Mariani, una storia di jella e di coraggio

Mariani, una storia di jella e di coraggio L'attaccante granata, di nuovo in ospedale, pronto fra due mesi a ricominciare ancora Mariani, una storia di jella e di coraggio Il ventiquattrenne centravanti ha la mappa degli incidenti disegnata sulle gambe, ma non s'arrende: «Voglio essere personaggio con i gol, non per le disgrazie» a n s o TORINO — La mappa dei suoi incidenti è disegnata sulle gambe: Pietro Mariani, calciatore del Torino, ventiquattro anni, adesso si è fatto «anche» 11 menisco, quello interno sinistro, ne ha ancora tre da offrire alle jella, ai chirurghi. La sua storia è disperata e tenera, comunque non c'è segno brutto nella testa o nel cuore di «Pedro», che già annuncia il suo ritorno: «Fra un mese riprendo ad allenarmi, fra due posso essere pronto per giocare-. Forse non esiste nel calcio una storia altrettanto emblematica di disgrazie e reazioni. Mariani è in credito, oltre che con la sorte, con tutti noi, per le non grandi attenzioni offertegli. E' diventato casomai celebre in maniera indiretta, per un male altrui: quando cioè Antognoni chiese ed ebbe da lui il nome di un chirurgo prezioso, decisivo per la guarigione del calciatore viola, il torinese Galli naro. Mariani, si disse, ha messo i suoi dolori, le sue esperienze al servizio di Antognoni, evviva Mariani, e già che ci siamo auguri anche a lui. Nato a Rieti, arrivato a Torino (le solite segnalazioni) quando aveva quindici anni, definito grande promessa — la Roma e la Lazio offrirono un miliardo per il giovanissimo centravanti, il Torino rifiutò —, Mariani ha passato già duecento giorni nel gesso, La sorte gli ha insegnato a ringraziare quando è menisco e niente più. «Sono credente, aspetto con fede l'aldilà, ma l'aldiqua è proprio un affaraccio. Comunque uno strappo era peggio-. Ha moglie dolce, due figli, confessa di «non poter essere completamente felice se non giocando a calcio-. Fra Torino e Catanzaro ha ottantadue presenze in prima squadra: «Poche perchè gioco da una vita, molte se si pensa ai miei incidenti-. I suoi mali principali sono in un elenco qui vicino. Lui aggiunge: «C'è pure lo stacco della capsula articolare del ginocchio interno destro, uno scontro con Vullo a Bologna, nel 1980, c'è una costola rotta, scontro con il mio compagno di squadra Cuttone nel 1981, c'è una commozione cerebrale lo stesso anno, testa contro ginocchio di un lussemburghese con l'Under 21, sono diventato viola, mi sono sve gliato all'ospedale. Ma è robetta. Come è, deve essere ro~ betta questo menisco-. Sempre la casualità: «Non posso incolpare nessun altro che me stesso-. La sensazione di fare da parafulmine per il p Torino: «Dicono i compagni che se passa una zanzara, punge me o Francini. Il fatto è che la squadra tutta sembra sempre dover pagare caro al destino. Il Torino per ottenere dieci deve fare venti-. Lo avevano mandato a Catanzaro perchè maturasse, tornò a Torino in Coppa Italia s prese la botta più grave. Se que¬ st'anno fosse stato ceduto, forse non si sarebbe fatto male di nuovo. «Forse. Ma io adoro questa squadra. Io voglio vincere la mia battaglia in questa squadra-. Sente un anno buono per il club: «Guardate Dossena, è favoloso, è la nostra anima: e la gente discute il suo granatismo!-. Si prepara ad altra rieducazione. Ha scalato mille volte i gradini del Filadelfia, per rifarsi le gambe. Accetta tutto come se lui fosse al centro di un colossale esperimento del destino, che vuole reperire nuovi confini di cattiveria. Rifiuta pietismi, «Voglio essere personaggio con il gioco, gol, non le disgrazie-. Non ha mai patito una sentenza chiara che leghi un incidente all'altro, lo dica debole, guasto, compromesso: «Tutte ca sualità, chiunque può rompersi il tendine, comunque il professor Crozzoli mi ha guarito con un lavoro prodigioso di rammendo-. Giura di ave re sempre lo stesso coraggio «Se decido che è tutto un caso, non debbo avere paure. Le avrei se pensassi ad una logica, ad un complotto scientifico del destino contro di me-, Gian Paolo Ormezzano e Pietro Mariani ha il record della sfortuna e della tenacia