Strage in un negozio a Parigi di Enrico Singer

Strage in un negozio a Parigi A distanza di due giorni un'altra bomba semina morte a Montparnasse Strage in un negozio a Parigi Ieri pomeriggio, da una «Bmw» è stato lanciato un potente ordigno contro l'ingresso dei magazzini «Tati» - Cinque morti, undici dei sessantuno feriti in gravi condizioni - A Tripoli del Libano si fanno vivi i due fratelli Àbdallah: non abbiamo nulla che fare con questi attentati - fi premier Chirac (Mitterrand si trova in Indonesia) ha riunito il Consiglio di sicurezza interna Da Beirut minane a Ulta Ha: può toccare anche a voi PARIGI — La tregua è durata appena 24 ore. Ieri pomeriggio un'altra bomba a Parigi. La più micidiale: cinque morti e 61 feriti, undici In condizioni molto gravi. Un massacro. Come sempre tra gente qualsiasi, i clienti che affollavano un grande magazzino di rue de Rénnes, sulla rive gauche, uno del negozi della catena «Tati», tra i più economici della capitale. Il ricatto dei terroristi arabi che pretendono la liberazione del capo delle Fari, Georges Ibrahim Abdallah, è diventato davvero una guerra. Peggio, un attacco feroce e imprevedibile dove chiunque può essere la vittima predestinata. Negli ultimi dieci giorni ci sono stati già cinque agguati con nove morti e più di duecento feriti. Questa volta l'attentato ha superato ogni precedente. Per il numero delle vittime, certo. Ma anche per la bestialità degli assassini che hanno scagliato la bomba contro una folla di donne e di bambini. E che hanno trasformato una delle strade più frequentate di Parigi in una via di Beirut, con decine di corpi insanguinati a terra, polizia e vigili del fuoco impazziti, un muro di ambulanze, anche due elicotteri intervenuti per salvare le persone più gravi. Una scena atroce che, alle otto di sera, i telegiornali hanno rilanciato in tutta la Francia e che ha traumatizzato un'opinione pubblica già al limite del panico. E i tentativi di difesa e di reazione, finora, si sono dimostrati inefficaci. Pochi istanti prima dell'attentato, era praticamente caduta anche l'unica pista individuata dalla polizia francese. I due fratelli di Georges Ibrahim Abdallah — Robert e Maurice — i cui volti sono apparsi su duecentomila manifesti affissi nel Paese, si sono fatti vivi a Tripoli del Ubano. In una conferenza stampa han¬ no dichiarato di non avere nulla a che fare con le bombe. Con tono di sfida, hanno detto di essere pronti a consegnarsi alle autorità francesi. Probabilmente non lo faranno mai. Tuttavia, quella che sembrava almeno una traccia è svanita. Un testimone aveva addirittura creduto di riconoscere Robert Abdallah come l'uomo che abbandonò venerdì scorso, sul tavolo di un ristorante alla Défense, la bomba che feri 41 persone. Adesso, i duecentomila manifesti (che offrono anche una taglia di 200 milioni per informazioni utili nella lotta al terrorismo) sono là a dimostrare che le indagini si dibattono nelle sabbie mobili. E c'è chi parla di precipitazione, quantomeno di inefficienza dei servizi segreti che hanno perso le tracce di due libanesi passati (tra l'83 e l'84) Enrico Singer (Continua a pagina 2 In quinta colonna) ; i \ S 1 . Parigi. Passanti insanguinati e gravemente feriti: cosi è apparsa la scena dell'attentato ai soccorritori bbli i l lii dl

Persone citate: Chirac, Georges Ibrahim Abdallah, Georges Ibrahim Abdallah ? Robert, Mitterrand, Robert Abdallah, Tati

Luoghi citati: Beirut, Francia, Indonesia, Libano, Parigi