I nostri soldi

Goria I nostri soldi di Mario Salvatorelli Si può comprendere il malumore del ministro Goria, costretto ad allargare i cordoni della borsa (quella del suo dicastero, non la Borsa con la «B» maiuscola, dei valori mobiliari), con l'unico risultalo, almeno nei primi tempi, di far fare bella figura al ministro Viscntini. Infatti, il Tesoro deve alzare ora i rendimenti — che, contabilmente, paga lui — dei nuovi suoi titoli, onde evitare che i sottoscrittori (in gran parte — almeno la metà — famiglie) si disperdano, spauriti dall'imposta. Invece, le Finanze si rallegrano, perché incassano — con comoda sicurezza, essendo ritenuta alla fonte — la nuova imposta. Il gettito, all'inizio, sarà magro, qualche centinaio di miliardi al mese. Ma poi i miliardi diventeranno migliaia, man mano che i titoli in circolazione, esentasse, verranno sostituiti dai nuovi, e che questi saranno tassati, a partire dal P ottobre 1987, con il 12,50 per cento sugli interessi. Si può condividere, dicevo, questo malumore di Golia, e io lo condivido, anche perché, personalmente, mi sono sempre dichiarato contrario a un'imposta sui titoli di Stato, ritenendola una «partita di giro» tra Finanza e Tesoro, accettabile solo in nome di una teorica «equità fiscale». Tuttavia, giusto due anni fa, il 12 settembre 1984, scrivevo su questa rubrica: «Attenderemo, per riparlarne, la colomba che segnerà la fine del diluvio inflazionistico — magari sotto forma di lira pesante — e l'inizio di un nuovo ordine nei conti dello Stato». La fine del diluvio inflazionistico, in effetti, è giunta, l'imposta anche, e la lira pesante dovrebbe essere dietro l'angolo. Siamo ancora lontani, invece, dall'inizio di un nuovo ordine nei conti dello Stato, e non sembra che sarà la Goria Visentini eiBot «Finanziaria 1987» ad avviarlo. Vengo ora al colloquio con i lettori, e precisamente con i signori Giuseppe Profeta di Torino e Silvano Marinetto di Albisola Mare (Savona), che mi hanno fornito lo spunto per questa chiacchierata sulla nuova imposta, inviandomi due lettere di consenso-dissenso per la rubrica del 20 agosto, intitolata / Bot e il carovita. Ambedue i lettori «consentono» sul fatto, cioè la difficoltà di far accettare, come «equo», un minore rendimento dei Bot, collegato a un'inflazione più bassa, benché il costo della vita sia cresciuto rispetto a quando il rendimento era maggiore e l'inflazione annua più alta. Ambedue, invece, «dissentono» con quella rubrica, perché non avrebbe sottolineato con sufficiente evidenza il fatto che, in quegli anni, se il rendimento nominale dei Bot era più alto, in realtà era nullo, se non negativo, perché era pari o inferiore al tasso d'inflazione, mentre oggi è «reale», ben superiore, cioè, all'inflazione corrente, almeno a quella ufficiale. Il signor Profeta scrive: «La maggior parte degli inve¬ stitori in Bot, negli anni passati, era convinta di aver trovato il modo di vivere a caricò dello Stato, spendendo gli interessi dei Bot, ignorando che non faceva altro che spendere il proprio capitale». E Silvano Marinetto ribadisce: «Credo sia giusto sottolineare ai lettori meno avvezzi ai problemi finanziari che non è possibile sfruttare totalmente la rendita di un capitale, e pretendere che questa si mantenga invariata negli anni, in un regime d'inflazione quale è tipico dei nostri tempi». In realtà, se mi è permesso difendermi, ritenevo di averlo sottolineato, scrivendo, in quella rubrica: «Neppure è facile accontentarsi del fatto che oggi il rendimento dei Bot è "reale", cioè superiore al tasso d'inflazione di 4-5 punti, mentre ieri era eguale, o addirittura inferiore, quindi era un rendimento negativo. L'ubriacatura del decennio 1974-1983, quando il risparmiatore s'inebriava degli altissimi rendimenti del suo denaro, senza sottilizzare troppo sul nominale o reale, sul netto o sul lordo, non sembra ancora smaltita». Può darsi che, finalmente, con la doccia gelata dell'imposta, la mente del risparmiatore si snebbi completamente, e gli consenta di - mettere più ordine nei suoi conti. Almeno in questo l'imposta avrà reso un utile servizio sociale, in attesa che lo Stato faccia altrettanto. Postscriptum. Ho ricevuto, 'in questi giorni, un'altra lettera da Albisola, ma quella Superiore. Sono andato a vedere sul Nuovo Dizionario Voghera dei Comuni, e ho scoperto che il signor Silvano Marinetto abita, senza saperlo, non ad Albisola Mare ma ad Albissola (con due «s») Marina. Invece, l'altro lettore, al quale risponderò la prossima volta, abita effettivamente ad Albisola (con una «s» sola) Superiore. Curioso, ma è cosi.

Persone citate: Giuseppe Profeta, Golia, Goria, Goria Visentini, Mario Salvatorelli, Profeta, Silvano Marinetto

Luoghi citati: Albisola, Albissola, Savona, Torino