No alla lapide perii giudice ucciso

No alla lapide perii giudice ucciso Palermo, i condomini del palazzo rifiutano il ricordo a Terranova No alla lapide perii giudice ucciso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — I venti condomini "di un edificio in via De Amicis, a Palermo, non hanno autorizzato il Comune ad apporre una lapide dove la mattina del 25 settembre del 1979 la mafia assassinò il magistrato Cesare Terranova ed il maresciallo di polizia Lenin Mancuso che lo scortava. Il rifiuto dei condomini ha scatenato la polemica. Il sindaco Orlando dice esterrefatto: «Avvertiamo che c'è ancora in parte dei palermitani una certa difficoltà a comprendere alcune cose. E' chiaro che la lotta alla mafia non la si vince soltanto con le lapidi, ma un popolo ha il diritto e il dovere di metterle per ricordare le sue vittime. Una città come Palermo è fatta anche di queste cose». La vedova di Terranova, che presiede il comitato di lotta delle donne antimafia della Sicilia e della Calabria (per questo delitto Luciano Liggio è stato assolto in primo e in secondo grado dal' l'accusa di esserne stato il mandante), ieri ha dato atto al sindaco Orlando di «una grande sensibilità. Sono profondamente grata per quanto egli ha voluto fare, trovando rapidamente la soluzione alternativam- Il diniego dei condomini, infatti, è giunto dopo una trattativa durata alcuni mesi. Il Comune, comunque, ha ottenuto da un privato pochi metri quadrati di terreno dall'altro lato della strada e qui, a tempo di record, sta facendo costruire un cippo nel quale verrà collocata la lapide. La cerimonia avverrà giovedì pomeriggio, nel settimo anniversario dell'agguato. E nel palazzo al centro delle polemiche cosa accade? Assente il portiere «titolare», nell'elegante edificio di via De Amicis, nel cuore del rione residenziale di viale della Libertà, il portiere «sostituto» dice di non saper niente e manda i giornalisti nell'ufficio dell'amministratore, il ragionier Giacalone. «Niente dichiarazioni, per carità — dice —, del resto io non sono un condomino di quell'edificio». Si sa comunque che sulla decisione adottata a maggioranza «non hanno minimamente prevalso motivazioni di ordine politico, ma esclusivamente di carattere estetico». In pratica, secondo i condomini, la lapide avrebbe; imbruttito» la facciata. In via De Amicis la moglie del dott. Giuseppe Fiamingo che ha presieduto l'assemblea «incriminata» invece non ha riserve è parla volentieri: «Dico subito che come cittadini ci sentiamo colpiti da quel delitto, la verità è che la lapide sarebbe stata troppo alta, a circa sei metri dal marciapiede, e nessuno sarebbe riuscito a leggerla. Eppoi — aggiunge — l'agguato fu commesso dall'altra parte della strada». Elda Pucci, l'ex sindaco de, rileva: «17 fatto è riprovevole, ma ha radici il cui seme fu gettato moltissimi anni fa. Le radici sono quelle dì una strage che ha segnato un'infinità di strade e piasse di Palermo. Al posto degli abitanti di quel palasso non avrei esitato ed avrei detto "ma si, mettetela questa lapide"». Per il biologo Giovanni Giudice, ex parlamentare della sinistra indipendente e presidente del Comitato per il monumento alle vittime della mafia, che sarà quanto prima collocato in piazza XIII Vittime, nella zona del porto, «la cittadinanza non ' dovrebbe mancare di cogliere ogni occasione per ricordare'' ed onorare quanti per compiere il proprio dovere e per consentire la vita civile di tutti noi non hanno esitato a dare la propria vita. La mancanza di questo costituisce il pabulum anche involontario di cui si nutre la mafia tutta». L'Plitore Fausto Flaccovio afferma: «Sono in difetto coloro i quali non hanno voluto la lapide. La mafia si combatte anche cosi'. Un giudizio breve ma eloquente anche da Salvatore Carrera, segretario del Siulp: «E' evidente che la lotta alla mafia deve ancora trovare la piena adesione di tutti i cittadini». ! Antonio Ravidà

Luoghi citati: Calabria, Palermo, Sicilia, Terranova