Sul nucleare parli chi sa

Sul nucleare parli chi sa Prima dei politici, la scienza Sul nucleare parli chi sa La questione del nucleare sta diventando sempre più, e giustamente, oggetto di un dibattito ampio e acceso. La nube di Cernobil non si è abbattuta soltanto su pianure e montagne, ma anche su una idea di progresso che sembrava destinata a consolidarsi in maniera crescente. Essa è stata una doccia fredda, ha acceso grandi e motivate paure, costringendo a rifare i calcoli. Rifare i calcoli. Ma — ecco il punto — chi può e deve rifare i calcoli, e, una volta che siano rifatti, chi deve decidere e come? Qui non siamo di fronte, ognuno lo capisce, a questa o quella legge per quanto importante, ma ad una decisione di immensa portata per il presente e il futuro. Per ciò una discussione sulla metodologia da seguire nell'analisi del problema e nelle decisioni destinate a scaturirne acquista un valore cruciale. E si dica con l'energia necessaria che nulla sarebbe più imperdonabile di uno sfruttamento demagogico delle inevitabili e comprensibili paure della gente, e cioè di tutti noi. Paure. Paura del nucleare. Ma noi siamo a questo punto pieni di giustificate paure: dell'inquinamento atmosferico che non si ferma, delle piogge acide che distruggono gli alberi, dei mari che muoiono, dei concimi chimici che bruciano la terra, della diminuzione dell'ozono, e di tanti altri mali incombenti. Il nucleare va visto in questa dimensione globale. L'uomo comune che, come lo scrivente, non è esperto di simili problemi eppure è e sarà coinvolto in modo vitale dal tipo di risposte che ad essi verrà dato, che cosa deve maggiormente temere? E' chiaro: l'improvvisazione. Non si può non restare colpiti, nel seguire il dibattito attuale, dalla maniera in cui molti fra coloro che oggi abbracciano loto corde le scelte antinucleari sembrano aver perso la memoria delle ragioni per cui fino a tempi recentissimi avevano invece caldeggiato la posizione opposta. Ci era stato detto che proprio le esigenze di difesa (pur sempre relativa) dell'ecologia imponevano il nucleare, poiché, non bastando le risorse idroelettriche, essendo ancora troppo lontane le tecnologie dell'energia pulita senza rischi, il carbone risultava, oltre che molto costoso, terrìbilmente inquinante come inquinante è anche il petrolio (a parte poi la dipendenza dagli arabi), e cosi via. Si sosteneva che gli ecologisti antinucleari mettevano in una contraddizione irresolvibile difesa dell'ambiente e della vita con lo sviluppo economico. Ma chi aveva ed ha le migliori ragioni? Cambiare opinione è non solo lecito, ma in certi casi anche doveroso. Sennonché è del pari doveroso chiarire fino in fondo le implicazioni del mutamento di opinione. Bisogna dunque rifare i calcoli. E a tale scopo occorre avere la competenza per farli. I calcoli compiuti dai non competenti possono avere l'apparenza di calcoli ma non lo sono. Fare semplicemente appello alla scelta antinucleare in nome della ragione vuol dire correre un forte pericolo di demagogia. Poiché il dilemma da sciogliere è l'individuazione di ciò che sia più razionale. E, se non vi è persona ragionevole che non abbia paura del nucleare, non vi è altresì persona ragionevole che non respinga quel rischio soltanto dopo che le risulti chiaro che, ciò facendo, non vada incontro a peggiori conseguenze. Orbene, chi non ha competenza non può che orientarsi in relazione al giudizio di chi è competente. I competenti saranno a loro volta divisi, ma sono in ogni caso gli unici dalle cui valutazioni e confronto di opinioni sia sensato partire. Per questo i pronunciamenti di questo o quell'esponente politico, privo di competenza specifica, non sono in grado di costituire alcun punto di riferimento valido. Anche i partiti e i loro leaders dovrebbero, per amore della res publica, trattenersi e sospendere il giudizio. Non si tratta di dare ai competenti il potere di decidere, ma il potere di informazione. Non si sta vagheggiando una tecnocrazia. Si tratta invece di procedere al miglior chiarimento possibile delle alternative possibili e dei loro costi e rischi. Una volta che questo sia stato fatto, e soltanto allora, il cittadino sarà in condizione di avere idee più chiare e. sulla base di esse, dare il proprio consenso alle linee dei partiti e alle scelte che spettano al Parlamento e al governo. Arrivare alla Conferenza nazionale sull'energia nei modi e nel clima giusti è importante. Così la democrazia guadagnerà in spirito di responsabilità e le suggestioni demagogiche perderanno di influenza. Non abbiamo bisogno di informazioni «da teatro» e di drammatizzazioni emotive, ma di una informazione in questo campo selezionata ed autorevole. E sarebbe ben auspicabile che la comunità scientifica assumesse una propria iniziativa, come parte decisiva di quella società civile che in Italia è troppo povera di auto-organizzazione democratica e che ' pure ha potenzialità tanto importanti quanto insufficientemente inespresse. Massimo L. Salvador!

Persone citate: L. Salvador

Luoghi citati: Italia