Mosca: Shultz ci provoca

La Tass accusa il Dipartimento dì Stato - Il portavoce del ministero degli Esteri minaccia rappresaglie - Gorbaciov sul caso Daniloff: «Il giornalista è una spia ma resta una vicenda banale» Mosca: Shultz ci provoca La Tass accusa il Dipartimento dì Stato - Il portavoce del ministero degli Esteri minaccia rappresaglie - Gorbaciov sul caso Daniloff: «Il giornalista è una spia ma resta una vicenda banale» M. NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Toni durissimi minaccia di rappresaglia: a poche ore dall'annuncio dell'espulsione di venticinque dìpiom vici sovietici all'Onu, de.-isa del governo di Washint.i a, Mosca reagisce con aspre ^a (anche se probabilmente dovuta e scontata), r".a vigilia di una importante fase di negoziati. Ma, per la prima volta dall'avvio del caso Danilofl. Gorbaciov scende in campo: in quella che appare una ;;fida diretta a Reagan (che si appellò a lui, assicurandolo che il giornalista è innocente), il leader sovietico dichiara: 'Daniloff è una spia, colta con le mani nel sacco». Tulio è cominciato subito dopo la decisione di Washington. La Tass, con ripetuti interventi, ma soprattutto il portavoce del ministero degli Esteri e i rappresentanti di Mosca al seminario sovieticoamerìcano di Jurmala, in Lettonia, definiscono la decisione americana «un atto provocatorio», una *mossa scandalosa», una -anione ostile volta, deliberatamente, a peggiorare i rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica», un »colpo concreto e preciso alle reiasioni Usa-Urss». Per prima la Tass. In una serie di dispacci da Washington e poi in un commento l'agenzia ufficiale parla — con distinzione significativa — di 'flagrante e arbitraria asiane del Dipartimento di Stato Usa-.' (nessun accenno a Reagan, dunque) e di 'grossolana violazione dell'accordo sottoscritto nel 1947 tra gli Stati Uniti e l'organizzazione»: 'la decisione è stata presa sulla base di pretesti assolutamente gratuiti e inventati, e vuole indebolire ulteriormente le Nazioni Unite, secondo una strada da anni intrapresa». Subito dopo, il portavoce del ministero degli Esteri, Boris Piadjshev. Accanto a pesanti giudizi, la sua dichiarazione contiene una minaccia esplicita di rappresaglia: 'Probabilmente Washington ritiene che la sua azione provocatoria non sarà seguita da contromisure. Ma comportamenti del genere non possono non avere conseguenze sulle relazioni internazionali». Quali conseguenze? gli è stato chiesto; e se davvero Mosca pensa a nuove espulsioni, come deciderle, dal momento che la capitale sovietica — a differenza di New York — non ospita organizzazioni internazionali? Piadjshev replica in modo allusivo: 'Il principio della reazione speculare non è sempre il migliore». Un modo per dire, probabilmente, che gli americani da espellere — nel caso Washington non torni sulla sua decisione — saranno scelti tra il personale dell'ambasciata Usa e altri cittadini americani, giornalisti e uomini d'affari. Ma il portavoce va oltre. La decisione rientra in un comportamento più generale dell'amministrazione americana, ha spiegato, un comportamento che -provoca preoccupazione crescente» nel mondo. Parte di questa 'tendenza» negativa, precisa, è sfociata nella reazione all'arresto del giornalista Nicholas Daniloff e In quello che definisce «il coso prefabbricatocontro Ghennady Zacharov, Il funzionario sovietico all'Onu arrestato con l'accusa di spionaggio. A Jurmala — dove era quasi rissa verbale tra delegati americani e sovietici a proposito di diritti umani e libere elezioni nel Paesi dell'Est — l'ex portavoce del ministero degli Esteri sovietico, Vladimir Lomeiko, insiste: «La decisione americana è un brutto colpo alle reiasioni tra i due Paesi, e per di più ben calcolata, perché presa alla vigilia dell'incontro tra Shevardnadse e Shultz». Ha ribattuto 11 portavoce della Casa Bianca, Edward Djeredjian, che partecipa al seminario: 'Anche dopo la partenza dei 25 funzionari, la legazione sovietica all'Onu sarà più grande di tutte le altre, con venti persone in più di quella cinese. Abbiamo fiducia nella compe¬ tenza dei vostri diplomatici; sono sicuro che non avete bisogno di un personale più numeroso di quello cinese». Nella schermaglia, in serata, è intervenuto Michail Gorbaciov in persona. Rispondendo alla domanda di un cittadino durante la sua visita a Krasnodar, nel Caucaso, il leader sovietico ha collocato la vicenda nel quadro più vasto delle relazioni Usa-Urss: 'Al confronto con l'insieme della politica internazionale — questa davvero cosi complicata — è un fatto banale. Non ci lasceremo innervosire». Ma, per la prima volta dall'appello di Reagan, definisce Daniloff «una spia colta con le mani nel sacco». e. n.