«Non mi sento più sindaco»

« Non mi sento più sindaco » Palermo: Leoluca Orlando vede segnali di isolamento dai partiti « Non mi sento più sindaco » «Fa notìzia solo la squadra di calcio, non i provvedimenti che prendiamo» - «Nessuno mi ha aiutato a spiegare quello che stavamo facendo» - «Non si governa solo con due lettere di solidarietà di Natta e Almirante» ROMA — -Da giugno non mi sento più sindaco di Palermo' dice Leoluca Orlando. Alle quattro del pomeriggio, sta aspettando da mezz'ora una scorta che tarda ad arrivare. Solo nella strada deserta, senza macchina, senza autista, sotto il palazzone del ministero del Turismo dove s'è svolto l'ultimo atto inutile della vertenza sul Palermocalcio, decide di accettare un passaggio. Perché insiste tanto, signor sindaco? «Perché considero questa del Palermo una vicenda emblematica. Se non riusciremo nei nostri propositi, almeno avremo tentato di introdurre un minimo di trasparenza e di correttezza in un mondo in cui la corruzione non riguarda solo il caso della nostra citta. Eppure c'è chi si chiede se il suo stesso impegno, il suo .stesso accanimento non potrebbero essere spesi per risolvere problemi più urgenti a 1- al 'rmo. •■Scusi, dipende da me se, come dite voi. fa più notizia il mio unico viaggio a Roma per la squadra di calcio dei miei sei precedenti per il centro storico di Palermo? O delle cento sedute di Consiglio comunale dedicate allo stesso argomento? Ci siamo riuniti anche per Ferragosto, ma nessuno ne ha parlato. Lo dico, non perché vorrei 11 comune tutti i giorni in prima pagina, ma perché so a cosa mirano certi argomenti, certi articoli...». A cosa, signor sindaco? -Io mi sono ripromesso di non far polemiche. Ma alcune coincidenze parlano da sole. Domenica un giornale della mia città pubblica un editoriale per dire che Palermo in fondo non muore senza calcio, che i problemi sono altri, e dando sfogo alle proteste dei tifosi si rischia quasi di alimentare una rivolta. Un altro quotidiano nazionale sollecita più attenzione per il centro storico, e descrive "il sindaco insonne da due notti, il ministro che fuma una sigaretta dopo l'altra mentre gli assessori regionali se ne stanno nei loro uffici". Bene: l'indomani, a sottolineare le perplessità non solo locali sul mio operato, il giornale della | mia città ripubblica l'articolo del quotidiano nazionale ma tagliando la frase che riguarda gli assessori regionali. Sta dicendo che a Palermo c'è chi cerca di screditare le sue iniziative, di isolarla politicamente? ■ Dico che certo non sono stato aiutato a spiegare il senso di quel che stavamo facendo. Ma 1 cittadini hanno capito lo stesso. Se parliamo della città, io non mi sento isolato». Qualcuno però è andato a spaccare le vetrine. Ci sono stati scontri, violenze. Un sindaco in questi casi non ha il dovere di prendere le distanze? «S'è fatta molta esagerazione, e posso assicurare che la risposta di Palermo è stata seria e responsabile. Qualche sconsiderato, in queste circo¬ stanze, c'è sempre. Ma allo stadio ho parlato davanti a migliaia di persone attente e composte, gente che, con la squadra, non vuol veder morire in silenzio un pezzo di città.. Insomma la città è stata con lei. Non cosi alcuni commentatori che le rimproverano di puntare molto sull'immagine e realizzare poco. E i partiti? Chi l'ha sostenuto? E' state lei a dire che molti «sono rimasti a guardare». «Io ho avuto accanto a me esponenti di tutte le forze politiche, anche d'opposizione. Il ministro Vizzini questa battaglia l'aveva cominciata prima di me, ed ha avuto un ruolo importantissimo. Il coordinatore della de mi è stato vicino fin dall'inizio. Gli imprenditori sono stati solidali Ma lo stesso Vizzini ha detto che «se non ostacoli, reticenze» ne avete incontrate. Anche dal suo partito, non sembra sia venuto un gran sostegno: nelle sedi ufficiali l'iniziativa era quasi ignorata, qualche assessore s'è mosso per conto suo. Ma poi? «A cosa serve ripeterlo? Certo, non tutti si sono mossi con lo stesso calore. E il mio partito... Beh, per me il partito è Mattarella. certe solidarietà non vado neanche a cercarle. Si spieghi meglio, signor sindaco. «Mi spiego cosi: da metà giugno ormai io non mi sento più sindaco. I miei amici di partito lo sanno, l'ho spiegato ai consiglieri comunali. Un capitolo s'è chiuso, ormai. Non si può fare il sindaco con due lettere di solidarietà in tasca, una di Natta e una di Almirante. Forse potevano servire nella fase di rianimazione della città, quando si trattava dì rilegittimare le istituzioni, di recuperare la credibilità della gente. Ora non bastano più». Cosa, secondo lei, occorre adesso? •Ci vuole un grande impegno per passare alla seconda fase, per aggredire i problemi della città. Naturalmente, si può fare solo in trasparenza, con metodi nuovi: quelli che abbiamo cominciato ad applicare nel primo anno, nelle assunzioni di 1500 operai, in gare d'appalto per 300 miliardi, e che vogliamo inserire anche in questa vicenda della squadra di cai„io». Sindaco Orlando, crede che si farà? «Non so, io lo spero. Ho chiesto a tutti, aspetto risposte. Anche dal governo, visto che Craxi a gennaio è venuto a Palermo, ha preso impegni per giugno sui maggiori problemi della città ma non li ha ancora mantenuti. A questo punto, credo che sia impossibile tornare indietro: rubare non si può più. Ma so che è inutile restare, per me, se non parte una fase nuo- Marcello Sorgi Il sindaco democristiano di Palermo. Leoluca Orlando Cascio

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