Scuola Usa, quattro in pagella di Ennio Caretto

Scuola Usa, quattro in pagella Il ministro William Bennett ha denunciato la grave crisi dell'istruzione elementare Scuola Usa, quattro in pagella Molti alunni non sanno leggere né contare e pensano che l'Urss sia in America Centrale - L'amministrazione Reagan propone di affidare le direzioni didattiche a manager e ufficiali in pensione - Il modello degli istituti cattolici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Il 20 per cento degli alunni delle quinte elementari del Texas ha cosi ridisegnato il mappamondo: gli Stati Uniti al posto del Brasile, l'Urss in America Centrale, e l'Africa ai confini col Canada. Uno scandalo? Affatto. Due anni fa, il 20 per cento degli universitari della Carolina del Nord non aveva fornito prova migliore: per loro Atlanta, la città di «Via col vento., era uno Stato, e non erano riusciti a indicare sulla carta dell'America né Los Angeles né San Francisco. .L'analfabetismo geografico — si è lamentato Bill Honig, l'assessore all'Istruzione della California — è la pecca piti grave della nostra scuola... Dalla fine della guerra, quando quell'intruglio chiamato studi sociali ha mescolato storia, geografia e altri corsi umanistici, abbiamo smesso di parlare ai nostri figli della Terra, delle nazioni, della flora, della fauna'. Su questa pecca della scuola americana, e su numerosissime altre denunciate in un provocatorio saggio dal ministro dell'Istruzione William Bennett, si sono accese questa settimana, alla riapertura delle elementari, polemiche senza precedenti. Bennett, 45 anni, aggressivo come i veri reaganauti, ha dato alle elementari un secco «insufficiente», e ha proposto una riforma radicale del curriculum scolastico. Nel saggio intitolato «Prima lezione: un rapporto sull'istruzione elementare», ha denunciato «l'incapacità di troppi alunni, tuttavia promossi, di leggere e scrivere correntemente... Di addizionare, sottrarre, moltiplicare e dividere senza errori... la loro ignoranza dei principi fondamentali della cultura dell'Occidente e delle leggi della fìsica*. Per salvare l'istruzione primaria, ha proclamato Bennett, gli insegnanti devono essere più qualificati, i corsi meno superficiali, gli orari più lunghi, la disciplina meno labile. I testi scolastici devono essere riveduti e corretti, i compiti a casa ripristinati. Soprattutto non va promosso chi non lo merita. Semplice buonsenso? Certo. Ma era dal 1953 che negli Stati Uniti nessun ministro assumeva una posizione del genere sulle elementari. Il Paese dei rapporti e delle statistiche per eccellenza si era concentrato sui difetti dell'istruzione superiore, senza quasi rendersi conto che le loro radici affondavano nelle 80 mila scuole primarie, che formano la palestra di vita del futuri cittadini. William Bennett ha pubblicato il saggio in coincidenza con l'inizio del nuovo anno accademico. Su alcune sue proposte è stata subito battaglia. Ad esempio, quando il ministro ha ipotizzato di affidare le direzioni didattiche non solo agli insegnanti, ma anche al managers, ai finanzieri, o agli ufficiali dell'esercito a riposo, «gente abituata a organizzare e a produrre', il sindacato è insorto: «Ve lo vedete il generale Patton fare il preside?», ha chiesto un sindacalista Sam Sava. 'Come si comporterebbe? Con la durezza con cui guidò l carri armati nelle Ardenne?: Il sindacato si è opposto anche all'idea di creare «una meritocrazia degli stipendi' tra i maestri, «fi ministro — ha detto Sava — provveda a liberare le scuole dalla droga. Al resto penseremo noi». Il rapporto Bennett ha però raggiunto ugualmente il suo obiettivo: l'avvio, per la prima volta in più di trent'anni, di un dibattito a livello nazionale sull'istruzione elementare. Grazie al ministro, dopo mezzo secolo l'America si sta chiedendo se nelle scuole non occorra una rivoluzione simile a quella scatenata dal presidente Reagan nelle tasse. Si accorge d'improvviso, come ha notato un recente studio della celebre fondazione Carnegie, che 'il sistema d'istruzione di massa ideato ai primi del Novecento per un'economia di massa, fallirà se non saprà adeguarsi ai nuovi standard qualitativi dell'Europa e del Giappone'. Il rinnovamento delle elementari, ha ammonito la fondazione nel suo studio, .