Firenze vuole aprire lo scrigno di Vincenzo Tessandori

Firenze vuole aprire lo scrigno Sotto piazza della Signoria ancora nascosti tesori archeologici Firenze vuole aprire lo scrigno Oggi a Roma i progetti per i nuovi scavi e per il museo - Servono 80 miliardi DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Nel salotto, come chiamano piazza della Signoria, sotto al monumento dell'orgoglioso Cosimo, uno scavo indica l'interesse mai sopito per la Firenze al tempo dei Comuni, per quella romana e per il sobborgo che. si dice, esisteva quando Fiesole era potente centro etrusco. -Questa piazza è uno scrigno e i tesori sono innumerevoli-, sostiene Francesco Nicosia, soprintendente ai beni archeologici della Toscana. Tesoro, chiarisce, vuol dire non soltanto un monile prezioso ma anche le pietre che ci raccontano il passato. Per aprire del tutto quello scrigno come per frugare altrove alla ricerca delle radici più nascoste, e per riordinare e offrire all'attenzione collettiva quanto già è stato riconquistato in molte parti della regione, si chiede soccorso al Fondo investimenti occupazionali (Fio). Oggi al consiglio nazionale dei beni culturali, a Roma, vengono esaminati i progetti • Museo archeologico di Firenze, e -Città e necropoli dell'Etruria. elaborati dagli archeologi e dagli economisti della Regione e che potrebbero far entrare nelle esangui casse della Soprinten¬ denza 80 miliardi, - indispensabili, più che utili, per il completamento di alcuni lavori già iniziati con finanziamenti ordinari e Fio-. In sei volumi sono indicate le opere già compiute e quelle previste, le speranze e i timori degli studiosi di vedersi sfuggire di mano un'occasione forse non ripetibile per terminare le ricerche nella piazza e sistemare, finalmente, il museo archeologico fiorentino, quello di Chiusi, e i parchi archeologici di Populonia e di Roselle e di Vetulonia. Per dare assetto definitivo all'Archeologico di Firenze, creato fra il 1887 e il 1900, e deturpato vent'anni fa dall'alluvione, occorrerebbero altri 30 miliardi dopo i 16 già stanziati e in gran parte spesi; gli altri 50 miliardi sarebbero destinati al resto. Dice ora il soprintendente: -Dalla piazza sono emersi un enorme edificio termale del periodo augusteo e i resti delle mura di cinta della colonia romana-. Ma la •lettura, del terreno è andata oltre: i romani costruirono su edifici etruschi e i reperti strappati alla tenacia della terra hanno raccontato che già nell'ottavo secolo esisteva un centro abitato fra la collina di Fiesole e il fiume che allora non chiamavano Arno. Sono stati tovati •documenti» definiti di estremo interesse, ceramiche greche a disegni geometrici. E scavando ancora sono emersi indizi che risalgono al neolitico: ceramiche e ossidiana. -Riteniamo che un terzo della piazza non abbia più segreti, di un altro terzo abbiamo ricostruito la pianta ma dell'ultima parte, quella davanti alla Loggia dei Lanzi, non sappiamo ancora niente perché dobbiamo ancora scavare-. Le piante ricostruiscono quello che fu il quartiere degli Uberti, potente famiglia ghibellina: le torri che vennero spianate, si dice, sorgevano a pochi metri da Palazzo Vecchio ed erano alte anche 70 metri. Le consideravano un rischio e una sfida, E poi i resti delle chiese di San Romolo e Santa Cecilia. La ricerca nella piazza ri' propone il tormentato nodo della pavimentazione. Dicono alia soprintendenza: -L'esigenza dell'esplorazione archeologica del sottosuolo di Piazza della Signoria è connessa in modo indissolubile con il problema della ripavimentazione-. Il sogno non troppo nascosto degli archeologi è di creare un itinerario sotterraneo che, sfruttando strutture di servizi già esistenti, consenta ai visitatori un'escursione underground dal centro storico all'Arno. Per rinnovare i 7850 metri quadri, ormai logori, del selciato, saranno destinati 3528 milioni, osserva Paolo Cappelletti, assessore ai Lavori pubblici. E' stata accantonata l'idea di rifare il pavimento in cotto, come, sostengono molti, era nel Trecento. Aggiunge l'assessore: -La soluzione approvata, dopo varie ipotesi, prevede la creazione di una griglia in marmo bianco pisano e un interno a maglia di pietra forte, in diagonale quadrato con tonalità sul marrone chiaro. Una soluzione accettata forse non allegramente, ma che comunque è stata scelta-. Nino Gullotti, ministro dei Beni culturali, ha già approvato i lavori che dovrebbero iniziare entro la primavera prossima e andare avanti per un paio di anni. Ma se un solo mattone sepolto sarà toccato, si sussurra a Firenze, tutto si bloccherà. -Io devo rispettare le leggi dello Stato italiano-, dice Cappelletti con una punta di fastidio nella voce per questo rischio neppure tanto remoto. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Cappelletti, Francesco Nicosia, Nino Gullotti, Paolo Cappelletti, Santa Cecilia, Uberti