Un dialogo che scavalca l'Europa di Aldo Rizzo
Un dialogo che scavalca l'Europa Un dialogo che scavalca l'Europa Tre anni fa, i missili intermedi in Europa (gli SS-20 sovietici, i Pershing e i Cruise americani) provocarono la più grave crisi tra le due superpotenze dopo la fine della guerra fredda Ne trasse alimento anche un'ondata pacifista di grandi dimensioni, in contrasto con la responsabile decisione dei governi europei occidentali di procedere al «ricquilibrio» di una situazione strategica, originariamente alterata dall'Urss. Ora, fra le persistenti polemiche tra Mosca e Washington su un'infinità di questioni, prima fra tutte quella del giornalista Dalinoff, trattenuto nell'Urss come «ostaggio», almeno secondo l'interpretazione americana, proprio sugli euromissili si delinea un accordo, che potrebbe essere la base del sospirato secondo vertice Reagan-Gorbaciov. Già i due leader si erano intesi nel primo vertice, un anno fa a Ginevra, sulla possibilità di una soluzione «interinale», di riduzione degli SS-20, dei Pershing e dei Cruise, fuori dall'intreccio, ancora inestricabile, con gli altri problemi strategici, essenzialmente quello dello scudo spaziale. Adesso Gorbaciov arriva a proporre, se le indiscrezioni sono esatte, più che una riduzione, quasi un azzeramento, lasciando quote «simboliche» nell'Europa dell'Ovest come in quella dell'Est. Non sfugge a nessuno che si tratta di un drastico cambiamento di posizione da parte dell'Urss. Tre anni fa, Mosca sosteneva che fossero i Pershing e i Cruise a alterare l'equilibrio curostrategjco, negando che già lo avessero fatto i suoi SS-20. Ora, proponendo in pratica l'eliminazione degli uni e degli altri, ammette che l'equilibrio era quello di prima e che ad esso si può tornare. Ne esce smentita, <<a posteriori», anche la logica dei pacifisti, che Mo¬ sca, a suo tempo, aveva incoraggiato. A parte questo, restano grossi problemi. L'azzeramento, o quasi, varrebbe per gli SS-20 al di qua degli Urali. ma non per quelli dislocati sul territorio asiatico dell'Unione Sovietica. Privati, o quasi, dei Pershing e dei Cruise, gli europei occidentali, da una parte, tornerebbero a dipendere dalla protezione, poco credibile, dei missili americani intercontinentali; e, dall'altra, si ritroverebbero esposti alla superiorità sovietica nel campo degli armamenti convenzionali. Infine, la minaccia missilistica dell'Urss non è tutta negli SS-20: esistono anche gli SS-21, gli SS-22 e gli SS-23, meno precisi e a più corto raggio, ma non per questo meno temibili. Anche questi missili «minori» dovrebbero entrare nell'accordo. Sarebbero dunque gli europei a fare le spese di un com¬ promesso Usa-Urss, tale da rendere possibile il secondo supervertice? In parte è così; ma bisogna aggiungere che, da sempre, gli europei temono sia le fasi di grave tensione tra le superpotenze sia le conseguenze del loro riawicinamento. E questo dipende non dalle superpotenze, ma dalla pochezza, per non dire dall'inesistenza, di una posizione politico-strategica dell'Europa occidentale. Del resto, un accordo Usa-Urss sugli euromissili sarebbe comunque di grande significato, in vista di un più generale compromesso sui missili intercontinentali e, più ancora, sullo scudo spaziale: cioè in vista della definizione di quelle «regole del gioco», che sempre più appaiono necessarie per governare il complicato mondo strategico è politico che ci sta davanti e che, in un modo o in un altro, sarà diverso da quello di >erì. Aldo Rizzo
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