Frankie la voce dal mille volti

Frankie, la voce dal mille volti SINATRA: LA VITA, GU AMORI, I SUCCESSI, LE GENEROSITÀ' E LE ARROGANZE DI UN GRANDE TALENTO Frankie, la voce dal mille volti Di luì si è detto tutto il male e tutto il bene, esageratamente - Dall'incontro con Tommy Dorsey nasce uno stile inconfondibile Una vita sentimentale burrascosa, che ha toccato il peggio con Ava Gardner -1 rapporti con la mafia e l'accusa di filocomunismo I Grandi si riconoscono da I piccoli, nella loro origine c'è sempre qualche elemento simbolico, rivelatore di un Destino. Frank Sinatra alla nascita pesava quasi sei chili, un neonato eccessivo. Era una domenica di dicembre del 1915 a Hoboken, nel New Jersey. Il parto fu difficoltosissimo e il forcipe lasciò sul volto del bimbo una profonda cicatrice. La mamma, che avrebbe voluto una femmina, aveva comprato solo vestitini rosa: gli mise quelli. Cosi Francis Albert Sinatra si mostrò al mondo, da subito, come uno Scarfacc in rosa. . Di lui si sarebbero presto celebrate le doti peggiori (sicuro di sé fino all'arroganza, spregiudicato fino al gangsterismo) e le virtù più elevate (sentimentale, coraggioso, filantropo). Tutto il bene e tutto il male, esageratamente. Aria d'America, proprio quella del «c'era una volta». E allora, c'era una volta un ragazzino smilzo con un Ego smisurato, grande come la Statua della Libertà. Non voleva fare il cantante: a quindici anni era già sicuro di esserlo. Gli amici lo prendevano in giro. «Che mestiere è? L'orchestrale si può anche capire, ma il cantante...». Ce n'era solo uno allora la cui fama ' potesse competere con quella delle grandi orchestre: Bing Crosby. A diciotto anni, il piccolo Frankie va ad ascoltarlo insieme alla sua ragazza Nancy Barbato. Alla fine del concerto è più risoluto che mai: «Posso farlo. Posso cantare anch'io come Bing Crosby». I genitori, italiani, tutt'altro che benestanti e dunqv: bisognosi di certezze più palpabili, lo cacciano di casa. «Sarò famoso» Il ragazzo si esibisce dove capita, per un panino, qualche pacchetto di sigarette, persino per niente. Sarà perché si convincono delle sue possibilità o sarà perché fa pena avere un figlio per la strada, i famigliari si rassegnano e il padre, tramite la Sicilian Cultural League, gli organizza un concerto all'Union Club di Hoboken. Agli applausi si accompagna un'offerta dì lavoro stabile, ma Frankie litiga con il proprietario del Club. Vuole fare di testa sua: il primo vero ingaggiò se lo trova da solo, in un locale che oggi non esiste più, sopppiantato da una stazione di benzina. Ma una targa di bronzo ricorda: «Tutto cominciò qui». Alla Rustie Cabin. Quindici dollari a settimana non sono molti e ci vogliono due anni perché diventino venticinque, ma una sera passa di li Harry James, il grande trombettista (quello di «Hernando tre caffè, ole'.» anche se allora non l'aveva ancora incisa). James, come ogni professionista che mostra di saperla lunga, gli propone di cambiare nome, che diamine il suo è cosi italiano che... «Scherzi? — risponde Sinatra —. Io diventerò famoso». Più che altro per il momento ha bisogno di soldi, perché si è sposato con Nancy e sono in attesa di un bambino. L'occasione arriva con l'orchestra di Tommy Dorsey. Sinatra lascia Harry James con grande rimpianto (anche gli arrivisti hanno un cuore). Racconterà cosi l'addio alla prima orchestra della sua vita: «Era passata la mezzanotte. Nevicava. Non c'era nessuno per strada, lo ero lì con la mia valigia, gMardalv'ó'iipullman che''fé he andava portando via il resto della band, le luci diventavano sempre più piccole. Mi venne da piangere e tentai di raggiungerlo di corsa». Non lo raggiunge ed è una fortuna. Con Tommy Dorsey, nasce il suo inconfondibile stile. Sinatra scopre l'importanza del «suono» della voce, inventa fraseggi che possano gareggiare con il trombone del leader della band. Gli basta un anno e la stampa