Torna la minaccia delle Br di Vincenzo Tessandori

Torna la minaccia delle Br Un preoccupante segnale la fuga dei due terroristi da Novara Torna la minaccia delle Br Diana e Di Cecco sarebbero ritornati nei gruppi clandestini - L'analisi dei magistrati: «Ci sono spezzoni in grado di colpire» - «Un errore considerare il terrorismo un capitolo chiuso» TORINO — Calogero Diana e Giuseppe Di Cecco, brigatisti rossi noti per saper usare bene la rivoltella, evasi l'altro giorno da Novara, secondo alcuni inquirenti potrebbero essere andati a infoltire le file di organizzazioni clandestine, di qua o, forse, di la, dalle Alpi. Dice 11 dottor Maurizio Origo, giudice istruttore a Milano: «Sono circa 200 i fuorusciti a Parigi, con Toni Negri in testa per il quale, nel processo 'Rosso ter; abbiamo, di recente, ottenuto l'autorizzazione a procedere ma aspettiamo quella per l'emissione di un mandato di cattura*. Mentre i terroristi spesso collaborano fra loro, poco proficui, finora, si sono rivelati i rapporti fra gli inquirenti italiani e quelli d'Oltralpe, lamenta il giudice. L'allarme è continuo, dicono, soprattutto suona da tempo. Terroristi del gruppo libanese Fari e delle Brigate rosse uccidono a Roma un diplomatico americano, Leamon Hunt: è il febbraio 1984. Con scadenza più o meno annuale, altri attentati, altri omicidi. L'ultima vittima, Landò Conti, già sindaco repubblicano di Firenze: hanno sparato le Brigate rosse, pare da sole, stavolta. Poi rapine per autofinanziamento, volantinaggi, un sotterraneo, cauto lavoro di proselitismo, il tentativo di presentare ai possibili futuri militanti una nuova immagine, più efficiente, più internazionale. Legami e alleanze, fra le organizzazioni terroristiche, si sono moltipllcati, ed è ormai difficile capire se un gruppo agisca di propria iniziativa oppure se sia ispirato da servizi segreti stranieri o consigliato e sollecitato da compagni di altri Paesi. L'ultimo, mortale agguato della Rote Armee Fraktion, a Monaco, contro Cari Heinz Beckurts, è stato firmato dal gruppo •Mara Cagol»: la moglie di Renato Curcio, tra 1 fondatori delle Brigate rosse, mori in uno scontro a fuoco nel 1975. Nella cittadina basca di Hendaye, sui Pirenei, alcune settimane fa, i francesi bloccano Giovanni Stefan, già Prima Linea, accusato dell'omicidio dell'avvocato Pedenovi, missino, avvenuto nel 1976. In Francia, lamentano gli inquirenti, la legione dei «soldati di base» è cospicua, disponibile, e può agire indisturbata. Almeno fino alle ultime settimane, quelle segnate dalle bombe. Ne sarebbero p gdirecte, soprattutto le rapine per autofinanziamento, alle quali, sovente, hanno preso parte fuorusciti italiani. Le bombe che hanno insanguinato Parigi, sono state firmate dalle Fari, gruppo che partecipò all'agguato contro Hunt, e che, dicono, da tempo ha legami stretti con Action directe e chissà con quanti altri euroterroristi. Certo con gli italiani. Il giudice genovese Luigi Carli, che ha condotto l'Inchiesta sul dirottamento dell'.Achille Lauro» osserva che «basta pensare come, per anni, le Brigate rosse abbiano sparato con armi arabe. Dunque, ci sono stati, e ci sono, contatti continui, anche se questo non significa identità di intenti.. La necessità di sopravvivere a se stesso trasforma tatti¬ ca e strategia del terrorismo. Dice il dott. Giancarlo Caselli, giudice istruttore a Torino nelle stagioni di piombo e membro del Consiglio superiore della magistratura: «fi' un fatto storico la sconfitta politica e la profonda disarticolazione delle organizzazioni clandestine fra il 1980 e il 1984. Ma sono rimasti, malgrado questa sconfitta, spezzoni ancora in grado di colpire con cadenze assai diverse che nel passato: questo può derivare da difficoltà profonde anche di carattere organizzativo e dalla capacità criminale di questi gruppi ad adattarsi alla nuova situazione caratterizzata da legami o contatti con il terrorismo internazionale certo più intensi ora che in passato: Oltre a lasciar intravedere .l'esistenza di qualche strut¬ tura organizzata., la fuga di Diana e Di Cecco, secondo 11 giudice istruttore torinese Maurizio Laudi, protagonista di numerose inchieste su terrorismo e mafia, .può essere un monito pesantissimo a non ripetere gli errori di 10 anni fa, quando si manifestò la tendenza a considerare il terrorismo un capitolo chiuso.. Un grave errore, secondo il magistrato, sarebbe smobilitare gli uffici di polizia o assottigliarne il grado di efficienza. Segni impalpabili, altri concreti, tutti Inquietanti, dicono gli inquirenti, confermano che il terrorismo non ha gettato la spugna. Un volantinaggio ai cancelli della Fiat, considerata santuario del capitalismo, è spia di una tensione crescente. .Per ora, forse, il lavoro maggiore è la propaganda e il sistema adottato è quello dei cerchi concentrici., osserva il sostituto procuratore torinese Alberto Bernardi .Si cerca una base su cui poter lavorare e poi, in quella base, per quanto ristretta possa essere, si individuano le persone disponibili». Un semplice volantinaggio, sottolinea Gabriele Chelazzi, sostituto procuratore a Firenze, da anni impegnato contro 1 terroristi, «è un indizio concreto e grave perché presuppone l'esistenza di una struttura, di un punto d'appoggio. Il volantinaggio è il momento determinante per una successiva azione militare.. Chi compie questo lavoro di proselitismo? Chi distribuisce i volantini? Forse anche un insospettabile clandestino. Vincenzo Tessandori Novara. U- sbarre della finestra segate e Salvatore Sapienza, che era in cella con Calogero Diana