Pappone non abita più qui di Pierangelo Sapegno

Pappone non abita più qui Domenica dibattito a Busseto fra i denigratori di Giovanni Guareschi e i suoi sostenitori Pappone non abita più qui Il paesaggio della Bassa descritto dallo scrittore è radicalmente cambiato - Sono scomparsi i filari di gelsi, sul Po galleggia la plastica e le vecchie cascine si sono trasformate in ville - Non è più la Padania povera e lacera, ma le storie di rivalità continuano anche se i comunisti hanno dimenticato Stalin e sognano il Texas DAL N08TRO INVIATO BRESCELLO — I filari di viti, che limitavano le Dioiche e trattenevano il vento, sono scomparsi. E anche l'olmo, i pioppi e 1 gelsi, 11 hanno tirati giù. «per poter lavorare la terra a livello industriale, e con i mezzi meccanici», spiegano 1 contadini, Oggi la Bassa è tutta scoperta fin dove arriva l'occhio e finisce il cielo, non ci sono neppure più le case coloniche affogate in mozzo al granturco e alla canapa. Nella campagna dove ci vive vano Peppone, don Camillo, 10 Smilzo e la sua banda, scic l'aria è rimasta ferma, sotto 11 sole, «come se si fisse impigliata tra i rami nudi delle gaggie», scriveva il Guareschi. Quarantanni fa Giovannino Guareschi raccontava ii Mondo Piccolo, 35 anni fa il regista francese Duvivtr girava la Bassa per scegliere il paese dove ambientare il film di don Camillo. Un giorno capitò a Brescsllo, fra strade polverose nella campagna pigra e impregnata di sta':!.io: arrivò nella piazza grande, con la Chiesa e il Municipio che si guardavano in cagnesco, una di fronte all'altro. Disse: -E' qui. Ho trovato quello che cercavo». Quarantanni sono passati e Guareschi è di nuovo di moda. Il suo ultimo libro-postumo, ovviamente, continua a vendere in libreria, da noi e anche all'estero. Busseto, al tramonto di domenica prassi- ma, organizza un grande dibattito: da una parte 1 denigratori dello scrittore (uno solo, in verità, l'assessore regionale alla cultura, Giuseppe Corticelli, pei) e dall'altra i suoi difensori (1 figli, il biògrafo Beppe Gualazzlni, i sindaci, eccetera: un esercito). Se però Duvivier dovesse tornare nella Bassa a scegliere il paese di don Camillo chissà come ci resterebbe. Il Po ha cambiato colori, e la corrente si trascina dietro plastica e polistirolo: la gente d'estate, quando scende la sera, non cerca più refrigerio nelle sue acque perché chi ci prova ancora 'rischia di beccarsi la leptospirosi», dice Ermes Coffrini, il sindaco di Brescello. Nella piana frastagliata dagli argini non ci sono più le cascine pitturate di rosso o di giallo. Ci sono villette, senza l'aia e con l'er ba tagliata all'inglese, e i macchinoni parcheggiati sot to il salice. Pupi Avatl, che è un regista di questa landa assolata che è la Padania, confessa che lui adesso i paesaggi della Bassa se li va a cerca re nel Ferrarese, o nel Veneto: «perché sono sane più povere, rimaste per questo più fedeli a se stesse». Qui, invece, dice Avati, »la campagna razionalissata e le colture intensive hanno ucciso le vecchie immagini». Al resta ci han pensato i soldi. Qui, lo Smilzo o Straziami, il compagno strafottente con il cappello piantato in testa alla maledetta, hanno fatto i dané. E tanti. Nella provincia di Reggio ci sono 8 mila miliardi di risparmi che divisi per 400 mila abitanti fanno 20 milioni a testa, vuol dire una media di 80-100 milioni per famiglia. Non è proprio più la Padania povera, lacera e ferita, con poche case e ponti malandati, divisa dalla guerra e da troppi morti, ma pronta a rimettersi in moto per ricostruire. Anche sé le storie raccontate da Guareschi si ripetono incredibilmente ancora al giorni nostri. A Busseto, il paese dello scrittore, il sindaco socialista, Mario Pini, e il suo avversario democristiano, il commendatore Stefanini, sono andati avanti per anni a litigare a suon di manifesti appesi in piazza, in cui se ne dicevano di tutti i colori. Le querele non si contano. Uno dei due è stato persino pubblicamente accusato dall'altro, negli anni di piombo, di