Donizetti, sono nate due stelle

Donizetti, sono nate due stelle Alessandria, «Lucia di Lammermoor» con orchestra e cantanti giovani Donizetti, sono nate due stelle ALESSANDRIA — Tutti gli anni, a settembre, si torna volentieri ad Alessandria per verificare l'abbondanza e la qualità del prodotto che il «Laboratorio Lirico» attinge tra le forze giovanili, selezionando cantanti, strumentisti, maestri collaboratori e assistenti alla regia di un'opera lirica. Testo prescelto, quest'anno, la Lucia di Lammermoor di Donizetti, un banco di prova infallibile per saggiare e temprare le forze nuove, desiderose di vivere professionalmente l'esperienza del teatro musicale. Cominciamo dall'orchestra che è l'ormata da ragazzi dai 16 ai 25 anni. Il maestro Edoardo MUller, che è un ottimo direttore e non si capisce come mai non lavori di più nei nostri teatri, l'ha forgiata con molta cura: il suono è corposo e brillante, l'eia sticità sufficiente per mette re i cantanti a proprio agio, la prestazione dei solisti sempre di qualità. MUller ha impresso alla partitura ritmi sostenuti ed energici, e particolare tensione nelle scene liriche e cantabili. Sorprese ancora migliori sono venute dal palcoscenico dove il «Laboratorio Lirico» e riuscito a radunare un cast più che promettente. Tiziana Fabbriclni, uscita dal coro del Teatro Regio di Torino, ha ottenuto un autentico trionfo dopo la scena della pazzia. La sua voce, dal timbro magari un po' asprigno, ha le caratteristiche del soprano drammatico come la forza e il volume, ma riesce bene anche nella agilità che affronta con sicurezza e determinazione. Inoltre, canta con verità di espressione e incarna il personaggio con adesione sincera. Forse ancora più vistoso per le qualità di una voce senza dubbio fuoriserie, il tenore Maurizio Saltarin ha superato con onore la prova del suo debutto teatrale: che emozione doveva battergli dentro prima di tuffarsi nella vocalità sontuosa di Edgardo, tutta giocata sul delicato equilibrio tra stile e passione. Per un giovane un cimento entusiasmante, anche se molto difficile. Ma Saltarin ce l'ha fatta, e con molto onore, lasciando il ricordo di un canto generoso e ben tornito, accompagnato, perdlpiù, da una dizione che non trascura una virgola del testo. Questa qualità non frequente ma senza dubbio Importante nel teatro musicale non solo ottocentesco, caratterizza anche il canto del baritono Stefano Antonucci, voce chiara e ricca, molto appropriata al personaggio di Enrico. Completavano il cast il basso Giancarlo Boldrini nella parte un po' scolastica di Raimondo alla quale ha conferito una giusta nobiltà di accenti; il tenore Giovanni Gurnari nella parte di Arturo, Marco Raffo come Normanno e Lisetta Busatta come Alisa. Lo spettacolo guidato dal regista Flavio Ambroslni con scene e costumi di Ferruccio Bigi e Gianni Carlucclo mirava ad una essenzialità funzionale ed utilmente esplicativa. Buona anche la prova del coro dell'A.T.A. diretto da Gian Marcò Boslo, perfettamente inserito in quel clima di entusiasmo e di freschezza che caratterizza da sempre il saggio finale del «Laboratorio Lirico» e lo mette al riparo dal rischio di imbalsamazione museale puntualmente corso nei teatri lirici ufficiali. Paolo Gallarati

Luoghi citati: Alessandria, Torino