Delitto, castigo e confusione

Delitto, castigo e confusione RAPPORTO SULLE PRIGIONI IN AMERICA; CRISI, POLEMICHE Delitto, castigo e confusione Al Congresso si parla di «pulire le città» - La gente vuole i criminali in galera e subito, ma non accetta nuovi penitenziari vicino a casa: «I prigionieri sono come le scorie nucleari» - Intanto, con 8 milioni di ospiti, le vecchie carceri scoppiano e si ricorre a istituti di pena privati, persino agli arresti domiciliari controllati dal computer - Al «Bar degli ergastolani» NEW YORK — Le prigioni sono così affollate, a New York, che c'è un suicidio per settimana, un atto di violenza grave al giorno, sei omicidi dall'inizio dell'anno. Sempre più pressante giunge una richiesta: i criminali devono andare in prigione subito e restarci a lungo. La popolazione delle carceri è raddoppiata in cinque anni, gli spazi disponibili solo del 5 o 6%. Edifici che nel 1978 erano occupati al 50% ora lo sono al 90%. Le prigioni sono vuote a Seattle, nello Stato di Washington. C'è, nella zona del porto, un locale destinato a diventare famoso nei film e nelle serie tv: il «Bar degli ergastolani-. E' frequentato apertamente, sotto gli occhi dello sceriffo, da centinaia di persone che dovrebbero stare in prigione. Ma un braccio di ferro tra il giudice federale, che esige un trattamento umano e uno spazio minimo per individuo in ogni cella, e le autorità carcerarie, che non sono in grado di concedere quello spazio, ha rovesciato il problema sul sindaco della città, con l'ordine di costruire una nuova prigione. Il sindaco non ha fondi e ha subito indetto un referendum per chiedere un sensibile aumento di tasse. Due terzi degli elettori hanno votato •no». Al «Bar degli ergastolani» la vita trascorre gaia. Ma l'impennata della criminalità a Seattle è stata del 78%. Los Angeles è stata attraversata da due colonne di manifestanti. Una era composta da decine di migliaia di abitanti di East Los Angeles (la zona di Woods e del ghetto) che non vogliono un nuovo penitenziario nel loro quartiere. Porterà droga, elementi pericolosi, dicono. L'altra era organizzata da una coalizione di cittadini allarmati per il dilagare del • delfttó in serie» senza che si trpvi, traccia del colpevole. L'argomento' è così scottante in California che alle elezioni di novembre si voterà anche per un referendum sema precedenti in America. I cittadini decideranno se si deve rimuovere o no il presidente della Corte Suprema, Rose Bird, accusata di occuparsi isolo» dei diritti dei criminali. Il comitato anti-Bird diffonde storie raccapriccianti suH'.intollerabìle liberalismo» del giudice capo della corte californiana, come l'episodio dello stupratore assassino con un carico provato di almeno dieci delitti (tutte le vittime erano minorenni) rimesso in libertà perché la polizia aveva fatto irruzione nella sua casa senza la prevista autorizzazione del giudice. Lo stesso giorno, il secondo martedì di novembre, voteranno anche a Seattle, per decidere con quali fondi co- struire la prigione che continua a mancare. Intanto gli abitanti di Woods hanno detto che impediranno fisicamente la costruzione del penitenziario, sperando di costringere Washington a portare il progetto altrove. «I prigionieri sono come le scorie nucleari», dice il consulente di problemi carcerari Kenneth Kerle, «tutti dicono che bisogna proteggere l'ambiente, ma le scorie nessuno le vuole.. Armati Sotto la pressione irruente dell'opinone pubblica, Parlamento e governo non sono certo insensibili. Ma il problema si manifesta in tre modi che nessuno ha avuto la forza di collegare fra loro. Il primo è la richiesta popolare di un rastrellamento sempre più severo dei criminali e dei sospetti. «Pulire le città» è lo slogan, e i membri del Congresso, nella febbre elettorale, lo ripetono spesso. Il secondo è l'immensa popolazione delle prigioni. Nel 1986 tale popolazione ha raggiunto gli 8 milioni. Il terzo è la circolazione delle armi. Inaspettatamente, e contro le raccomandazioni appassionate della polizia, il Congresso americano ha approvato una liberalizzazione quasi completa. Si è detto: «E' giusto che un padre di famiglia pensi alla propria difesa e a quella delia famiglia». Coloro che hanno combattuto e combattono quella legge dicono che è improbabile che i padri di famiglia siano andati in massa a comprare la rivoltella dopo l'approvazione di quella legge, mentre è facile che se ne siano avvantaggiati i fuorilegge. La pensa così anche la polizia di New York che ha visto il numero dei delitti con armi da fuoco aumentare del 28% dall'inizio dell'86:1-Il 'governatore Quo* mo- ha- proposto una legge che è in aperto contrasto col Parlamento federale. Prevede un anno di prigione per chiunque sarà trovato in possesso di una pistola entro i confini dello Stato. Poiché intanto il problema cresce (in agosto la prigione di Rickers Island, nel cuore di New York, era così affollata che molti prigionieri hanno dovuto passare la notte negli uffici dei commissariati o dei tribunali in cui erano stati arrestati) l'America cerca e dibatte tutte le soluzioni possibili. Una è quella proposta dal giudice Weinstein di Brooklyn. La prima volta, due anni fa, lidia gli è