Stoccolma, è fatta

Stoccolma, è fatta Slitta (ma è sicura) l'intesa alla Conferenza dei 35 Stoccolma, è fatta Dopo circa tre anni di negoziato arriva il primo accordo Est-Ovest degli Anni Ottanta Si apre la strada alla riunione di Vienna per la sicurezza e la cooperazione in Europa STOCCOLMA — Per la conferenza di Stoccolma sul disarmo in Europa, la Ced, neppure la giornata di ieri è stata conclusiva: formalmente, l'accordo fra i 35 Paesi che vi partecipano non sarà in ogni caso constatato prima di stasera; e potrebbe anche slittare di qualche giorno, magari di qualche settimana, se si confermerà l'impressione, avuta da alcuni negoziatori, che la delegazione sovietica non disponga, per il momento, di istruzioni sufficienti a perfezionare l'intesa su ogni punto. Con gli orologi della sala della conferenza simbolicamente fermi alle 22,56 di venerdì (le 20,56 Gmt), le trattative sono proseguite ieri in gruppi formali e, soprattutto, in contatti informali. Progressi ci sono, ma lenti: i Paesi occidentali mostrano maggiore fretta; l'Urss e i Paesi del Patto di Varsavia prendono tempo. Un diplomatico che partecipa ai negoziati non ha però dubbi: «A questo punto, la conferenza non può più fallire», anche perché nessuno vuole assumersi la responsabilità di una rottura a un passo dal successo. L'accordo che si profila a Stoccolma, e che sarà il primo di un certo rilievo per le relazioni Est-Ovest negli anni '80, deve coronare una maratona diplomatica di 32 mesi, dal gennaio del 1984 a oggi, per rafforzare le misure di fiducia militari rispetto all'Atto di Helsinki del 1975 e, quindi, per migliorare il clima della convivenza in Europa e ridurre il rischio di un conflitto per errore. Minuziose e talora tecnicamente difficili da decifrare, le intese in via di definizione comportano un'importante concessione di principio da parte sovietica: l'accettazione della verifica del rispetto degli impegni, cioè di ispezioni in loco condotte, per esempio, da ispettori americani sul territorio sovietico. Certo non decisivo sul piano del disarmo — a Stoccolma non si parla di riduzioni di truppe o di mezzi — un occonio alla Ced in questo momento sarebbe un segnale concreto del fatto che, nonostante il 'caso Daniloff e i suoi sviluppi, Usa e Urss non intendono bloccare il dialogo Est-Ovest. Del documento conclusivo che dovrebbe alla fine risultare più lungo del previsto, una ventina di pagine e due allegati, larghi stralci sono già pronti e ufficialmente tradotti in tutte le lingue: sono le parti che riguardano il non uso della forza nei conflitti internazionali (una dichiarazione voluta dai Paesi orientali, che ricalca gli impegni della Carta dell'Onu e dell' Atto di Helsinki), le osservazioni delle attività militari, i calendari delle loro notifiche, le disposizioni limitative. Si è discusso, nelle ultime ore, senza progressi di rilievo, sulle modalità delle ispezioni e sulle aree riservate, dove anzi c'è stato un irrigidimento sovietico. Posizioni sempre più vicine, invece, sulle soglie di osservazione e di notifica delle attività militari. Per le attività terrestri, i Paesi Nato propongono ora soglie di 12.000 uomini per la notifica e di 16.000 per l'osservazione; quelli del Patto di Varsavia soglie di 14.000 e di 18.000 uomini rispettivamente. I Paesi Nato, in particola¬ re, hanno rinunciato a stare sotto la soglia militarmente significativa di 11.500 uomini (una divisione sovietica) per la notifica, ma vorrebbero non andare al di là della soglia politicamente significativa di 12.500 (la metà di quanto prevede l'Atto di Helsinki). Un problema militare, invece, esiste per i carri armati: i Paesi della Nato pongono ora la soglia di notifica a 260, quelli del Patto di Varsavia a 330, ma non vorrebbero in ogni caso scendere sotto i 315, la dotazione di una divisione. Compromesso praticamente raggiunto, infine, per le attività di unità anfibie e aerotrasportate, con soglie di 3000 uomini per la notifica e di 5000 per l'osservazione.