Le crudeli attese nei tribunali di Sua Maestà di Mario Ciriello

Le crudeli attese nei tribunali di Sua Maestà Sempre più lenta la giustizia britannica, crolla un'altra vecchia e prestigiosa istituzione anglosassone Le crudeli attese nei tribunali di Sua Maestà DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — «E' una situazione intollerabile. Molti, troppi sono i casi di imputati che si dichiarano innocenti, ma che devono attendere in prigione un anno o più prima che un tribunale li assolva. E se la loro innocenza è riconosciuta, non hanno diritto ad alcun risarcimento. Possono soltanto tentare, e non è facile, di querelare la polizia per incriminazione dolosa'. Sembra di leggere un ennesimo esasperato lamento postTortora, un ennesimo furente j'accuse contro la giustizia italiana. E' invece il grido di dolore di un alto magistrato britannico, Lord Gifford. Ha scritto un libro, il cui titolo è una supplica e una protesta: Where's the Justice? Dov'è la giustizia? L'Italia piange perché gli anni passano e la sua giustizia resta uno strumento farraginoso, pachidermico, spesso anacronistico. L'Inghilterra piange perché gli anni passano e questa sua istituzione perde l'antico lustro, mostra sintomi inquietanti di sclerosi. In Italia, la giustizia è eternamente sotto processo; qui comincia ad esserlo e già si odono le prime condanne. E' un fenomeno nuovo per gli inglesi che tra i loro vari patriottismi ne sfoggiano uno giudiziario. British justice? The best in the World, la migliore nel mondo, replicava la nazione. Lo slogan è adesso appassito. In un momento diverso, questa demitizzazione del sistema giudiziario inglese non sarebbe tanto dolorosa: ma si aggiunge all'usura di molti altri ideali. Fino a qualche anno fa si diceva: «La Gran Bretagna è afflitta da un declino economico di portata storica. Le sue istituzioni, perù, non mostrano tracce di ruggine. Né la giustizia né le scuole, né lo Stato né i Comuni, né il Welfare State né la burocrazia'. Ora, le vecchie certezze si sono dissolte. Si fustiga, persino, il secolare Parlamento, si parla di partitocrazia, si guarda con ri¬ spetto crescente al Congresso americano. Justice delayed is democracy denied, giustizia ritardata è democrazia negata. Sono parole di Robert Kennedy, le si incontra nel suo libro The pursuit of justice. Quando le scrisse, Kennedy pensava alla giustizia britannica, la cui luminosa virtù era appunto la rapidità. Non vi era nazione dove 1 tribunali condannassero o assolvessero con pari speditezza, dove le cause, penali o civili, giungessero più presto all'epilogo. Si aveva fin troppo fretta, ma era una tradizione vetusta. Nel suo diario, Samuel Pepys ricorda di aver assistito, il 21 gennaio 1664, alla pubblica Impiccagione di un certo Turner. L'avevano arrestato per furto soltanto tredici giorni prima. Questa celerità, soddisfaceva due esigenze fondamentali, parallele. Il rispetto per la liberta, la dignità, nonché gli interessi del cittadino, cui ogni ritardo infligge danni morali, professionali, finanziari, tangibili e intangibili. In più, l'esemplarità di ogni sentenza, esemplarità che s'attenua fino a scomparire con l'allungarsi del tempi. Oggi, entrambe queste esigenze sono calpestate. Carceri stracolme, migliaia di prigionieri in attesa di processo. C'è chi è fortunato e, dopo quattro o cinque mesi, è condotto dinanzi a un giudice. Altri aspettano sette-otto mesi o più, anche un anno. I supremi magistrati parlano di ritardi «scandalosi., •ingiustificabili., tanto più in quanto tutto 11 diritto anglosassone poggia sul principio che l'accusato è Innocente fino a quando un processo non ne dimostri la colpevolezza. E' un principio che comincia ad avere un suono Ironico. Primo: perché chi, al momento dell'incriminazione, si