La scrittrice-regista gira il film tratto dal romanzo di Camon di Maria Grazia Bruzzone
Bruck, il mio altare alle madri-coraggio La scrittrice-regista gira il film tratto dal romanzo di Camon Bruck, il mio altare alle madri-coraggio H set a Castello d'Aviano, protagonisti Angela Winkler e Franco Nero Una figura di donna forte e silenziosa ROMA — «Il libro mi colpi subito, prima ancora che vincesse lo Strega. Una storia in sé cosi poco cinematografica. Mi piacque 11 suo lirismo. E il tentativo di ricostruire attraverso le parole della memoria questa grande figura materna che è una sorta di "Madre Coraggio" universale. La cosa difficile è rendere tutto questo in immagini ed è l'impresa in cui mi sto cimentando». Edith Bruck, ungherese di origine ma romana di adozione, scrittrice e regista gira a Castel d'Aviano, a cinque chilometri da Pordenone, un film tratto dal romanzo di Ferdinando Camon Un altare per. la madre. Questa la trama. Alla morte della madre il figlio che ha vissuto in una grande città industriale torna al paese d'origine in campagna e trova che del mondo che ricorda non restano che poche tracce. Ripercorre il passato e i suoi ricordi si intrecciano con le vicende dell'Italia in guerra che hanno attraversato il villaggio. Al centro c'è l'immagine della madre, donna forte e silenziosa che ha sacrificato se stessa agli altri vivendo una vita di contadina resa ancora più dura dalla guerra. Nel film la madre è Angela Winkler, prediletta dal giovane cinema tedesco e special- mente dalla Von Trotta (Lucida Follia, Sorelle,). Franco Nero è il marito e il padre, rimasto contadino, il vecchio taciturno che non ha mai espresso nulla e alla fine vuole costruire in memoria della moglie un altare da collocare a un crocicchio. L'altare verrà poi benedetto. «Nel film la benedizione è un gesto di pietà, cosi come l'altare trascende il suo significato religioso per farsi simbolo più generale: 11 dono che il maritò fa alla sua donna e a tutte le donne». Edith Bruck tiene a sottolineare questo carattere universale, quasi mitico, della trasposizione cinematografica del romanzo, realizzata insieme a Piero Murgia. «Un lavoro che tradisce e rispetta nello stesso tempo il libro, come capita sempre». Dice la Bruck: «Il romanzo descrive una famiglia cattolica veneta. La madre del film potrebbe vivere in Ungheria come in Russia o dovunque in Italia. Anche la spiritualità che viene fuori prescinde da una particolare religione, ed è fatta piuttosto di gesti, di sguardi e del ritmo della vita contadina scandita dal tempo, dal sole, dal rintocco del campanile. Il mondo che emerge sarà vagamente pasoliniano. Certo non sarà realistico. Del resto la storia è tutta filtrata dalla memoria di un bambino». Il personaggio del bambino è un'altra licenza cinematografica: «Un'invenzione necessaria per dar corpo alia parola dello scrittore che racconta». La scelta si ripercuote sulla narrazione «perché gli episodi che trovano spazio nel film saranno quelli che più verosimilmente si sono impressi nella mente infantile». Cosi il tempo di guerra si dilata a scapito del decennio seguente. Solo nella seconda parte entrano in scena gli Anni Sessanta e Settanta. Castel d'Aviano è stato scelto proprio perché offriva insieme lo spaccato di quelle due epoche. La regista vi ha trovato una popolazione entusiasta di partecipare alla ricostruzione del passato, con i fascisti, l'arrivo dei tedeschi, il clima pesante di quei momenti. La pellicola prodotta dalla Karol Film di Giulio Scanni per Raiuno, a cura della struttura di Carlo Fuscagni. Per Edith Bruck è la terza esperienza televisiva. Dice: «Per il primo film ho aspettato sette anni, per il secondo quattro. Questa volta dalla mia proposta non è passato che un anno. L'accelerazione è assoluta e la prendo come un buon segno». Maria Grazia Bruzzone Franco Nero e Angela Winkler nel film: la storia d'un sacrificio filtrata dalla memoria di un bambino
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