I Mille suonano nella conchiglia di Alfredo Venturi

I Mille suonano nella conchiglia IL NUOVO TEATRO DI COLONIA: GALA, MERAVIGLIE TECNICHE (MA PROBLEMI DI ACUSTICA) I Mille suonano nella conchiglia DAL NOSTRO INVIATO COLONIA — Inaugurato, ma non ancora pronto. I critici musicali tedeschi sono concordi: nel bellissimo anfiteatro della Filarmonica di Colonia, battezzato domenica con discorsi, concerti, e una grande festa di folla, restano da risolvere alcuni problemi di acustica. E' il destino di molte realizzazioni recenti. Si fa un parallelo con la sala di Monaco: proprio come a Monaco, scrive la Frankfurter Allgemeine, anche qui il suono degli archi si spande secco, opaco. Ai toni bassi, scrive la Welt, hanno rubato una mezza ottava. Niente di Irreparabile, del resto: risolvere questi problemi è possibile, nella preziosa conchiglia che l'ambizione di una città prospera e appassionata ha gettato sulla riva del Reno. E che presenta, per la stagione '86-'87, un intenso programma: 160 eventi musicali. Con orchestre locali (la Guerzenich e la Sinfonica di Radio Colonia) e orchestre ospiti: come la Filarmonica di Vienna diretta da Abbado che eseguirà, programma inconsueto per lui, due sinfonie di Beethoven, la Sesta e la Settima. Il teatro ha avuto una triplice inaugurazione: tre battesimi scaglionati in una domenica intrisa di pioggia e di musica. La sera prima, durante le prove, era venuto a portare il suo saluto di melomane il presidente federale Richard von Weiszacher. In mattinata il primo battesimo, con la sala proiettata nell'intero Paese dalla diretta tv. Piii tardi la serata per i soli invitati. E infine, nella notte, la grande festa all'aperto: con la pirotecnici e il laser a tracciare multicolori geometrie nel plumbeo cielo di Renania. Le prime note a risuonare nell'anfiteatro sono di un compositore nato e vissuto a Colonia, Bernd Alois Zini- mermann: è la Photoptosis, una composizione del '68. Preceduta, naturalmente, dai discorsi. Oli amministratori Norbert Burger e Kurt Rossa, poi Mauriclo Kagel, compositore argentino trapiantato nella metropoli renana. Parole di soddisfazione, di autocompiacimento. Si plaude alla città dell'arte, ai venticinque musei, alle cento gallerie, al mille concerti. Alla nuova dimensione raggiunta con questo anfiteatro. Poi l'orchestra di Guerzenich diretta da Marek Janowski esegue la Terza di Scliumann. Scelta appropriata, quella di affidare alla Sinfonia Renana il compito di celebrare il teatro lambito dalla maestosa corrente del Reno. Nell'intervallo vengono presentati i due architetti, Peter Busmann e Godfrid Haberer, che hanno realizzato questo intreccio di musica e arte figurativa, n teatro occupa il s, 8. ai ri smaa. di uno i. go. eoa, oa o. r r, o iil livello inferiore dell'edificio che ospita, fra il duomo e il Reno, i musei Wallraf-Richartz e Ludwig. Durante gli intervalli il pubblico potrà accedere, dal ridotti, alle sale di esposizione. Per la serata di gala è stata scelta l'Ottava di Mahler, la Sinfonia dei Mille. Ancora Janowski con l'orchestra di Guerzenich: e i seicento coristi che richiede la,, composizione, considerata dai musicologi, per la sua estrema complessità, una prova del fuoco dal punto di vista acustico. Come si è visto l'esito della prova viene valutato con severità: ma almeno si dà atto agli organizzatori di avere evitato, con una scelta facile e neutra, di rinviare il giudizio sulla sonorità del nuovo anfiteatro. I due specialisti di acustica che hanno collaborato con Busmann e Haberer, Heinz Graner e Abraham Melzer, devono avere seguito i concerti inaugurali col fiato sospeso. Consolati, alla fine, dagli applausi scroscianti che hanno salutato le esecuzioni. Certo il pubblico è favorevolmente predisposto all'ascolto, mettendo piede nella sala, dalla sua bellezza formale. L'azzurro del soffitto, interrotto dall'ambra dello scudo che copre l'orchestra. Il