I libici sono usciti dalla Fiat di Renzo Villare

I libici sono usciti dalla Fiat L'annuncio ieri a Torino dopo una laboriosa trattativa a Zurigo I libici sono usciti dalla Fiat L'operazione (3 miliardi di dollari) è stata condotta dalla Deutsche Bank - La partecipazione Ifì sale dal 32 ad oltre il 40% delle azioni ordinarie - In attivo, nei primi sei mesi '86, la posizione finanziaria del gruppo Fiat TORINO — I libici sono usciti dalla Fiat. L'operazione, iniziata il 3 settembre, si è conclusa ieri a Zurigo tra le rappresentanze dell'Ifi, la finanziaria della famiglia Agnelli, dell'Ifil e quelli della Lafico (Libyan Arab Poreign Investment Company), la finanziaria libica cui sono state affidate tutte le partecipazioni estere della Libia. I termini dell'intesa sono stati resi noti da tre comunicati congiunti dell'Ifi. dell'Ifil e della Fiat. Per l'Ifi e l'Ifil erano presenti gli amministratori delegati Gian Luigi Gabetti e Gabriele Galateri, e l'avvocato Pranzo Grande Stevens. Con questa operazione — che lo stesso presidente del Consiglio Craxi ha definito positiva — si chiude una collaborazione durata quasi dieci anni e che, sotto l'aspetto economico, ha dato buoni risultati, ma che, negli ultimi tempi, si era rivelata politicamente imbarazzante a causa degli atteggiamenti del governo libico e per i larghi impegni internazionali del gruppo Fiat. L'intera operazione condotta dalla Deutsche Bank per lo smobilizzo del pacchetto di azioni Fiat posseduto dalla Lafico (oltre 205 milioni di azioni ordinarie pari al 15 per cento, 88 milioni di privilegiate pari al 13 per cento e 29 milioni di azioni di risparmio pari al 13 per cento) ha un valore di 3 miliardi di dollari. Il prezzo stabilito per le singole azioni è di 16 mila lire per le ordinarie, 10 mila per le privilegiate e di 9550 lire per le risparmio comprendenti Warrant Comau. Il valore dell'operazione Ifi-Ifil è di oltre un miliardo di dollari pari a 1600 miliardi di lire circa e porterà la quota di partecipazione del gruppo Hi nella Fiat dal 32 ad oltre il 40 per cento delle azioni ordinarie, quelle cioè che hanno peso nella gestione dell'azienda. Tutte le altre azioni — sottolinea il comunicato Ifi — formeranno oggetto di un collocamento internazionale presso investitori istituzionali organizzato da Deutsche Bank e da Mediobanca, la più grande banca d'affari italiana, che avrà inizio da oggi. L'Ifil ha infatti deliberato di acquistare circa 100 milioni di azioni ordinarie Fiat, già di proprietà della Lafico. portando la sua partecipazione ad oltre il 10 per cento delle azioni ordinarie permettendo cosi — come si è detto — di rafforzare la quota di controllo del gruppo Ifi. «L'Ifil — sottolinea un comunicato della società — realizzerà tale investimento con una speciale provvista a valere sull'emissione di obbligazioni Mediobanca convertibili per 1600 miliardi nelle azioni Toro, Saes e Mito di proprietà che, avendo rilevanza strategica nell'ambito del gruppo, saranno interamente sottoscritte da società controllate dalla Fiat». Umberto Agnelli, presidente dell'Ifil, ha definito l'operazione «importante e impegnativa. Averla potuta affrontare dimostra la strada fatta dall'Ifil in questi ultimi anni e dà ragione a quanti hanno investito nella società. Vi sano buoni motivi per ritenere che da questa operasione venga avvantaggiata la redditività dell'azienda. Desidero ricordare inoltre — ha concluso Umberto Agnelli — c/ie permane nell'Ifil una notevole liquidità.. Il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, ha informato il consiglio d'amministrazione, riunitosi ieri a Torino, dell'uscita della Lafico dalla Fiat e delle conseguenti dimissioni degli amministratori libici Siala e Elgheriani nonché degli altri rappresentanti della Lafico in alcune società del gruppo. Il consiglio d'amministrazione ha deciso l'integrale sottoscrizione da parte di società del gruppo Fiat dei tre prestiti obbligazionari Mediobanca per l'importo globale di 1600 miliardi di lire totalmente convertibili — come sottolinea anche il comunicato dell'Ifil — nei pacchetti azionari di controllo delle società Toro, Saes e Mito. «Tale operazione — ha detto il presidente della Fiat — risponde alla logica di diversificazione nonché all'estremo interesse per i campi in cui operano tali società e consente di bilanciare meglio l'attività manifatturiera con attività nel terziario». Nella stessa seduta di ieri il consiglio d'amministrazione della Fiat ha approvato la relazione semestrale alla Consob che vede uno sviluppo notevole del gruppo in termini di fatturato (+10 per cento), di risultato economico prima delle imposte (1650 miliardi, raddoppiato rispetto al primo semestre '85) e in termini di riduzione dell'indebitamento a 830 miliardi (—1500 miliardi rispetto alla fine del 1985). Completata la recente operazione di aumento di capitale della Fiat in azioni di risparmio per 1200 miliardi circa, la posizione finanziaria del gruppo risulta in attivo. Renzo Villare

Luoghi citati: Libia, Saes, Torino, Zurigo