proclama «not guilty». non colpevole, costringe la polizia e la procura a un lavoro più approfondito, con il risultato di una più lunga attesa in carcere. Secondo: cinque su dieci dei «not guilty» sono riconosciuti tali in sede di processo, e assolti. Tutti riconoscono l'ampiezza della crisi, avvocati, giudici, polizia, politici: e tutti si accusano a vicenda, in un bailamme quasi mediterraneo. Un'importante riforma — quella che ha trasferito dalla polizia a procuratori indipendenti tutti i poteri accusatori di un pubblico ministero—ha aggravato le difficoltà. Questi nuovi Crown Prosecutors non sono ancora in numero sufficiente, fanno miracoli, fanno acrobazie, ci vorrà più di un anno prima che possano reggere tutte le pesanti responsabilità loro affidate. La crisi diverrà allora meno drammatica, ma resterà, perché aumentano di mese in mese 1 casi rinviati dalle corti minori, le Magistrate's Courts, alle corti superiori, le Crown Courts, su istanza o dei giudici o degli imputati. Privata della sua celerità congenita, la giustizia britannica si trova esposta a malsani rimedi. Comprensibili, se si pensa alle crescenti preoccupazioni per le libertà personali di tutti quei detenuti in attesa di processo, ma rischiosi, se si pensa all'effetto negativo che tali rimedi hanno avuto altrove. E' 11 caso del plea bargaining, un compromesso tipico dell'America, mediante il quale pubblico ministero e difesa «negoziano» prima del processo il plea, la dichiarazione di colpevolezza o Innocenza dell'imputato. Certo, si abbreviano i tempi, si evitano spossanti duelli dinanzi alle giurie: ma si alimenta il cinismo del pubblico verso 1 valori della giustizia. E' una crisi difficile da curare. Le deficienze burocrati¬ che potrebbero essere sanate; le carenze di uomini e di aule potrebbero essere colmate; anche certi nodi legali potrebbero essere sciolti. Ma non esiste terapia contro la causa prima, la maggior fiducia degli imputati nei giurati Invece che nei giudici. (Giudici che, nelle Magistrate's Courts, sono in grande maggioranza «laici», ovvero nonprofessionisti, semplici cittadini). Soprattutto chi non è colpevole, o tale afferma di essere, è convinto che le sue vicissitudini saranno valutate con maggiore indulgenza da altri dodici comuni mortali, piuttosto che da un unico magistrato. E le statistiche confermano tale tesi. Allo stesso tempo, c'è chi vede in questi affanni giudiziari una scossa, potenzialmente benefica, a un'isiituzione che, proprio perché troppo gloriosa, si opponeva a ogni riforma. Qualche frutto si è già visto. Quella vacanza estiva di due mesi che pareva sacra, Intoccabile, ha dovuto arrendersi, quest'anno, dinanzi alla travolgente domanda di giustizia». Numerosi magistrati hanno rinunciato a due, tre settimane di riposo. E si ridlscute 11 problema di una maggiore «simmetria» fra le sentenze. Perché un assassino, in una città, se la cava con due anni, mentre un rapinatore, in un'altra, è inviato a un penitenziario per dieci anni o più9 Come ha ricordato Robert Kennedy, non vi è vera democrazia senza vera giustizia. Per gli anglosassoni, i tribunali sono importanti quanto i Parlamenti. Tale consapevolezza è un pungolo poderoso ad una cura dei malanni attuali Sarà certo più facile ridare slancio a questa istituzione che alle scuole, all'economia e a molti altri aspetti della vita nazionale. Un alto magistrato ha scritto: «Una denuncia contro un medico per negligenza professionale è arrivata dinanzi alla corte soltanto dopo nove anni. Non si possono più imporre simili crudeli attese. E' ora di dire i basta». Mario Ciriello

Persone citate: Crown, Justice, Kennedy, Lord Gifford, Robert Kennedy, Samuel Pepys, Turner

Luoghi citati: America, Gran Bretagna, Inghilterra, Italia, Londra