bruno dorato dei pannelli di quercia, il rosso caldo delle duemila poltrone. Le poltrone, dicono Graner e Melzer, le abbiamo disegnate in modo tale da rendere indifferente, rispetto alla qualità del suono, che siano occupate o no. L'assorbimento sonoro di una poltrona vuota è infatti uguale a quello di una persona seduta. Altro accorgimento: poiché la forma a anfiteatro esclude la riflessione sonora delle pareti, il semicerchio avvolto a conchiglia attorno all'orche¬ e . , , . o i e r e a o a la a ea e¬ stra è stato diviso da due pannelli di legno, che si uniscono dietro la piattaforma su cui si formano i suoni. Se nonostante gli accorgimenti di Graner e Melzer la sonorità del teatro lascia ancora a desiderare, perfetto è invece l'isolamento della sala. L'edificio è stato costruito all'incrocio di due fonti di ru mori costanti. Il Reno, con il suo traffico intenso di battei U, e l'aninultissima stazione principale di Colonia. Secondo un livello di tolleranza generalmente accettato, nessun suono esterno superiore a venti decibel dovrebbe entrare in una sala di concerti. I progettisti di Colonia questo livello lo hanno abbassato a quindici decibel: costruendo la sala in un cassone di cemento che galleggia, saldamente ancorato, fra le acque della falda. E' una delle meraviglie tecniche di questa realizzazione, che doveva pure in qualche modo reggere il confronto con il duomo, il fantastico duomo di Colonia con le sue rampanti strutture gotiche. Una meraviglia tecnica, dicono gli esperti, è anche l'organo da settanta registri, realizzato da un'antica ditta di Bonn. Una meraviglia tecnica la sala di controllo. E' qui che la Westdeutsche Rundschau (Wdr, una delle grandi reti radiotelevisive tedesche) ha installato sistemi di controllo e registrazione a 56 canali, integralmente computerizzati. Consentiranno emissioni in diretta e incisioni di alta qualità, senza che si debbano installare impianti aggiuntivi. La Wdr, con la città di Colonia, è fra i committenti del teatro-museo: complessivamente costato, con le opere di riassetto urbanistico, sui duecento miliardi di lire. Tanto che un cronista della Koelnische Rundschau, travolto dell'entusiasmo, parla di «opera del secolo-. Che non poteva, ovviamente, non essere celebrata senza la «festa del secolo». Al di là dei discorsi, e dei concerti inaugurali, la festa è stata effettivamente grande, in questa città del carnevale in cui è visibile, più che altrove, l'intreccio tipicamente germanico di una appassionata melomania con il gusto della kermesse. Anzi della Kinnes, come la chiamano da queste parti Vi hanno assistito centomila persone. Stavolta, nella notte, la scena è all'aperto. Su un rettangolo di Reno compreso fra due ponti uno dei quali intitolato agli Hohenzollern, attraversa il fiume proprio davanti al duomo e all'ondulata massa rosa e argento del mu¬ seo-teatro. Le strutture esterne dell'edificio, nella piazza dedicata a Heinrich Boell che si trova sopra l'anfiteatro, sono state studiate per corrispondere alle grigie travature del ponte Hohenzollern. Cosi da fondere i simboli tradizionali della città, e i nuovi, in una rispettosa coerenza. Tutto questo, il duomo, i ponti, il museo-teatro, il Reno infaticabilmente percorso dai suoi battelli, invaso dai suoni e dalle luci di uno spettacolo dirompente. Il gelido raggio del laser a sciabolare fra i contorni della città e le basse nuvole tempoialesche. Le musiche iperamplificate: con un repertorio da Zimmermann a Strawinskij fino ai Pink Floyd. Gli scoppi dei razzi pirotecnici e i loro fragorosi ricami. Hanno appiccato il fuoco a cinque tonnellate di esplosivi: roba da fare invidia alla Rote Armee Fraktion. Alfredo Venturi <~ N Colonia. Un particolare della «sala di concerti più moderna del mondo»: duemila posti, 160 eventi musicali nel programma '86-'87 (Dpa)

Luoghi citati: Bonn, Colonia, Monaco, Renania, Strawinskij, Vienna