essere un brigatista rosso. Quella del ladro era diventata un'offesa da poco... Sempre a Busseto, il segretario di un partito che doveva raccogliere i voti degli iscritti per scegliere la lista da portare a un congresso, visto che le cose si mettevano male fece cosi: al militante chiedeva: 'Tu che lista voti? La uno, la due, la tre?» E quello: »La tre». Il segretario metteva tre ics sotto la lista numero uno. Poi guardava l'altro che restava a bocca aperta: « Va bene cosi?», gli ringhiava contro. Nessuno protestò, perché da queste parti il capo, sia prete o altro, purché sia un duro, è ancora l'unico che merita rispetto. A Soragna, invece, un altro paese della Bassa, il sindaco Alcide Tabloni, socialista, dopo essere stato primo cittadino per tanti anni col pei, lo è rimasto anche adesso con la de. E per prima cosa con la nuova giunta ha deciso di far entrare in Municipio il Crocefisso. Grande cerimonia, con tanto di benedizione. E' un avvenimento. Tutti fanno il segno della croce, tranne 11 sindaco. Insorge la de. E Tabloni si difende: «Si, sono anch'io cattolico, ma a modo mio Chi se la prende più a male di tutti è però il pei. Diffonde un documento: ma quale sindaco cattolico? Per 40 anni Tabloni è stato con noi senza mai farsi passare per la testa di appendere un crocefisso in Municipio: •£ un voltagabbana». Storie della Bassa, sempre uguali. Certo. Guareschi i suoi racconti non se li deve essere proprio inventati tutti. Succedono davvero, da que ste parti. Quello che è difficile da spiegare è come possano succedere ancora oggi, che quasi tutto é cambiato. Edmondo Berselli, vicedirettore del Mulino, dice che «to nuova ricchezza nella Padania non ha toccato le memo rie, la ferocia del nuovo consumismo ha scalfito solo in superficie i modelli di comportamento. E la gente agisce ancora come se non fossero proprio loro i primi ad essere cambiati». Cosi, nella Padania diventata grassa convivono molte contraddizioni: ai ricercatori che chiedono se esiste Dio quasi uno su due risponde che ovviamente non c'è, poi però mandano tutti i loro figli dal parroco. «Nel partito entrano sempre meno giovani», ammette Galdino Chioto, il segretario del pei a Brescello. «ma non è che da noi non ci siano più giovani comunisti. Anzi. E' che va troppo di moda fare gli americani, belle macchine e due parole di inglese. Allora, uno vota pei, perché noi aumentiamo voti, ma non si iscrive». E' cambiato tutto, ripete Ermes Coffrini, il sindaco di Brescello, «una società che era essenzialmente agricola s'è trasformata in società industriale». E don Giuliano. 11 vecchio parroco, allarga le braccia: «40 anni fa i poveri erano più poveri ed alzavano la voce. Era logico. Ma adesso questa è diventata l'America, la gente ha fatto i soldi e se uno alza la voce lo fa solo perché è un maleducato o per abitudine, perché lo fan tutti». Un tempo, un comunista che entrava nel gregge di Dio era un povero «che ripudiava la violenza». Oggi, è un ricco che non soffre neppure una crisi. Sono diversi tutti l valori. Allora, contava il partito, la chiesa, 11 piccolo cimitero con i morti da pregare. Adesso, dice Pupi Avati, «c'è una preoccupazione per il successo economico che è quasi unica in Italia. La bella macchina, la bella casa, il bell'abito, le belle vacanze sono determinanti. Sono troppo puntuali, troppo alla moda. Questa è diventata gente che obbedisce a Capital». E allora, se Duviver dovesse tornare da queste parti in su e in giù lungo il fiume, sotto il sole o in mezzo alla nebbia, a cercare il paese del Mondo piccolo, ci resterebbe male. E forse Brescello non lo troverebbe più. E' cresciuta troppo quella fetta di terra che sta tra il Po e l'Appennino e che non s'è neppure preoccupata molto di conservare un po' del suo mondo dei vinti e della sua dignità. E don Camillo cosa potrebbe mai farci in mezzo a queste pecorelle diventate tutte grasse e belle? Che potrebbe mai dire a questi comunist* che hanno dimenticato Stalin e che sognano il Texas? Pierangelo Sapegno