Il giudice: Non potevamo rinunciare ad Abdallah

Il giudice: Non potevamo rinunciare ad Abdallah Parla uno dei magistrati di Trieste che hanno emesso un mandato di cattura contro il capo delle Fari Il giudice: Non potevamo rinunciare ad Abdallah «L'azione penale è obbligatoria, certi meccanismi sono automatici» - «L'ultima parola spetta però al ministero» TRIESTE — E' inopportuno, come ha affermato Craxi nella telefonata a Chirac, chiedere l'estradizione di Georges Abdallah dalla Francia? I giudici triestini che hanno emesso un mandato di cattura internazionale nei confronti del capo delle Fari preferiscono non esprimere un giudizio politico. Sottolineano però che in tema di richiesta di estradizioni, l'ultima parola non spetta ai magistrati, ma al ministero di Grazia e Giustizia. Tuttavia, ci si chiede, per avere Abdallah vale la pena di affrontare il rischio di una ritorsione terroristica, viste le minacce che giungono da Beirut? Perché i giudici italiani vogliono mettere le mani su questo personaggio, nel cui nome sono stati compiuti gli attentati di Parigi? Ne parliamo con il giudice istruttore Guido Patriarchi, che conduce la parte triestina dell'inchiesta sulle attività delle Fari in territorio italiano. -Per quanto riguarda l'estradizione — spiega Patriarchi — la posizione dell'inquirente è chiara. L'ultima istanza in tema di rapporti internazionali spetta al ministero della Giustizia. Certe volte, è vero, il meccanismo si mette in moto automaticamente, quando si sa che gli imputati colpiti da mandati di cattura si trovano all'estero. Nel caso di Abdallah il gioco vale la candela? E' una valutazione di opportunità che come giudice non posso fare. L'azione penale è obbli¬ gatoria. Non c'è discrezionalità nel ritirare un'accusa già formulata nei confronti di un inquisito. Non si può far marcia indietro. Questo è un principio generale del nostro ordinamento giuridico-. Il nome di Georges Abdallah salta fuori nel corso di un'indagine aperta dopo l'arresto, al valico italo-jugoslavo di Opicina, di un «corriere» di esplosivi. E' l'alba dei 6 agosto di due anni fa. Su un vagone del «Slmplon Express» 1 finanzieri control lano un giovanotto arabo sospetto. Dice di chiamarsi Abdallah el Mansouri, ma 11 passaporto marocchino che esibisce è falso. Nello zaino nasconde quasi otto chili di esplosivo «semtex», una quantità sufficiente per far saltare in aria «dieci palazzi di venti piani». In seguito, a Roma, viene arrestata Josephine Sarkis Abdo. Emergono collegamenti con Georges Abdallah, il capo delle Fari. A Trieste el Mansouri e la Abdo sono condannati rispettivamente a 16 e 15 anni, mentre dal Medio Oriente giungono le prime minacce, che ora si ripetono. Dottor Patriarchi, a questo punto l'Italia ha veramente bisogno del capo delle Fari? -Le dico solo che a Trieste procediamo per un fatto specifico, gli esplosivi portati nel nostro territorio. E' la magistratura romana a indagare sull'attività di banda armata delle Fari. Non dimentichiamo l'uccisione del diplomatico americano Hunt, rivendicata contemporaneamente dalle Br e dal gruppo terroristico libanese-. Lei ritiene che Abdallah sia uno dei capi del terrorismo internazionale? «Ci sono elementi per ritenere che si tratti di un personaggio di rilievo e di peso nelle fazioni armate rivoluzionarie libanesi. Abdallah è un uomo dalla personalità carismatica.. Dottor Patriarchi, el Mansouri e Josephine Sarkis Abdo chi sono? «Non abbiamo mai scoperto la vera identità del ragazzo. Potrebbe essere uno dei fratelli di Abdallah. Quando i finanzieri gli trovarono addosso l'esplosivo, disse di averlo comprato a Lubiana credendo che fossero pagnotte. Per dimostrare la sua buona fede, si mise a ma¬ sticare un pezzo di quel micidiale plastico. Ma dei due, Josephine Abdo è la più importante. Fu Georges Abdallah a trovarle l'appartamento-covo di Ostia. Esiste a Trieste una sorta di «passaggio a Nord-Est» per il terrorismo internazionale, e non sole per il traffico di droga? -Certamente siamo un punto di transito per gli stupefacenti. Per quanto riguarda il terrorismo, l'episo dio di Opicina parrebbe isolato. Comunque si è instaurata una proficua collaborazione tra le forze dell'ordine italiane e jugoslave. Sono stati gli jugoslavi, ad esempio, a fornirci tempestivamente informazioni preziose per le indagini sul caso el Mansouri-, s. c.