Un'idea dell'Europa dal Tour de l'Avenir

Il presidente del Parlamento di Strasburgo a Torino per la conclusione del Giro sponsorizzato dalla Cee Un'idea dell'Europa dal Tour de TAvenir Il presidente del Parlamento di Strasburgo a Torino per la conclusione del Giro sponsorizzato dalla Cee DAL NOSTRO INVIATO STRASBURGO — «Perché non il ciclismo e il Giro dell'Avvenire? Anche quello può essere un mezzo per richiamare l'attenzione del pubblico, e in particolare dei giovani, all'ideale europeo*. Ex presidente del Consiglio in Francia (1954), ex sindaco di Strasburgo, dal 1984 presidente del Parlamento europeo, Pierre Pflimlin è il portabandiera della sempre più esigua schiera dei «padri dell'Europa». Ha 79 anni; ma l'entusiasmo con cui si batte quotidianamente, per temi che vanno dall'integrazione europea all'imperativo della rivoluzione tecnologica, ricorda 11 vigore delle sue battaglie al fianco di Robert Schuman In nome di aspirazioni europee un tempo ritenute utopiche. Ricorre anche al ciclismo, se necessario. E lunedi sarà a Torino per l'arrivo dell'ultima tappa del Tour de l'Avenlr, partito dal Portogallo e sponsoriz¬ zato dalla Comunità (tutti i concorrenti portano sulla maglia le dodici stelle su campo blu della Cee). L'accostamento sportivo gli pare del tutto naturale, perché accetta implicitamente il principio che — quando si tratta di Europa — 11 fine giustifica 11 mezzo. «Le difficoltà quotidiane nella costruzione di quest'Europa — spiega — producono scetticismo e scoraggiamento che non sono del tutto giustificati. E' vero: abbiamo gravi problemi come quello della disoccupazione, ma proprio questo tipo di difficoltà dovrebbe semmai rafforzare la solidarietà europea, perché soltanto una convergenza di impegni politici può risolvere la crisi. Purtroppo tale solidarietà sovente manca. Prendiamo il caso di Cernobil: di fronte al comune pericolo l'Europa avrebbe dovuto schierarsi su un fronte compatto, e lo stesso dovrebbe fare nell'esame dei problemi che nascono da tutte le centrali nucleari esistenti da noi, o relativi all'inquinamento in generale. Non lo ha fatto; non ancora: Eppure lei non esita a dichiararsi ottimista sul futuro dell'Europa. «£' nella natura mia. Ma sono anche convinto che la costruzione dell'Europa sia nella natura delle cose. L'Europa, infatti, può regolare i suoi problemi e occupare il posto che le compete nel mondo soltanto se è unita. Non possiamo restare condizionati dalle superpotenze in eterno: dobbiamo essere direttamente coinvolti nel plasmare il nostro destino. E' intollerabile che ciò non sia, e soprattutto che molti si rassegnino all'attuale situazione. Mio dovere, come presidente del Parlamento europeo, è di sfruttare tutte le occasioni utili per lanciare un messaggio europeo: simposi, congressi o anche manifestazioni sportive come il Giro dell'Avvenire. Per questo lunedi sarò a Torino: forse non servirà a niente, ma spero che non sia così; in ogni caso lo considero un mio dovere*. Una battaglia a oltranza, quindi? «JVo, soltanto su quello che si può. Ci troviamo di fronte a due sfide, una politica e una economico-tecnologica, legate l'uria all'altra. Se all'inizio del secolo era l'Europa a dominare la scena politica mondiale, ciò accadeva in nome di un monopolio tecnologico che aveva le radici nella rivoluzione industriale del secolo scorso. Ora ci troviamo di fronte alla terza rivoluzione industriale e in alcuni settori — mi riferisco, pensando a Torino, ad aziende come la Fiat — restiamo all'avanguardia mondiale. Ci sono tuttavia ampi settori nei quali siamo superati dagli Stati Uniti e dal Giappone, e il futuro non promette che l'intensificarsi di quella concorrenza: basti pensare al fatto che, secondo le previsioni di esperti, oltre la metà dei prodotti che saranno disponibili nel 2000 non esiste ancora, deve essere inventata. Possiamo inchinarci a un mondo bipolare, con Stati Uniti e Urss che lo dominano; o possiamo cercare una nostra identità europea e un nostro ruolo. Chi oggi è cieco, forse, un giorno se ne renderà conto; e anche quello è, per l'Europa, un "giro dell'avvenire"*. Fabio Galvano Pierre Pflimlin

Persone citate: Fabio Galvano Pierre, Pierre Pflimlin, Robert Schuman