Ma non è il '29 di Renato Cantoni
Ma non è il '29 L'ombra di debiti e dollaro Ma non è il '29 Si dice generalmente che un raffreddore a Wall Street equivale ad una polmonite negli altri maggiori mercati finanziari internazionali. Quanto è capitato giovedì e venerdì a New York è ben di più di un semplice raffreddamento e non deve stupire il clamore che si è alzato in tutto il mondo. Che il mercato azionario Usa fosse da tempo troppo spinto e in totale antitesi a quanto succedeva in campo economico-produttivo non vi è alcun dubbio e, periodicamente, sono scoppiate grida d'allarme, presto soffocate, però, da ulteriori spinte al rialzo degli indici di Borsa. Non per nulla anche questa volta, proprio la settimana scorsa, l'indice «Dow Jones» dei 30 maggiori titoli industriali aveva segnato a New York un nuovo massimo assoluto. Probabilmente questo andamento era causato dall'interesse che avevano molti operatori finanziari a impedire una inversione di tendenza, proprio nel momento in cui stavano preparando nuove spettacolari avventure rialziste. Il crollo di giovedì scorso è stato incisivo soprattutto se si tion conto del volume record degli scambi. A vendere sono stati molti investitori istituzionali, già da lungo tempo preoccupati dell'andamento anomalo della Borsa. I ribassi di venerdì nei principali mercati occidentali devono essere considerati come la conseguenza di un ciclone che non può essere passato senza aver provocato gravi danni, soprattutto psicologici. . Occorre tener presente che i corsi di molti.titpliui Europa e in Giappone sono' considerati dagli analisti specializzati eccessivamente elevati ed è sufficiente un colpo di vento per riportare in primo piano una situazione perversa che non può du¬ rare all'infinito. A tutto ciò va aggiunta la guerra delle monete e dei tassi d'interesse che è ben lungi dall'essere risolta e il nervosismo sui mercati dei metalli preziosi che e un chiaro indice di grande incertezza nel futuro dell'economia mondiale. In Italia poi la serie di ribassi in Piazza degli Affari, che ha divorato tutti i guadagni messi a segno in precedenza durante il ciclo borsistico che si concluderà mercoledì, rappresentano il puntuale risultato di una irresponsabile campagna di voci e di proposte che si riferiscono alla tassazione di redditi provenienti da titoli di Stato o dai profitti su compravendita di azioni cui si è aggiunta, questa volta, anche l'infelice idea di riproporre una imposta sul patrimonio. Non vi sono state quelle disordinate vendite che in maggio hanno provocato il crollo del mercato, ma l'immediato precauzionale arresto degli acquisti e, come capita sempre in queste evenienze, sono stati sufficienti pochi realizzi per deprimere i corsi. Cosa ci si può attendere in un prossimo futuro? La crisi in atto è profonda e assisteremo a giornate nervose in cui le irregolarità saranno molto frequenti e di ampia dimensione. La tanto temuta depressione, che dovrebbe addirittura oscurare la storica caduta del '29, non è forse alle porte, ma questa volta vi è un altro grande avversario da sconfiggere: la debolezza del dollaro, cui deve essere aggiunto il colossale indebitamento estero di molti Paesi che potrebbe, da un giorno all'altro, ^mettere in difficoltà le banche centrali. E' proprio questa eventualità una delle maggiori cause dello sconquasso dei mercati finanziari. Renato Cantoni
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