americana lo elegge vocalist numero uno, al posto di Bing Crosby che era stato primo in classifica nei precedenti quattro anni. Ce l'ha fatta. E non è solo un fatto di voce. Nessuno sa spiegarsi bene perché, ma quel ragazzino magro magro dalle grandi orec chic ha un effetto travolgente sulle donne. Nel 1943 Time scrive: «Non si era mai visto un simile entusiasmo femminile dai tempi di Rodolfo Valentino», Nasce la Sinatramania. Cin quemila adolescenti scatenati delirano per lui alla Hollywood Bowl. Il Sinatra Fan Club apre in poco tempo duemila filiali in America e centinaia nel mondo. Su giornali e riviste impazzano i cavalieri della tavola rotonda: psicologi, sociologi e musicologi si interrogano e più spesso sentenziano sui motivi di un cosi travolgente successo. Anche questo è a suo modo un momento storico: per la prima volta in relazione alla musica leggera si usano termini come «isteria», «ipnotismo di massa», «transfert collettivo», «figura paterna», «istinto materno». C'è chi tira in ballo «l'emotività esasperata dovuta a iperestesia mammaria» e chi «la ribellione giovanile contro l'insegnamento scolastico della musica classica». Vento di Mafia Ma le lettere dei fans alle radio sono chiare: «E' un gran momento per noi Teen Agers americani — scrive un ragazzo di Detroit —. Nessuno finora ci ha preso in considerazione: quello che siamo, quello che pensiamo non contava per gli adulti. Frankie ci-ha reso'delle pèrsone,'a Ita'dato còseie'rìzà di noi stessi». In uno dei suoi rarissimi accessi di modestia lo stesso Sinatra si spiega così: «E' molto seniplice. C'era la guerra e una grande solitudine in giro. Io rappresentavo il ragazzo all'angolo della strada che la guerra avrebbe portato via. Ecco tutto». No, non è tutto. Il personaggio Sinatra ha cavalcato mezzo secolo di entertainement, c'è in questo qualcosa di più di una generazione, di una stagione del gusto e del costa me, di una cifra stilistica da consegnare magari al mercato della nostalgia. Però da qui in poi il racconto si fa molto meno lineare. E' finito il «c'era una volta»; la favola americana di Cenerentolo può concludersi con un tè alla Casa Bianca in compagnia del presidente Roosevelt, c con il primo milione di dollari. «Non posso crederci — dichiara la moglie Nancy —. Fino a sei anni fa mangiavamo spaghetti in bianco perché non potevamo permetterci il ragù». Ma «arrivati in cima alla montagna si scopre che tira un vento terribile», dice Confucio. Per Frankie è anzitutto vento di Mafia. Un vento che lo accompagnerà fino a oggi. Maggio del 1985. Ronald Reagan riassume così la figura di Sinatra: «Il suo amore per la patria, la sua bontà verso i diseredati, la sua personalità aperta e generosa ne fanno Uno dei più grandi americani, uno che si è aperto la strada da solo». Detto questo; to'Hectira'bW la MeHàI of Freedom. Il vignettista satirico Garry B. Trudeau pubblica la motivazione accanto a un imbarazzante gruppo di Famiglia (nel senso di TTniglia Organizzata) e aggiunge la seguente didascalia: «Il decorato, signor Frank Sinatra, mentre si apre la strada con Don Carlo Cambino, Frank Costello e altri distinti membri della comunità italo-americana». E' fuor di dubbio che Sinatra abbia avuto e abbia amici mafiosi, ma che questi siano stati determinanti sulla sua carriera è poco sostenibile. Ca¬ somai sono stati nocivi. Le accuse di connivenza con la Mafia vengono rivolte per la prima volta nel 1947 a Sinatra dalla stampa conservatrice dopo che questi aveva aspramente condannato la Spagna di Franco, dopo che aveva mostrato la sua determinazione a battersi contro i pregiudizi razziali per i Diritti civili di neri ed ebrei, dopo che insomma il suo rapporto con il Partito Democratico si era rivelato tutt'altro che occasionale. La destra trova nei vezzi gangsteristici di Sinatra il suo tallone d'Achille e sa che colpendo lui si colpiscono anche i democratici. Ed ecco