«Io, spia del Kgb» parla Ashkenazy

«Io, spia del Kgb» parla Ashkenazy Il pianista svela il suo passato «Io, spia del Kgb» parla Ashkenazy TOKYO — Di toccate e fughe Vladimir Ashkenazy, il famoso pianista sovietico, ne ha suonate tante. Ma l'interpretazione migliore resta quella fatta alla fine degli Anni SO. Non era Bach ma il Kgb, il servizio segreto sovietico. E' stato lo stesso pianista, che da anni vive in Svizzera, a raccontare questa storia davanti a decine di giornalisti convenuti per l'occasione al circolo della stampa estera di Tokyo. «Avevo diciannove anni — ha detto — ed ero già un affermato giovane pianista a Mosca. Un giorno un dirìgente del Kgb mi ha convocato in una camera di un grande albergo. L'uomo, dall'aspetto severo, mi fece vedere un documento di riconoscimento. Rimasi pietrificato ed andai subito con il pensiero agli Anni 30, quelli del terrore. Firmai una carta tremando». Ashkenazy, che è fuggito in Occidente nel 1963, ha spiegato ai giornalisti che al Kgb avrebbe dovuto fornire informazioni su quei pochi studenti stranieri che frequentavano con lui il Conservatorio di Mosca. Ha anche detto di essersi rifiutato di partecipare a un ricatto contro il segretario di un'ambasciata occidentale che intratteneva una relazione omosessuale con un compagno di Conservatorio. Sorridendo il pianista ha così concluso la sua confessione: «Non valevo niente come spia e dopo due anni sono stato licenziato. Io, infatti, avevo deciso di dare solo notizie in positivo». Il celebre pianista e direttore d'orchestra critica pesantemente il regime sovietico che a suo giudizio non lascia agli artisti alcuna libertà d' espressione. Dando atto ai suoi professori di essere degli straordinari scopritori di talenti, il pianista ricorda che lasciò l'Unione Sovietica a 26 anni perché «si sentiva solamente come un animale ben addestrato».

Persone citate: Ashkenazy, Ashkenazy Tokyo, Bach, Vladimir Ashkenazy

Luoghi citati: Mosca, Svizzera, Tokyo, Unione Sovietica