piano per la città. Gli «incidenti», dunque, nascerebbero da una serie di equivoci. Ma, secondo Gregotti, i politici, il consiglio, la giunta, hanno un ruolo? -Hanno 'il" ruolo fondamentale. Il tecni¬ co deve costituire di fronte a un problema una serie di alternative. Ma le decisioni non spettano a noi, a noi spettano le opinioni. Un certo legame con le passioni è inevitabile, ma tenere per il Genoa o per la Samp non ha a che vedere col fatto di coprire o meno lo stadio». La frase -per anni l'assessore ai Trasporti ha agito indipendentemente dall'assessore all'Urbanistica» è una critica a Ravaioli? -No, è una tradizione, non solo torinese: c'è difficoltà, quando la giunta è complessa, di coniugare aspetti particolari». Certe scelte sono già state fatte, come il quadruplicamento ferroviario... -Certo, fare un piano regolatore è come salire su un treno in corsa: Veniamo al Lingotto. Gregotti ha detto che non è affatto pacifico che diventi centro per esposizioni, ma il sindaco stesso gli aveva fatto presente che c'erano studi e iniziative avviate. Ora vuol fare come Martelli che in un comizio a Torino propose di abbattere lo stabilimento? -Si figuri: io sono un difensore di ciò che esiste! Lingotto è una specie di monumento consacrato: abbatterlo è l'ultima delle opinioni possibili. Il progetto del mio amico Pia¬ no è un aiuto: ha sgrossato una serie di questioni-. Sono quasi tutti comunisti gli 8 consulenti da voi indicati? -Domanda particolarmente provocatoria! Ci sono appartenenti ad altri partiti, compreso Leonardo Benevolo, personalità dell'area democristiana. Ma. io non ho tentato affatto di lottizzare: la prevalenza di uomini della sinistra nell'ambito dell'Urbanistica, deriva dal fatto che c'è una tradizione di pensiero in quell'area». Perché c'è Vattimo e non, ad esempio, il cattolico Parison? -Perché non si è mai occupato di urbanistica». Bruno Gianotti

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