spuntare la seconda accusa: Sinatra è comunista. Questa è molto più difficile da sostenere, ma si trascina ugualmente per anni. In una serie di articoli, Sinatra smentisce recisamente: «Sono solo un impulsivo», minimizza. Vìva Kennedy mentre sta girando il film Can-Can, ha la sorpresa di ricevere una visita sul set di Nikita Kruscev in persona, il quale assiste per un po' alle riprese e commenta: «Immorale». Frankie, ufficialmente scagionato, ha di che festeggiare. Ma l'anno successivo si mette al lavoro su un progetto rischioso, un film sulla storia di un disertore americano durante la seconda guerra mondiale. Come sceneggiatore vorrebbe Albert Maltz, ed ecco che la solita stampa scopre che nel 1950 il Comitato Contro le Attività Antiamericane aveva condannato il suddetto Maltz a un anno di galera in quanto membro del Partito Comunista Americano. Sinatra difende ugualmente la sua scelta, ma alla fine è costretto a rinunciare al film «per l'interesse superiore degli Stati Uniti». Nello stesso anno dichiara il suo fattivo sostegno a John Fitzgerald Kennedy e l'anno successivo partecipa a una festa in onore di Martin Luther King. Eppure il legame con i democratici si va lentamente logorando. L'insistenza della stampa sul pedale Mafia e la vita moralmente molto eccepibile di Frankie, preoccupano il Partito. C'è indubbiamente anche dell'ipocrisia in questo: si chiacchiera delle amicizie italo-americane di Sinatra, ma non si chiacchiera anche di papà Kennedy e i contrabbandieri di whisky della mafia irlandese? Quanto ai tumultuosi rapporti con le donne, è.sicuro John Fif^gaffllif di poter tirare la prima pietra? E' solo sicuro di poter nascondere la mano più facilmente. La vita privata di Sinatra invece non può restare top secret, il dottorato in amore e l'anticonformismo viscerale sono attributi fondanti del personaggio. «Chiunque può criticarmi come cantante e come attore, ma non accetto intromissioni nella mia vita privata», dichiara più volte invano, consapevole di essere solo professionalmente al di sopra di ogni sospetto. Le svolte della sua ricca e tumultuosa vita sentimentale saranno dunque rese pubbliche con quella curiosa forma di reticenza e insieme di spudorata franchezza che sono i comunicati stampa delle parti in causa e dei loro legali rappresentanti. I motivi dei divorzi, e delle separazioni, sono quasi sempre gli stessi: «incompatibilità dovute ai rispettivi impegni professionali». Ava, la passione Una delle prime regole dello show-business prescrive: mai sposare una collega. Ma Sinatra anche in questo va contro l'opinione prevalente. La rivalità e la competizione sono per lui un ingrediente fondamentale dell'amore, costituiscono la molla segreta della sua personalissima altalena tra sciovinismo e romanticismo. Lo ha spiegato benissimo, ovviamente alla stampa, la sua seconda moglie Ava Gardner: «Quando Frank è al tappeto è un uomo dolce, ma quando ha successo torna ad essere l'arrogante di sempre». Con Ava l'amore è furibondo, le liti anche, la competizione assolutamente sfrenata. Per lui è un momento molto difficile, il divorzio dalla prima moglie non sembra portargli bene, gli succede di tutto: un pessimo esordio televisivo, un calo preoccupante anche se fisiologico di vendite discografiche, contratti non rinnovati con il cinema e con la sua agenzia, persino il fallimento di Adlai Stevenson, il «suo» candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Per Ava invece è un periodo di successi strepitosi. Basti a simboleggiarli il grido di popolo che nel 1953 dalla platea del cinema Adriano di Roma sale a turbare le auguste orecchie di Frankie in concerto: «Docce Ava! Volemo Avahi. Quando è troppo, è troppo. Presto naturalmente la carriera di Sinatra ridiventa trionfale grazie all'Oscar per la magnifica interpretazione di Da qui all'eternità e al grande successo del film-shock L'uomo dal braccio d'oro. Cosi tutto