In aula la gang che sequestrò e uccise l'industriale Crosetto di Claudio Giacchino

In aula la gang ciré sequestrò e u€€ise l'industriale Crosetto Maxiprocesso alle Vallette per 56 imputati del clan dei calabresi In aula la gang ciré sequestrò e u€€ise l'industriale Crosetto Deve rispondere anche di altri 4 rapimenti e dell'omicidio di un complice - Droga, rapine, furti S'è iniziato nell'aula delle Vallette il processo contro il clan dei calabresi che rapi e fece morire, tenendolo segregato in modo bestiale, l'industriale Lorenzo Crosetto. E', ancora una volta, un maxiprocesso: gli imputati sono 56. oltre duecento I testimoni. Lunghissimo il capo d'accusa. Oltre al sequestro Crosetto questi uomini, indicati dall'accusa come capi e .soldati» della 'ndrangheta, debbono rispondere di altri quattro rapimenti, dell'omicidio del complice (o presunto tale) Carmelo Marrabello, di traffico di eroina, rapine, estorsioni, furti. Reati compiuti nel quadriennio '79-'83. Miliardario il fatturato della gang specializzata in sequestri: lo studente Marcello Talladira, il commerciante Giuseppe Scaglione, il medico Luigi Giordano sperimentarono la ferocia dei banditi. Più fortunati di Crosetto (in piena estate l'industriale fu tenuto rinchiuso, incatenato ed imbavagliato, in un capanno di lamiera in aperta campagna, e mori dopo due mesi in questo «forno»), sono usciti vivi dall'esperienza. Più fortunato ancora il costruttore Tommaso Arlotto. Sfuggi all'agguato. In aula né Talladira né gli altri compagni di sventura si sono fatti vedere. Non si sono costituiti parte civile contro il clan: lo hanno invece fatto, tramite il prof. Lozzi, i famigliari di Lorenzo Crosetto. Nelle gabbie sono entrati una ventina di imputati; altrettanti hanno preso posto sulle panche destinate ai processandi a piede libero. Tra costoro, l'unica donna del giudizio: Carmela Bari Uà. E' la vedova di Carmelo Marrabello, deve rispondere di falsa testimonianza (è difesa dal- l'avv. Verazzo). Durante l'istruttoria le fecero sentire le telefonate dello speaker della gang ai parenti di Crosetto. le domandarono: « Riconosce questa voce?- lei rispose di no e fu arrestata. Per gli inquirenti, la voce era del marito della Barillà. Per tutte le quattro ore della prima udienza, scandite dalle eccezioni procedurali presentate dalla legione di avvocati al presidente della corte d'assise Vladimiro Zagrebelsky. Carmela Barillà ha osservato ora i giudici ora le sbarre della gabbia dall'altra parte della sala, attraverso le quali Giovanni Nirta si sbracciava a salutare i parenti confinati in fondo all'aula, nel settore destinato al pubblico e pieno di mogli, madri, padri e figli degli imputati. Giovanni Nirta (lo assiste l'avv. Ielasi) è. secondo gli atti, il killer di Carmelo Marrabello. L'omicidio avvenne il 26 gennaio '84: un mese prima era fallito il sequestro Ar¬ lglanbra(lri rcncFsbhvcclfFFmp lotto. <-Marrabeìlo — secondo gli accertamenti istruttori — la prese male, rimproverò gli autori di quell'insuccesso, minacciò di estrometterli dalla banda, i complici lo eliminarono-. Nirta ha 22 anni: era ancora minorenne quando (stando all'accusa) cominciò a lavorare nella 'ndrangheta rubando le auto da usare per i rapimenti, prima di diventare, secondo l'accusa, un capo come Michele leraci, Giovanni Giampaolo di Locri. Vincenzo Marando di Bovalino, Francesco Grasso. I pentiti sono una decina, solo Giuseppe Cataldo. Roberto Diana e Michele leraci hanno avuto il coraggio di venire alle Vallette. Minuto, calvo, baffetti grigi, occhi piccoli e tondi, leraci (lo difende l'avv. Frascarolo) ha 50 anni, figura in tutti i sequestri. Fini in carcere col padre Francesco Antonio. Il padre mori alle Nuove nel 1984. IJ processo riprende lunedi. Claudio Giacchino Tra gli imputati, il pentito Michele leraci e Giovanni Gianpaolo

Luoghi citati: Bovalino, Locri