Un sax Usa seduce Mosca di Emanuele Novazio

Un sax Usa seduce Mosca Winter ha suonato nell'immenso e stracolmo auditorium Rossija Un sax Usa seduce Mosca Evtushenko «padrino» del primo concerto di «jazz ecologico» - Il poeta ha Ietto suoi versi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'immenso anfiteatro dell'auditorium Rossija, nel cuore del più grande albergo di Mosca, è stracolmo, c'è gente dovunque; e molti, a migliaia, sono ancora in vana attesa, all'esterno. Sul palco. Evgheni Evtushenko è accanto a Paul Winter, il sassofonista venuto dall'America per il primo concerto di «jazz ecologico* mai organizzato nell'Urss. Evtushenko parla lento, recita piano; poi sempre più svelto: mentre il sassofono di Winter e gli altri strumenti del suo complesso — un pianoforte, un violoncello e un flauto — gli fanno un sottofondo gentile, lui legge versi degli Anni Sessanta. Soprattutto da «Babi-yar*, il poema sul massacro degli ebrei ukraini per mano nazista; quello che gli diede, allora, la celebrità del grande scrittore: «A Babi-yar non c'è monumento né statua, a Babi-yar c'è una voragine... A Babi-yar tutto urla in silenzio». E' la volta di Winter. Il suo sassofono riproduce, con somiglianza perfetta, l'urlo stridulo, un po' lugubre forse, delle balene. E, subito dopo, un altro brano «ecologico»: «L'occhio del lupo», ispirato alle notti dei boschi; quelle passate ad aspettare, a cerca¬ re, il grido di questo animale: «Un giorno mi capitò la fortuna di guardare un lupo negli occhi; era un lupo mansueto, e mi colpi la saggezza che vidi in quegli occhi», Salmodia Winter. E la gente lo applaude. «Credo che la natura e gli animali diano a noi tutti un esempio di pace; l'umanità dovrebbe seguirlo». E, di nuovo, il pubblico grida. «Se facessimo la pace con gli animali, la faremmo forse anche tra noi uomini». Ancora applausi. Ma è un brano ispirato a una canzone tradizionale russa a scatenare la folla del Rossija. «Inno al Baikal» è nato, forse, durante il recente soggiorno a Irkutsk, la città siberiana sulle rive del lago: mentre Winter e i suoi cantano «il puro Eaikal e le meravigliose creature che vi abitano», molti, tra il pubblico, fischiano; ma alla maniera americana, per esprimere consenso, gioia, commozione. Subito dopo, molti scandiscono il tempo, quando Winter riproduce — accompagnato da un tamburo — i canti dei primi abitanti di Tuva, in Siberia: una nenia orientale, un lamento, una specie di canto religioso. Alla fine, un lungo abbraccio in scena tra Evtushenko e il jazzista venuto dal Texas. Dice Evtushenko: «La musica di Winter non ti prende alla gola con brutalità, ma penetra lentamente nell'animo». Dice Winter: «Molti dei temi che ho scelto per la mia musica li ho trovati nella poesia di Evtushenko». La gente — molti giovani di quelli abbonati ai concerti di musica rock, ma anche uomini e donne in abito da sera — li applaude a lungo. Emanuele Novazio

Luoghi citati: America, Babi-yar, Mosca, Siberia, Texas, Urss, Usa