S'allontana la visita di Gorbaciov a Roma di Paolo Patruno

S'allontana la visita di Gorbaciov a Roma S'allontana la visita di Gorbaciov a Roma «Problemi interni», dice l'ambasciatore russo Lunkov a Craxi - Un messaggio orale del capo del Cremlino ROMA — Il colloquio dell'ambasciatore Nikolai Lunkov con il presidente del Consiglio Craxi a Palazzo Chigi, incentrato originariamente sulle prospettive della futura visita in Italia di Gorbaciov (ci sarà, ma nessuna data per adesso), si è ampliato, nell'ora e mezzo di durata, con altri spunti che hanno reso questo incontro un'occasione di importante verifica dei rapporti italo-sovietlci. Perché durante la lunga conversazione, Craxi e Lunkov (che ha trasmesso un messaggio orale del capo del Cremlino) si sono scambiati valutazioni sull'attuale fase delle relazioni EstOvest, sul Medio Oriente, sul Mediterraneo, sul terrorismo internazionale. L'ambasciatore Lunkov è rientrato soltanto nel giorni scorsi da Mosca. E dal Cremlino Gorbaciov ha mandato a dire al governo italiano che «al momento attuale non è possibile dire quando potrebbe visitare Roma*. Per smorzare l'evidente delusione di Palazzo Chigi, l'ambasciatore ha avanzato questa spiegazione: «/ nostri leader hanno in questo momento un sacco di problemi di carattere interno. Prima di tutto, dovremo mettere in pratica quello che è stato deciso all'ultimo Congresso del partito, poi dovremo accelerare la riforma economica*. Motivi e difficoltà di ordine interno, dunque, stando a Lunkov, il quale non avrebbe fatto alcun riferimento, nell'incontro con Craxi, allo scontato disappunto sovietico per la prossima adesione italiana al progetto dello scudo spaziale. Qualunque sia il reale motivo, la visita di Gorbaciov, già annunciata come probabile per metà ottobre, è comunque destinata a slittare. Fino a quando? Il diplomatico non ha preso impegni precisi. Ha detto a Craxi: «La fissazione della data non sarà comunque una cosa molto remota. Il fatto più importante — ha aggiunto, rassicurante — è che Gorbaciov è fermamente deciso a venire un bel giorno in Italia. E su questo non ci sono dubbi*. In attesa del «bel giorno*, sembra tramontata l'ipotesi che il leader sovietico arrivi in Italia prima dell'eventuale vertice con Reagan. E le prospettive della visita paiono sfumare in un imprecisato futuro. Qualche dettaglio in più sulla sostanza dei colloqui è emersa da una successiva nota di Palazzo Chigi, la quale ha rivelato che, nel messaggio a Craxi, Gorbaciov ha espresso «la sua preoccupazione per la mancanza di sufficienti progressi nel negoziato globale Est-Ovest*, preoccupazione abbinata comunque a un «immutato impegno ad adoperarsi affinché siano favorite le condizioni per assicurare il successo al programmato vertice sovietico-americano*. In concreto, questo sembra indicare che. nonostante l'ondata di gelo immessa nell'atmosfera della preparazione del summit dal caso Daniloff-Zakharov, il Cremlino sarebbe intenzionato ad andare avanti per arrivare allo svolgimento del vertice. La nota diramata da Palazzo Chigi fa infine un semplice riferimento al Mediterraneo e al Medio Oriente «in rapporto alla nuova ondata di terrorismo*. Poche parole che lasciano affiorare ad ogni modo elementi dì una certa importanza. Il primo è la ribadita disponibilità dell'Urss. enunciata da Lunkov, a collaborare nella lotta contro il terrorismo internazionale: con tanta maggiore buona volontà se nel quadro negoziale per il Medio Oriente, Mosca potesse inserirsi. Il secondo elemento colto da Palazzo Chigi sarebbe una marcata «riserva, di Mosca sul comportamento del colonnello Gheddafi, dopo le sue ultime «sparatepropagandistiche al vertice dei Non Allineati, a Harare. Da parte sovietica, l'enfasi maggiore è stata però data alle prospettive di sviluppo dei rapporti economici bilaterali. L'ambasciatore Lunkov ha preannunciato un potenziamento della collaborazione fra le imprese dei due Paesi anche attraverso inedite formule di joint-ventures, che agirebbero in Urss con una normativa speciale. Secondo attendibili indiscrezioni, queste società sarebbero costituite per il 51 per cento da capitale sovietico e per il restante 49 per cento da capitale italiano. E al nostro Paese verrebbe richiesta, naturalmente, tecnologia e progettazione. In cambio. Mosca sarebbe disposta a un trattamento particolare per quanto riguarda la riesportazione dei profitti e la commercializzazione dei prodotti anche su mercati estranei all'area sovietica. Paolo Patruno