Donne-soldato, riforma difficile di Marcello Sorgi

Donne-soldato, ritorma difficile La proposta del ministro Spadolini è l'ultima di una lunga serie Donne-soldato, ritorma difficile Ma per il de Ruffini «forse questa è la volta bue ia» - Tentarono di introdurre la novità nell'esercito anche Lagorio e altri suoi predecessori - Dubbi tra le organizzazioni femminili ROMA — Per l'ex ministro della Difesa Attilio Ruffini (ora presidente della commissione Difesa della Camera) «/orse questa è la volta buona, e in futuro potremo avere anche una donna Capo di Stato Maggiore-, Ma Lelio Lagorio, anche lui ex ministro e da poco capogruppo socialista a Montecitorio, non è cosi ottimista: -Francamente, non me la sento di sbilanciarmi. Un provvedimento del genere io riuscii a portarlo in Parlamento nel 1981, ma fu l'unico a non divenire legge-. Si parla — e se ne parla da venti anni almeno — della legge per le «donne-soldato». Ultimo ad annunciare alla Camera un disegno di legge in materia è stato l'altro ieri Spadolini, deciso più che mai a realizzare la riforma. -Fosse per me — aveva detto il mese scorso a Cervia, alla Festa dell'Amicizia de — le donne in caserma ci sarebbero già-. Ma prima di lui, da Lagorio a Ruffini, indietro fino a Lattanzio, ogni ministro ha ereditato il tentativo di quello precedente. Le linee generali delle proposte sono rimaste in sostanza le stesse: servizio «volontario» e non leva obbligatoria; carriera aperta senza alcuna discriminazione rispetto agli uomini; limitazione solo rispetto alle «attività di combattimento». All'interno della Nato l'Italia (con il Lussemburgo e l'Islanda) è uno dei tre Paesi in cui ancora le donne non entrano in caserma. Perché è cosi difficile fare questa riforma? Nel nostro Paese non sono più una novità le donne-magistrato o commissario o vigile urbano. E' del '63 la legge che ha girato al femminile carriere come la magistratura o il servizio diplomatico, che una volta erano riservate agli uomini quasi come privilegio. E proprio quella legge stabiliva che in una successiva il Parla mento avrebbe dovuto fissare «(e modalità di arruolamento delle donne-. Da allora, che è successo? -Inutile nasconderlo — risponde Ruffini — c'è un fatto di mentalità, di cultura, che a certi livelli rende difficile accettare la presenza femminile fra i militari. Questo non vuol dire che non ci si arriverà: anzi io ne sono convinto-. -Forse sarebbe meglio un ingresso graduale — aggiunge il sottosegretario liberale all'Interno Raffaele Costa — le donne sono già in polizia e non mi stupirei, presto, di vederle fra i carabinieri.'-, -Esistono problemi tecnici non facilmente risolvibili — insiste il capogruppo de alla commissione Difesa Gianfranco Astori — se entrano in caserma, dove le mettono? Ci vogliono dormitori, servizi separati. Lavoro però, a parte quelle che fanno carriera, ne troverebbero: penso alle camerate da pulire, agli indumenti da lavare e stirare che per ora, con aggravio di spese, finiscono in lavanderie esterne-. Per Lagorio invece, -quando una cosa si vuol fare gli ostacoli si superano. Del resto l'ingresso "volontario", attravero i concorsi delle accademie, garantirebbe un afflusso limitato, progressivo di donne. Per i primi anni, in pratica, si tratterebbe di trovare posto a qualche centinaio di persone: è impossibile? La verità è che esistono resistenze: talune esplicite, come quelle dei vertici militari, die capitò anche a me di verificare e rimuovere, e altre sotterranee. I partiti dicono si, poi sotto sotto c'è qualcuno che frena-. -Ma siete proprio sicuri che alle donne interessi fare il soldato?-, chiede a un certo punto il ministro repubblicano dei rapporti con il Parlamento Oscar Mammì. E in effetti, proposta alle interessate, l'idea delle soldatesse trova accoglienze contrastanti. Dichiaratamente a favore, al punto da aver pre- senW9.;l'.unica PropoSjfti/f1'/ legge di iniziativa parlameli-' tare (firmata, da Adriana^oli! Bortone), sono le esponenti del msi. -Noi ce ne siamo occupate ma siamo un po' in ritardo — ammette la senatrice socialista Elena Marinucci, presidente della commissione della presidenza del Consiglio per la parità dei diritti uomodonna — non tutte la pensiamo allo stesso modo. Per quel elle mi riguarda io sono a favore di una leva obbligatoria, magari breve come in Svezia e Norvegia, die metterebbe tutte in grado di scegliere sulla base di un'esperienza concreta-. Le donne che ne pensano? -Non abbiamo statistiche — spiega ancora — ma da quel che ci scrivono mi sembra che si registri una certa contrarietà fra quelle più emancipate e politicizzate, fino al netto rifiuto delle femministe pacifiste e antimilitariste. Ma c'è una fetta di umanità femminile che ha voglia di fare il soldato-. Per le democristiane, come spiega la senatrice Alessandra Codazzi, componente de della commissione, l'impiego delle donne nelle Forze armate dovrebbe restare volontario ed avere in alternativa • un volontariato sociale, una sorta di servizio civile facoltativo-. Concluae Gloria Buffo, della commissione femminile nazionale del pei: -Siamo per la leva obbligatoria, ma solo se l'esercito diventa utile e moderno. In quello attuale, inutile già per gli uomini, non ci Interessa entrare-. Marcello Sorgi Il ministro Spadolini

Luoghi citati: Cervia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Roma, Svezia