Due imputati protestano per le manette

Due imputati protestano per le manette Due imputati protestano per le manette Il processo al «clan dei calabresi» è cominciato tre ore dopo La terza udienza del processo alla gang della 'ndrangheta calabrese, accusata di una catena di sequestri, s'è iniziata con quasi tre ore di ritardo perché due dei 56 imputati, Paolo Codispoti e Giovanni Giampaolo, sono stati sottoposti, su ordine del presidente della corte d'assise Vladimiro Zagrebelsky, a visita fiscale. Codispoti e Giampaolo lamentavano di non poter sopportare i ferri ai polsi durante le traduzioni dalle Nuove all'aula delle Vallette. II medico legale che II ha visitati è stato invece di parere opposto: «I ferri possono essere usati senza alcun rischio». Cosi, solo attorno a mezzogiorno, i giudici hanno corniciato ad interrogare Antonio Gliozzi. E' accusato del sequestro dello studente Marcellino Talladira (novembre '79), avrebbe dato soldi provenienti dai 700 milioni del riscatto di questo rapimento a Michele Ieraci, uno dei capi della banda. Ieraci è pentito, lunedi aveva detto alla corte: «Ammetto tutte le mie responsabilità, per il resto m'avvalgo della facoltà di non rispondere». Gliozzi (lo difende l'avvocato Saverio Paroncilli) ha respinto ogni addebito. Doveva essere ascoltato anche Raffaele Primerano, imputato di aver preso parte al sequestro, finito tragicamente, dell'industriale Lorenzo Crosetto. Primerano è pentito, non s'è presentato: sarà sentito oggi. Paolo Codispoti, imputato