venuta guardando dall'alto del suo bancone il candidato alla prigione che aveva appena condannato a due anni per truffa. Era un contabile di mezza età, miope, curvo, un personaggio da racconti di Dickens. Con la libertà di linguaggio e di decisione dei giudici americani, Weinstein ha osservato ad alta voce: «Uno come lei a Rickers Island durerà al massimo una notte. Devo condannarla a due anni ma non posso condannarla a morte. Vada a casa, si chiuda in casa per due anni», e gli ha dato un foglietto con la data esatta della sua liberazione. Due anni dopo Jack Weinstein ha cominciato a usare il metodo della •prigione in casa» in modo.sistematico. Si è dato il tetto della condanna a tre anni e del crimine non violento (dalle tasse a tutte le forme di imbroglio che però non abbiano come vittime bambini, anziani o incapaci). Il suo ufficio prende contatto con il distretto di polizia locale, la persona continua ad andare al lavoro, può fare la spesa, andare dal medico e in chiesa. Per tutto il resto del tempo rimane in casa e la polizia controlla, giorno e notte, qualche volta solo col telefono. In massa Il sistema si diffonde. Nel Nuovo Messico i prigionieri in casa portano un segnalatore elettronico alla caviglia o al polso, collegato con un monitor della stazione di polizia che controlla ogni movimento. Si moltiplica la ricerca di altre soluzioni. Negli Stati in cui esiste la piaga del guidare in stato di ubriachezza si sta estendendo questa pratica: il condannato deve affiggere sulla porta di casa e sull'automobile un segno vistoso e indelebile che dice: «Sono stato condannato per avere guidato in stato di ubriachezza.. Nella zona di Miami il sistema è già in funzione e ha fatto esplodere molte polemiche. La •Civil liberty Union», associazione di avvocati che vigila sui diritti dei cittadini americani, sostiene che ci si avvia lungo una strada che potrebbe riportare alla pratica della gogna. «Non vedo alcuno scandalo in questa tendenza», sostiene lo sceriffo James Gondles, di Arlington. «I criteri devono essere tre, punire subito, punire in modo esemplare e, se possibile, non sovraffollare le carceri». La maggior parte dei delitti però sono violenti, ci sono vittime che chiedono l'unico risarcimento possibile, la detenzione, e leggi che non possono essere piegate all'emergenza del momento. In Florida e in certe aree della California il problema è così drammatico che per certi arresti in massa che richiedono la detenzione fisica ma non misure di massima sicurezza (soprattutto la carcerazione provvisoria degli immigranti illegali) si son creati campi di concentramento, baracche o tendopoli circondate di reti metalliche, in aperta campagna, dove gli arrestati rimangono finché è possibile rimandarli al Paese dal quale sono venuti. Naturalmente le fughe sono frequenti, a volte fughe di centinaia di persone in una sola notte. Chi è venuto illegalmente da certi Paesi devastati dalla guerriglia nell'America Centrale o nei Caraibi, ha affrontato ben altre prove di sopravvivenza. Nonostante ciò i campi sembrano per ora la sola misura possibile. Ma si affo, .a con forza crescente la .oposta delle prigioni private. «E' il modo in cui è stato risolto il problema degli ospedali, delle chirurgie di alto costo, delle scuole di qualità tecnica e scientifica, dice John Robinson, dirigente della Correction Corporation of America. La C.C A. possiede una prigione modello vicino a Chattanooga, nel Tennessee, una a Houston, una in Colorado. Il gruppo sostiene che la spesa media giornaliera per condannato è di 26 dollari se la prigione è statale, mentre la C.C A. fa pagare allo Stato solo 20 dollari «per vitto, pensione, sicurezza». Naturalmente non esiste sovraffollamento nelle prigioni del C.C A. perché «siamo come un albergo», afferma amichevolmente il capo custode Bradby di Houston: «Quando tutti i letti sono occupati, noi ci fermiamo». / tecnici del sistema carcerario temono che le organizzazioni statali appaiano sempre più spaventose e quelle private sempre più desiderabili. Ma l'altra ragione, spiega il prof. Miller di Harvard, «è che vi sono alcune funzioni che lo Stato non può demandare ad altri. Non può farsi difendere militarmente da altri. E non può passare la mano nel compito di esercitare la giustizia. In quel settore'si colloca il cuore dello Stato». E' vero, ma nel gruppo che ha creato la C.C A. aspettano con fiducia, e hanno messo a bilancio investimenti adeguati e vantaggi evidenti per i prossimi anni. «Arriverà l'onda di piena e noi siamo pronti». Il nodo delle contraddizioni si diffonde dal centro verso la periferia. In luglio il Congresso americano ha preparato un sistema di riduzione del gettito fiscale. In periferia la gente chiede giustizia severa, arresti immediati, detenzioni lunghe, esemplari, dunque più investimenti nel sistema della giustizia. Ma raramente approva le spese enormi che poi si dovrebbero sostenere. Dice il senatore Alien Specter, della Pennsylvania: -E' il più grave problema sociale degli Anni 80. E quanto alle soluzioni, è il più oscuro». Furio Colombo Washington. Teleobiettivo su un penitenziario in rivolta. «Quello delle carceri è il problema sociale più grave degli Anni 80»