II signor Nessuno è innocente

II signor Nessuno è innocente Parla il sindacalista di Scafati arrestato per camorra e poi assolto II signor Nessuno è innocente «Ho trascorso due anni in carcere, mia moglie ha dovuto abbandonare l'Università» DAL NOSTRO INVIATO SCAFATI — Come Enzo Tortora, era finito in carcere nella notte del 17 luglio di tre anni fa. Come Tortora aveva denunciato in Parlamento le storture dell'inchiesta sulla camorra. Come Tortora si era .detto innocente fin dal primo giorno.'Adesso, proprio cflrpe^uL,intende, rifarsi su alcuni magistrati napoletani e una lunga serie di giornali. Le differenze sono sostanzialmente due: rispetto allo show-man, il protagonista di questa storia è stato dichiarato innocente con un certo anticipo, e poi non abita a Milano in via Piatti ma a Scafati, a ridosso della zona vesuviana, in via Volturno, isolato A, terzo piano. L'esperienza di Lelio Marinò, 39 anni, ferroviere, sindacalista della Cgil, non si è ancora conclusa: la Procura di Napoli continua ufficialmente a ritenerlo 'personaggio del secondo livello nell'organizzazione camorristica». Proviamo a raccontarla. Titolo: il «maxi blitz» visto da uno che conta nulla. 'Anche da me arrivarono di notte: erano i carabinieri. Il maresciallo mi conosceva: mostrò un ordine di cattura ciclostilato, senza la firma del giudice. «Vieni, sta tranquil¬ lo, vedrai che si chiarirà tutto». Ero sposato da poco più di un mese, appena tornato dal viaggio di nozze: mia moglie Assunta non riuscì a dire una parola. Aveva gli occhi sbarrati...». Assunta Marinò, una giovane donna dall'aria quieta, adesso- ascolta e annuisce. Chiil?ayrebbe'detto, quel 13 giugno: Lelio, un camorrista? Proprio lui. che ha studiato in seminario, che si è definito a lungo cattolico del dissenso, che proprio in quei giorni aveva finito col candidarsi alle politiche per «Democrazia proletaria»? Che organizzava leghe per gli ex detenuti, proteste contro la Finmare, perfino associazioni prò madri nubili: che, insomma, era noto in tutta la provincia come incorreggibile rompiscatole? «Non ci credevo neanch'io. Prima mi portarono in un commissariato, poi in questura: un giorno intero fra centinaia di persone, senza poter fare neanche pipi. Alla sera, infine, a Poggioreale, in una cella di 18 persone. Della camorra, al massimo, potevo essere stato vittima: perché mi avevano arrestato?». La spiegazione sarebbe arrivata solo un mese dopo: interrogatorio a Poggioreale, con Lucio Di Pietro. 'Quando mi vide rimase sorpreso: mi conosceva, ero andato più volte da lui lamentando che il procuratore Cedrangolo non avesse dato corso a tutta una serie di mie denunce... Per anni ho abitato ad Ercolano: segnalavo gli abusi, della giunta, le irregolarità edilizie. -Per questOi qualche mese prima, mi avevano anche sparato alle gambe». Sennonché, poco dopo la «gambizzazione", contro l'abitazione del sindaco di Ercolano (di recente finito nei guai proprio per quegli abusi) era stata fatta scoppiare una bomba. E Di Pietro spiegò: • C'è un "pentito", Giovanni Pandico, che la definisce il sindacalista della camorra. Dice che l'attentato a Ercolano è stato ordinato da Cutolo per punire chi l'aveva ferita. Dice che lei ìia raccolto fondi per Cutolo tra i lavoratori del porto di Napoli, che è implicato anche nel delitto Semerari...». Passa un altro mese, poi arriva il giorno del confronto: «Afi prendono da Poggioreale, mi portano in una caserma, trovo il giudice istruttore Fontana. Poi di colpo si apre una porta ed entra un uomo grasso che al giudice dice: «E' vero che sono bel- l e a , e u e o a lo?». Era Pandico: si volta verso di me, mi punta il dito contro e dice: "Tu sei il sindacalista della camorra, hai collaborato al sequestro di Semerari, hai fatto questo e quest'altro...". Raccolta di fondi? Io rispondo di aver ancora i debiti del matrimonio. Lui ribatte.- "Parla, che te li pago io". £ girandosi ordina; "Cancelliere, scrivete...". Riuscii solo a dire che erano tutte invenzioni: tornato in carcere, rimasi a letto tre giorni con un compagno di cella che mi metteva in testa le pezze fredde». L'origine dell'equivoco si sarebbe chiarita solo molto più tardi, durante il processo del cosiddetto «secondo troncone». Da sindacalista. Marinò aveva firmato dei volantini a ciclostile, diretti agli ex detenuti Dicevano: .Anche per te c'è la possibilità di un lavoro». Uno di questi volantini era finito nel carcere di Ascoli Piceno, e quel foglio in ciclostile (forse notato da Pandico) era stato catalogato dalla direzione del carcere come «corrispondenea Cutolo- Marinò». Ai giudici — continua il sindacalista — avevo anche domandato: scusate, come ha fatto Pandico, che diceva di non conoscermi, ad entrare in quella stanza e a chiamarmi subito per nome? Rispondevano con un'alzata di spalle... Intanto le Ferrovie mi avevano sospeso dal servizio: mi passavano solo un assegno di 465 mila lire al mese. Mia moglie, che studiava lingue all'università, aveva dovuto sospendere. Campava con l'aiuto dei parenti In carcere, Lelio Marinò è rimasto più di due anni. Poi, dal luglio "85. gli arresti domiciliari. In novembre la sentenza: assolto con formula piena. «Se non altro, mi hanno ridato subito il lavoro, e i colleghi mi hanno fatto trovare un fascio di fiori...». E adesso? Tanto per non smentirsi, Marinò ha scritto nel frattempo a 600 persone fra deputati e senatori, si è rivolto al Csm, ha promosso interpellanze parlamentari. Non è del tutto tranquillo: resta imputato nel processo d'appello del «secondo troncone», non ancora concluso. La procura si è appellata contro la sua assoluzione coi seguenti argomenti: Pandico, proprio perché non lo conosceva, non avrebbe avuto motivo di inventarsi le accuse. • Vedremo. Intanto, lo scriva per piacere, io mi sento come la vittima di un sequestro di persona. Tortora? Io sono fra quelli che dicono: meno male che c'era. Senza di lui, nessuno si sarebbe interessato a questo processo, L'esperienza, signor Marinò, l'ha cambiata in qualche modo? •Non eredo..£cco, forse la sola novità è che ho deciso di iscrivermi al partito radica¬ le. g.as. Milano. Enzo Tortora affacciato alla finestra del suo studio con accanto la più giovane delle figlie, Gaia (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Ascoli Piceno, Ercolano, Milano, Napoli, Scafati