Parigi, paura tra i rifugiati italiani

Parigi, paura ira i rifugiati italiani Dopo le nuove misure contro gli stranieri del governo Chirac Parigi, paura ira i rifugiati italiani Come vivono e che cosa fanno - Parla Gianfranco Pancino, ex leader di Autonomia PARIGI — E se il governo francese decidesse di espellere 1 «rifugiati» italiani come sta facendo da due mesi, oimai, con i baschi e, da qualche giorno, con decine di giovani mediorientali? La ferita aperta dal terroristi arabi a Parigi è profonda. La paura e la rabbia della gente aumentano. E c'è chi considera il principio, e la pratica, della «Francia terra d'asilo» come una delle cause della violenza che oggi ha trasformato Parigi nella capitale del terrore in Europa. E' una sensazione che va crescendo nell'opinione pubblica e che tocca anche il governo Chlrac, già impegnato a preparare leggi restrittive per l'ingresso degli stranieri nel Paese. In Francia i «rifugiati» italiani, persone colpite da condanne per gli atti di terrorismo degli «anni di piombo», sono almeno duecento. Ne esistono anche liste quasi ufficiali: quelle che tre avvocati francesi (Mignard, Compte e De Felice) hanno negli incar¬ tamenti di tante procedure di difesa. Una «comunità» composita, con nomi noti — è il caso di Toni Negri o di Oreste Scalzone — e altri conosciuti soltanto dai giudici, con situazioni diverse (ce ne sono anche alcuni assolti in Italia che hanno deciso di rimanere a vivere qui). Per tutti, più o meno arenate tra procedure e opportunità politiche, ci sono richieste di estradizione in corso. Finora sono state concesse con il contagocce: adesso l'atteggiamento francese potrebbe cambiare. E tra i «rifugiati» che accettano di parlare si avverte una buona dose di apprensione. Anche se le opinioni, le- analisi del «rischio* che ciascuno corre non sono sempre uguali. «£' vero: l'ondata di attentati potrebbe incidere sulla nostra situazione in Francia, nonostante sia chiaro che le bombe importate a Parigi dal Medio Oriente sono tutt'altra cosa rispetto agli episodi di terrorismo che l'Europa ha conosciuto negli Anni Settanta*, dice uno di loro, Gianfranco Pancino, «rifugiato» dall'81. considerato uno dei leader di Autonomia operaia e condannato in primo grado a 25 anni nel processo del «7 aprile». Da una parte c'è chi teme che il governo francese, soprattutto se ci saranno altre bombe e altri morti, continui sulla strada delle «misure psicologiche*. L'espulsione di qualche «rifugiato», italiano e no, cosi come sono stati imposti i visti d'ingresso o mobilitato l'esercito alle frontiere. E c'è chi (come Pancino) pensa che il rischio maggiore — «e sarebbe un colpo per la democrazia francese e la sua storia* — sia un altro. Un riesame se non del principio della «terra d'asilo» almeno della sua pratica. Uno dei primi passi potrebbe essere la firma della convenzione europea sull'estradizione per reati di terrorismo: un accordo del '77 che la Francia non ha mai ratificato. Ma anche in questo caso, i «rifugiati» italiani dicono di sentirsi, in fondo, «piuttosto calmi*. Si considerano ormai «inseriti*, e accettati, nella società francese. Hanno tutti un lavoro: chi ha aperto un ristorante, chi un bar, chi. addirittura, ha creato una società di informatica. Gianfranco Pancino, per esempio, dopo tre anni passati «arrangiandosi come imbianchino o fattorino*, dall'84 ha ripreso la sua attività di ricercatore medico. Molti si sono sposati. La loro precarietà è «amministrativa»: le differenze, che spesso si riflettono anche sulle posizioni personali, discendono da un cartoncino plastificato. Il permesso di soggiorno. Qualcuno (ma sono pochi) non lo ha mai ottenuto e si trova in una situazione di quasi-illegalità. Ad altri è stato concesso anche per dieci anni. Altri lo devono rinnovare di mese in mese. E' una differenza che ha un'origine precisa e che si riassume in due date: maggio '81 e agosto '82. Prima dell'81, in Francia, c'erano appena cinque o sei «rifugiati» italiani. Dopo la vittoria del socialista Mitterrand nelle elezioni presiden ziali ci fu l'.invasione» con arrivi anche dall'Asia e dal l'America Latina, per molti prime tappe della fuga dall'Italia. Ma quando, nell'agosto dell'82, un commando terrorista (si parlò di «Carlos») fece strage tra i clienti del ristorante ebraico «Goldenberg», in rue des Rosiers a Parigi, le regolarizzazioni si bloccarono. Adesso che l'attacco del terrorismo è ancora più violento, un nuovo giro di vite è possibile. Anche se i «rifugiati» preferiscono parlare di «pacificazione ormai avviata anche in Italia* e sperano in una modifica della legge sulla dissociazione dal terrorismo, in discussione al Senato, che non comprende i latitanti all'estero. La Francia, evidentemente, non è più sicura. Enrico Sinjrer BIRRAIA DA RECORD Monaco. Per la città bavarese r«Oktoberfest», appena iniziatasi, è il più importante appuntamento turìstico dell'anno, in grado.di richiamare milioni dì visitatori. Nelle maxi-birrerie anche le cameriere tentano i record: questa porta contemporaneamente dodici boccali da un litro

Persone citate: Chirac, De Felice, Gianfranco Pancino, Goldenberg, Mitterrand, Oreste Scalzone, Pancino, Toni Negri