trova adeguato aggiustamento: i due contendenti, come annuncia Ava Gardner da Roma, possono finalmente, da pari a pari, apporre le rispettive firme sulla pratica di divorzio. Quando dicci anni dopo il cinquantunenne Sinatra sposa la ventunenne Mia Farrow. spera probabilmente che con quel cardellino non avrà problemi di competitività. Invece non passa nemmeno un-anno e la ragazza rimane incinta ad dirittura del demonio. Trattasi del noto film di Roman Polan ski Rosemary's Baby, che raggiunge il top della classifica, mentre il contemporaneo film di Sinatra, che lo vede per la prima volta nei panni di un detective italo-americano, Tony Rome, è penoso. Sarà un problema di donne o sarà questo bizzarro ricorrere di Roma a portargli sfortuna? Il matrimonio con la Farrow comunque si conclude. «Abbiamo raggiunto un accordo di separazione», comunica Frankie con freddezza glaciale. Dovranno passare molti anni perché un esile venticello di autocritica e di riconsiderazione dei suoi rapporti coniugali spiri nelle parole di Sinatra. Ciò avviene quando presenta la sua nuova moglie, Barbara Marx, ex moglie di Zeppo Marx: 'Barbara è una donna meravigliosa e io ho cambiato parecchio il mio modo di vivere. Ora sono un uomo tranquillo». Fine delle gare. Frankie ha sessantun anni. Nel frattempo ha cercato di uscire di scena e di diventare più saggio. «Ho intenzione di ritirarmi — aveva detto nel 1971 — voglio riflettere, ren¬ dermi conto di me slesso e dei cambiamenti in corso nel mondo». Se ne rende conto nel giro di un anno e annuncia a sorpresa il proprio ritorno per sostenere l'elezione di Richard Nixon. Nel 1973 Francesco Sinatra terrà il suo primo concerto dentro la Casa Bianca, in occasione della visita ufficiale di Giulio Andreotti. Il presidente Nixon suggella l'occasione in un misto di pomposità e razzismo involontario: «Questa casa si onora di ospitare un uomo i cui genitori sono nati in Italia e che nonostante le umili origini è diventato il numero Uno». Parla di Sinatra ovviamente, non di Andreotti. E Sinatra si lancia in un finale di carriera all'inseguimento dei grandi numeri. I concerti si fanno più rari, ma sono tutti colossali: davanti alle Piramidi raccoglie 500.000 dollari da devolvere in beneficenza, al Maracanà di Rio si esibisce davanti a 175.000 persone, a Sun City in Sud Africa rida motivo di scandalo perché c'è chi giudica il posto un'ipocrita passerella inter-razziale, un'allucinante Las Vegas del regime dell'apartheid. Frankie ha indubbiamente torto marcio, ma come sempre, fa quello che vuole. . Il suo richiamo alle origini italiane si fa insistente è nel 1982 al Radio City Music Hall di New York, si produce in uno storico duetto con Luciano Pavarotli. Cantano Torna a Sorrento e ovviamente 'O Sole mio. La nuova gloria Gli album tornano a essere memorabili: doppi, tripli, rievocativi, storici, nuovissimi. Tutti da alta classifica. Le medaglie al valore, i riconoscimenti internazionali, le lauree ad honorem per meriti umanitari sembrano non aver fine. E qui mi piace concludere ricordando uno dei suoi tanti atti di umanità verso i colleghi meno fortunali, gli artisti dimenticati o in tragico decimo. Correva l'anno 1955. Bela Lugosi, vecchio vampiro di Hollywood, si era fatto ricoverare in clinica per disintossicarsi dalla droga. Tra i tanti colleghi, l'unico a farsi vivo per aiutarlo è Frank Sinatra, fresco reduce dall'Oscar. Dracula ne è commosso: i due non si conoscevano affatto, non si aspettava tanta umana simpatia. Certamente si è sentito in dovere di ricambiare trasmettendogli il segreto dell'eterna sopravvivenza. Gianfranco Manfredi l Tre momenti della vita di Frank Sinatra. Foto di gruppo alla Casa Bianca con l'ex vicepresidente Spiro Agrtew, Giulio Andreotti e la moglie, Patricia e Richard Nixon, Judy Agnew - Il cantante e Ava Gardner all'epoca del loro tormentato matrimonio - Sinatra con il presidente John F. Kennedy