Lambert: Ferreri e Giuliano, miti miei

Lambert: Ferreri e Giuliano, miti miei Incontro a Sciacca con l'interprete del nuovo film di Cimino «Il siciliano» Lambert: Ferreri e Giuliano, miti miei DAL NOSTRO INVIATO SCIACCA — A vederlo da vicino, mafcliettaccia nera .stinta, occhialini tondi da miope, scarpe da ginnastica con calzino giallo, Christophe Lambert, recentissimo mito dell'universo giovanile, sembra più uno studente di Harvard, nevroticamente intellettuale, che un maschio virilmente oggetto di desiderio. Ha una bocca sinuosa e infantile che invita, uno sguardo aristocratico e trasversale che mette a disagio. Queste due caratteristiche, sotto l'occhio della macchina da presa, si trasformano In spettacolari punti di forza. In questi giorni Christophe Lambert è a Sciacca, dove sta finendo le riprese del suo ultimo film // siciliano di Michael Cimino, la storia del bandito Giuliano rivisitata e corretta da Mario Puzo, quello de // padrino: a fine mese, dopo una torrida estate in cui si è lavorato tutti i giorni, domenica compresa, tutto dovrebbe essere finito. Ma in questi giorni esce anche in Italia, con debutto a Torino venerdì, il film che Lambert ha interpretato sotto la regia di Marco Ferreri: / love you, storia di un giovanotto, bello, generoso e desiderato che per bisogno di una passione assoluta, finisce innamorato di un portachiavi dal volto di donna che dice -ti amo- a chiunque gli faccia un fischio. Ventinove anni, una ricca lamiglia svizzera, madre bella e nullafacente, padre polente con interessi per lo sviluppo del terzo mondo. CTiristophe Lambert ha ottenuto il successo con Greystoke di Hudson, film d'avventura nel quale era un Tarzan anticonvenzionale. Bilingue, parla un francese velocissimo e un inglese elegante, molte case sparse per il mondo, tra Losanna, Parigi. Londra, New York e Los Angeles, una filmografia fatta di pochi titoli ma tutti importanti, come molti trentenni di oggi, tanto più esalta la passione, la genialità, la sregolatezza quanto più le sue scelte professionali appaiono calcolate, fredde, studiate a tavolino. Durante l'Intervista, al chiuso di uno di quei megalberghi di gusto internazionale dove si trova tutta la troupe de II siciliano beve uno scotch con ghiaccio, fa le coccole a un cane, riceve l'omaggio di un fiore di geranio, colto appositamente per lui da un paio di ragazze. Cosa l'ha convinto, monsieur Lambert, ad accettare il ruolo che le offriva Marco Ferreri quando ormai la sua immagine pubblica sembrava averla accreditata come'il seduttore degli Anni Ottanta? »/( rifiuto di diventar personaggio e la voglia di crescere come interprete. Poi Marco Ferreri stesso». In che senso? « Vede, quando mi propongono un film io sto molto attento a due coscia sceneggiatura e il regista. Nel caso di Ferreri ho fatto un'eccezione: la sceneggiatura è praticamente inesistente ma il regista è uno dei pochi autori cinematografici che ha capacità visionaria. Con lui si può rischiare sema paura di cadere^. Aveva visto molti film di Ferreri prima di incontrarlo? «No, avevo visto solo La grande abbuffata ma avevo molto sentito parlare di lui. Ferreri è come un bambino che sente le cose col cuore prima che con la testa. Mi ha spiegato la sua idea dell'amore e io ne sono rimasto affascinato. Tutti ìianno bisogno di un amore assoluto e si può amare con assoluta dedizione tanto un essere umano, quanto una pianta, un animale, perfino un portachiavi. Ferreri ha un giardino nella testa e io sono entrato in questo giardino». E come ci si è trovato? -Certo, è più difficile esprìmere una passione amorosa nei confronti di un portachiavi, un oggetto di plastica, immobile, incapace di reazioni, die esprimere lo stesso sentimento nei confronti di un'attrice, solitamente bella, calda, reattiva. Ma il gioco dell'immaginazione è un gioco die mi tenta sempre, soprattutto quando a suggerirmelo è un regista cìie con la parola sa ricreare un mondo. E poi io amo gli eccessi e nessuno dei personaggi die ho fatto finora mi è parso tanto eccessivo come il protagonista di I love you. L'amore è rischio e lui rischia fino in fondo». Nel film di Ferreri lei è un simbolo, un giovane uomo astratto e remoto scelto per raccontare al pubblico la difficoltà di comunicare mentre in questo film di Cimino deve confrontarsi con un personaggio reale, un uomo che, sia pure in modo controverso, è entrato nella storia della Sicilia, ha conosciuto gente tuttora in vita, ha fatto e fa ancora discutere. La impaccia questo condizionamento? «E perché? Anche in questo caso la chiave di regia scelta da Cimino è quella di superare il racconto cronachistico dei fatti per creare un perso¬ naggio mitico, al di sopra degli eventi, un eroe popolare die si è battuto per la gente, fino ad arrivare alla morte. In fondo, come tutti i miei personaggi, anche Giuliano è un sognatore, un uomo che è morto nell'illusione pazzesca di poter rendere la Sicilia uno Stato americano». Allora Cimino somiglia a Ferreri? •Nel montaggio Cimino segue più le ragioni del cuore che quelle della mente: per esempio la scena della strage di Portello delle Ginestre viene immediatamente dopo quella del matrimonio di Giuliano, perclié il contrasto tra i due momenti sia più violento». Come ha fatto a trasformare la sua faccia da studente di buona famiglia in quella dell'analfabeta contadino Giuliano? «Nessun problema. Io credo di somigliargli, fisicamente intendo, credo proprio di avere molti punti in comune con Salvatore Giuliano. Ho visto una mia fotografia in costume di scena a fianco di una vecchia foto di Giuliano e, giuro, ho fatto fatica a distinguere la mia dalla sua. Se io sono considerato bello, anche Giuliano era considerato bello: aveva fascino e a me è richiesto di portare sullo schermo proprio questo fascino». Anche nella vita privata lei sperimenta il suo fascino? «Non divido vita privata da vita professionale: vivo tutto attraverso le emozioni e le emozioni sono sempre mie». Ma secondo lei perché piace tanto alle donne? «Perché amo la vita». E a lei cosa piace delle donne? «La ricchezza interiore: mi piacciono quelle che hanno molto dentro ma non lo fanno vedere, altrimenti il gioco finisce subito». Simonetta Robiony Sex symbol dei nostri anni ha raggiunto una rapida notonetà. Accettò di fare «I love you» (che esce venerdì) per le «capacità visionarie» del regista italiano. Del suo nuovo personaggio dice: «E' un sognatore è morto nell'illusione di rendere la Sicilia uno Stato americano. Fisicamente siamo uguali» Christophe Lambert nel film «Il siciliano» L'attore in «I love you» di Marco Ferreri