Teatrali sorprese dell'avvocato Goldoni La carica delle pop-star

Teatrali sorprese dell'avvocato Goldoni La carica delle pop-star Teatrali sorprese dell'avvocato Goldoni MOLTO teatro, molta cautela: potrebbe esse- re la formula-simbolo rfoii, ct^^orfir™™ nnhhii.MOLTO teatro, molta cautela: potrebbe esse• re la formula-simbolo della stagione di prosa, pubblica, semipubblica, privata e cooperativistica che sta per cominciare. Non tutti i cartelloni sono stati resi noti, ma il panorama è già abbastanza chiaro: e dice che la prudenza è tanta, la fantasia poca. Classici: svetta, un po' a sorpresa, l'avvocato Goldoni con una decina di testi, tutti criticamente apprezzabili, ma l'incursione nel nuovo è rara (La bella selvaggia, una commedia esotica, praticamente ignota, regia di Sequi, Teatro di Roma). Gli sta a tre incollature il solito Pirandello, con sette copioni, ma due soltanto sono riproposte singolari: la poco eseguita. Questa sera si recita a soggetto (regia Patroni Griffi, Stabile Friuli-Venezia Giulia) e La favola del figlio cambiato (regia Bernardi, Stabile di Bolzano). Non spiccano, per novità di scelte, Shakespeare (cinque drammi, tutti canonici) e Molière (altri quattro, parimente noti). Colpisce semmai, il lènto, ma gra¬ I duale ritorno di Brecht (già I l'anno scorso c'erano stati prò- posti Baal e Schweyk) con Nel- \la niunnla delle città (Colletti- duale ritorno di Brecht (già l'anno scorso c'erano stati proposti Baal e Schweyk) con Nella giungla delle città (Collettivo di Parma), Happy End (Gruppo della Rocca, regia Desiata) e Santa Giovanna dei Macelli (Comunità Teatrale Italiana, regia Sepe, con Carla Gravina). Cosi ogni inconsueto ripescaggio nel repertorio del passato, tanto poco rifrequentato nelle sue zone più riposte, acquista un Inusitato rilievo. Lo Stabile di Torino s'è accaparrato Sheridan (Il critico, regia Gregoretti) e Beaumarchais (Le nozze di Figaro, regia CobeM), l'Eliseo offre un Ben Johnson (Volpone, regia La via), Glauco Mauri inalbera orgoglioso il suo Goethe (Faust, regia del capocomico e primattore), Veneto, Teatro lavora di fino con Hofmannsthal (L'avventuriero e la cantante, regia Cobellì): e due belle idee sono i Tre moschettieri multipli (Stabile dell'Aquila, regia a millemani) e il Capitan Fracassa (regia Zucchi, compagnia Zanetti). Novecento e contempora¬ net Nessuno (o quasi) sembra aver voglia di esplorare il pri- mo Novecento europeo, che mire è stato la r.nlla della sen- nei. Nessuno (o quasi) sembra aver voglia di esplorare 11 primo Novecento europeo, che pure è stato la culla della sen. sibilità contemporanea (un'eccezione, altamente meritoria: Esuli di Joyce, regia Sciaccaluga, Teatro delle Arti). Si celebra Beckett con inediti assemblamenti d'attori (Godot, regia Calenda, con Gastone Moschin e Pupella Maggio e Finale di partita, regia Di Leva, con Chiari e Rasce!); si inizia, com'è giusto, a rivisitare Eduardo con Filumena Marturano (regia Marcucci, con Moriconi-De Franco vi eh): ma molti altri drammaturghi di rottura (si pensi alle, avanguardie storiche, ai dlmenticatissimi espressionisti, per fare un solo esemplo) nessuno più li conosce. Quanto alle novità straniere, gli entusiasmi si sono fatti tiepidi. Stanno, forse mal contati, tutti nelle dita delle mani: Jacques e il suo padrone di Mllan Kundera, da Diderot (regia Barbareschi, Teatro di Genova), il Teatrante di Bernhard (regia Bernardi, Stabile di Bolzano), La belva nella i giungla deUa Duras (regia Baldini, Stabile dell'Aquila); Le nozze di Elias Canetti \ tr.nmmcmìa iìpì r.nìM.t\vn tp- giungla della Duras (regia Baldini, Stabile dell'Aquila); Le nozze di Elias Canetti (Compagnia del Collettivo, regia Dall'Aglio), Come gocce roventi di Fassbinder (regia Mattollni, Teatro di Porta Romana), Si va per le fronde di Kroetz (regia Ambrosini, Piccola Commenda), Il servo di e da Robin Maugham (regia di gruppo, Teatro dell'Elfo), Afercedes di Thomas Brasch (Teatro Biondo): quest'ultimo copione è di tutti quelli che ho citato il più violento e il più audace, storia di due solitudini giovanili al confine dell'alienazione e della follia. In compenso sembra che una certa fiducia per il copione italiano sia ormai un dato acquisito: Ghigo De Chiara estrapola da Vitaliano Brancatl un copione autonomo, Anni difficili (regia Calenda. Plexus di Ardenzi); allo stesso Calenda e al suo Teatro d'Arte Pier Benedetto Bertoli rimette Castigo e delitto; Enzo Siciliano ha il battesimo del fuoco con una primaria compagnia con La casa scoppiata (Teatro Eliseo, regia La via); Giovanni I Testori prosegue nel suo aspro itinerario introspettivo con \ Confiteor (regia dell'autore, Tpat.m rii Pm+ji R/imanav ri- Testori prosegue nel suo aspro itinerario introspettivo con Confiteor (regia dell'autore, Teatro di Porta Romana); ritorna — ed è una bella notizia — alla scrittura teatrale Luigi Squarzina, i cui Cinque sensi verranno messi in scena da un benemerito della «caccia al nuovo», Sergio Fantoni (Contemporanea '83); e si dice che Franco Brasati abbia terminato una nuova commedia e intenderebbe affidarla alla regia di Mario Missiroli. I nomi fatti son tutti di drammaturghi adulti e noti: ma la fiducia dimostrata in questo ultimo biennio agli scrittori italiani da festival (Spoleto, Asti), da istituzioni apposite (come l'Eti o l'Ida) fa si che un esordiente (poniamo, il Claudio Bigagli del Piccoli equivoci spolettai) trovi piazze che lo ospitano; o che una cooperativa professionale, ad esemplo la Bruno Cirino, fondi il suo cartellone su due novità italiane. La vittima di Siciliano (vista ad Asti) e L'aria del sorbetto di Moscati appena festeggiata a Benevento. Guido Davico Bonino