Reagan espelle 25 sovietici di Ennio Caretto

Reagan espelle 25 sovietici Sono diplomatici all'Orni, dovranno partire dagli Stati Uniti entro il 1° ottobre Reagan espelle 25 sovietici «Mosca era avvertita, molti sono agenti del Kgb» - In pericolo l'incontro Shultz-Shevardnadze DAL NOSTRO CORRSPONDENTE WASHINGTON — Con una prova di forza che potrebbe fare saltare il suo vertice con Gorbaciov previsto per la fine dell'anno, il presidente Reagan ha ordinato ieri l'espulsione dagli Stati Uniti, entro il primo ottobre, di 25 diplomatici della missione sovietica all'Onu, a New York. Ne ha dato l'annuncio il portavoce del Dipartimento di Stato Kalb, ieri a mezzogiorno, diciotto ore dopo l'arrivo di Shevardnadze in America con un messaggio personale del leader del Cremlino per il Presidente. Non si sa se Shevardnadze manterrà il cruciale appuntamento a Washington con Shultz, domani e dopodomani, e se incontrerà anche Reagan: le rappresentanze sovietiche in Usa hanno rifiutato qualsiasi commento. Ad aprile, l'Urss cancellò i colloqui tra il suo ministro degli Esteri e il segretario di Stato in segno di protesta { per l'attacco alla Libia. Parlando ai giornalisti, Kalb ha smentito categoricamente che l'ordine di espulsione sia un atto di rappresaglia per l'arresto a Mosca del giornalista americano Daniloff sotto l'accusa di spionaggio. Il portavoce ha ricordato che il 7 marzo il Presidente aveva chiesto al Cremlino di ridurre da 275 a 160 1 diplomatici delle sue tre missioni all'Onu, sovietica, bielorussa e ucraina, sostenendo che eccedeva enormemente il fabbisogno e nascondeva numerosi agenti del Kgb. -Il rifiuto dell'Urss di ottemperare alla richiesta — ha detto Kalb — ci costringe ad agire*. Il portavoce ha giustificato la scelta della giornata di ieri per l'annuncio, scelta che è suonata ai giornalisti come un insulto personale a Gorbaciov e a Shevardnadze. La riduzione del personale delle tre missioni, ha detto, deve essere attuata in due anni, rimanevano due sole settimane di preavviso per la prima scadenza. La comunicazione del decreto reaganiano sembra essere stata fatta personalmente a Shevardnadze prima e al segretario generale dell'Onu De Cuéllar poi dall'ambasciatore americano Walters, l'emissario di Reagan in Europa per la lotta contro 11 terrorismo. Preso d'assedio dal giornallsl, Kalb ha ammesso che l'Urss potrebbe aver già richiamato qualche diplomatico senza infornarne il Dipartimento di Stato, e che potrebbe opporre di nuovo un secco rifiuto al Presidente, di cui ritiene illegittimo l'operato. Ma ha ribadito che gli Stati Uniti non torneranno sulla loro decisione e ha ammonito che se l'Urss accentuasse il confronto adotterebbero misure ancora più gravi. Per una amara ironia della sorte, la crisi si è aperta proprio mentre le superpotenze mandavano segnali di possibile intese da Stoccolma, dove è in corso la conferenza sulla sicurezza in Europa, e da Ginevra, dove oggi dovrebbe incominciare il nuovo round negoziale sul disarmo. A quanto indicato dalla Casa Bianca, il Cremlino avrebbe proposto di ospitare osservatori americani sui suoi aerei per il controllo dei movimenti delle truppe sovietiche in Europa, e la proposta .sembrerebbe accettabile*. Inoltre, a Ginevra, gli Usa avrebbero detto all'Urss di essere pronti a acconsentire a una riduzione del 30 per cento dei missili balistici di terra, anziché del 50 per cento come richiesto inizialmente, per un periodo ad interim, facilitando cosi un accordo sulle armi di teatro e un compromesso sulle guerre stellari. Solo la conferenza russo-americana di Jurmala, in Lettonia, ha tra¬ dito le tensioni esistenti, in un furente scontro sulle crisi regionali. Ore di ansietà hanno fatto seguito all'annuncio bomba del portavoce Kalb. Reagan ha giocato il tutto per tutto, spinto da una parte da parlamentari che sul caso Daniloff, per prendere voti alle eiezioni di novembre, hanno assunto un atteggiamento alla Rambo; e mosso dall'altra dalla convinzione di non potersi presentale al vertice con Gorbaciov come un leader debole. Nella tempesta cosi scatenata, è stato giocoforza per lui dimostrarsi ottimista. In un breve comunicato su Ginevra. Reagan ha espresso la certezza che siano possibili progressi, e ha lasciato intendere di credere che l'incontro Shultz-Gorbaciov avrà luogo lo stesso «e porrà preparare il terreno per un secondo vertice, come stabilito quasi un anno fa*. Ennio Caretto