L'Enichem (in utile) s'allea con l'lci di Eugenio Palmieri

L'Enichem (in utile) s'ttllèa €on CHIMICA / Jomt venture tra la caposettore dell'Elice il colosso inglese L'Enichem (in utile) s'ttllèa €on DAL NOSTRO INVIATO SIENA — Per un matrimonio celebrato, un altro resta in sospeso o forse si allontana Inesorabilmente. Oggi l'Enichem, la capo-settore chimica dell'Eni, e l'Icl, «Imperiai Chemical Industries», il colosso inglese, hanno ufficializzato la joint-venture che sarà operativa dal 1° ottobre: la nuova società. Ève, «European vinyl corporation», rappresenta l'intesa più significativa a livello europeo per le materie plastiche, il 25 per cento del mercato. 1200 mi liardi di fatturato, enormi risparmi negli investimenti. L'Eni, intanto, torna a chiedere al governo mille miliardi come fondo di dotazione (nell'86 vi aveva rinunciato) per i prossimi tre anni per investimenti all'estero. E' tutto da inventare, invece, l'ac¬ cordo tra Enichem e Montedison. Il negoziato è praticamente fermo da due mesi, quando proprio un anno fa sui giornali apparivano le notizie della «pax» ritrovata tra Eni e Foro Bonaparte. Il presidente dell'Eni, Reviglio, ha confermato che sono state ultimate le istruttorie tecniche tra i due gruppi. Gli impianti in ballo riguardano principalmente Porto Marghera e Priolo, e Reviglio ha fatto capire che se una eventuale Intesa dovesse richiedere una modifica o un aggiornamento del piano chimico, l'ultima parola spetterebbe al governo. A dividere ancora i negoziatori vi sono motivi Industriali e finanziari: la Montedison intenderebbe cedere buona parte di quello che le resta della chimica di base, ad una cifra intorno a 700-800 miliardi; 1 tecnici dell'Eni avrebbero limato molto il numero degli impianti necessari alla razionalizzazione dell'Enichem e, di conseguenza, la loro disponibilità a spendere molto meno rispetto alle cifre circolate finora. Tanto Reviglio quanto il presidente dell'Enichem, Lorenzo Necci, su questo punto non si sono sbilanciati, né hanno fissato una data di avvio dell'eventuale rush conclusivo. Del resto l'Enichem non sembra più avere molta fretta di chiudere il negoziato. La favorevole congiuntura, la fase di razionalizzazione, di consolidamento, con chiusura d'impianti e riduzioni di costi, è a buon punto tanto che si pensa già al passaggio successivo, al rilancio. Il 1986, dopo quattro anni di bilanci in rosso, si chiuderà con un utile di cento miliardi. Necci ha indicato nel processo d'internazionalizzazione uno dei capisaldi della strategia Enichem nei prossimi anni. Un argomento sostenuto anche dal presidente dell'ici. H. Jones, presente alla conferenza stampa svoltasi al centro ricerche della Sciavo, uno dei gioielli del gruppo. Infatti già si parla di una nuova joint-venture, nel settore dei polimeri, tra l'Enichem e un altro gruppo europeo: 1 contatti sono in corso e, secondo indiscrezioni, sarebbero stati avviati con uno dei colossi tedeschi. Più ardua appare la strada delle acquisizioni per rendere l'industria chimica italiana meno dipendente dall'estero: quest'anno il deficit commerciale chimico arriverà a settemila miliardi. Dopo 11 fallimento dell'acquisto dell'americana Uniroyal Chemical, che aveva determinato un duro scontro tra il management dell'Enichem e la giunta dell'Eni, che bocciò clamorosamente la proposta. Reviglio è sembrato estremamente prudente. Oltre a chiedere alla legge finanziaria mille miliardi, che appunto potrebbero servire a nuovi investimenti in questo come in altri settori dell'energia, ha detto che •gli innesti devono essere ben mirati, che il mondo è pieno di acquisizioni fallite e di venditori di patacche*. Secondo Reviglio la chimica italiana è ancora provinciale e quindi non si può muovere con la stessa flessibilità delle grandi multinazionali. Eugenio Palmieri

Persone citate: Bonaparte, Jones, Lorenzo Necci, Necci, Priolo, Reviglio

Luoghi citati: Porto Marghera, Siena