è un prezzo modesto da pagare per la preservazione del nostro livello di vita e della democrazia'. I sintomi della decadenza del sistema scolastico sono incontestabili. Oli analfabeti adulti negli Stati Uniti ammontano a 23 milioni di per¬ sone, quasi il 10 per cento della popolazione. Al liceo, il 60 per cento degli studenti non sa riassumere o trarre una conclusione da ciò che legge. Tra i bambini, gli alunni migliori non sono quelli nati in America, ma gli immigrati più recenti, di solito asiatici. Nei concorsi internazionali, i bambini Usa risultano spesso al di sotto della media. .C'è da meravigliarsi?', ha tuonato Bennett, ri¬ ferendosi alla nazione che è assurta ad esempio per gli Stati Uniti, «in Giappone vanno a scuola persino il sabato, perdono poco tempo davanti alla tv e le famiglie si preoccupano che a casa studino invece di giocare: E' una radiografia inquietante, che induce uomini come Lester Thurow, l'economista del Massachusetts Institute of Tecnologi), a disperare del futuro. «La nostra non è la scuola degli asini — dichiara Thurow —, ma un terzo della manodopera ha nozioni più. confuse di quelle di un ragazzo delle medie. Se limput dei cittadini della nostra società è cosi basso, come possiamo ambire a un output qualitativamente alto?: Il governatore del Colorado, Richard Lamm, detto «Il giorno del giudizio» per le sue manie di Cassandra, presenta la situazione in maniera ancora più drammatica: «Le elementari sono troppo permissive — sostiene — ne escono dei rammolliti intellettuali. Competere coi giapponesi? Ma non facciamo ridere'. Parliamo con l'ex rettore dell'Università di Yale, Giamatti, un italiano che è diventato uno dei massimi esponenti della cultura Usa. Ci spiega che dietro la crisi dell'istruzione primaria americana si celano traumi sociali che vanno ben oltre quelli temporanei del '68. Sono la latitanza della famiglia, dove la donna ha un impiego esterno in oltre il 50 per cento dei casi: l'incuranza dello Stato per i maestri, a lungo trattati da lavoratori di serie B; il terrore dell'opinione pubblica, specialmente negli Anni 70, per la violenza e la droga nelle scuole superiori; e cosi via. Giamatti ritiene che nell'ultimo ventennio la necessità di proteggere fisicamente gli insegnanti delle medie e dei licei, e mantenere l'ordine soprattutto nelle metropoli, di combattere gli spacciatori di stupefacenti, ha relegato il problema delle elementari in secondo piano. Nel momento stesso in cui ne addita cosi vigorosamente i mali, comunque, il ministro Bennett e con lui quasi l'intero corpo accademico affermano che la scuola primaria americana può benissimo essere recuperata. Nell'83, facendo di ogni erba fascio, una commissione elaborò un rapporto intitolato «Una nazione in pericolo», che destò scalpore. In esso si afferamava che la scuola Usa nel suo complesso «é erosa irrimediabilmente da una marea montante di medriocrità'. Bennett respinge questo giudizio senza speranza. «La marea è in ritirata — ribatte. — Finita la contestazione studentesca è incominciata una profonda opera di risanamento... I la spinta alle riforme è stata ed è tale che la situazio:ie oggi appare molto migliore di quella di cinque o tre anni fa.. Non mancano le pezze di appoggio allo spirito battagliero e al cauto ottimismo del ministro. Gli insegnanti vengono rivalutati: tra l'81 e l'86, i loro stipendi sono aumentati del 36 per cento, e ora sì aggirano in media sui 25 mila dollari all'anno, 35 milioni di lire. La piaga più grave, l'assenteismo degli allievi, è diminuita del 40 per cento, mentre il livello dei voti è aumentato del 10 per cento e sale ancora. L'istruzione, e non più lo sport o la musica leggera, è divenuta la scorciatoia al successo negli Stati più poveri come la Carolina del Nord e la Carolina del Sud, che detengono i primati nelle promozioni. «La scuola ha toccato il fondo, ma sta risalendo — sottolinea Bennett. — C'è ancora molto, moltissimo da fare, ma è chiaro lo sforzo di adeguarla alle esigenze della società moderna'. 'Un punto di riferimento importante — dice il sociologo Robert Coles, che pure è contrario all'insegnamento della religione — sono le scuole parrocchiali, in genere più disciplinate, con un curriculum più severo, le classi meno numerose e i genitori più attentU. Frequentate anche dai non cattolici, queste scuole formano una struttura parallela a quella delle scuole pubbliche, naturalmente a pagamento. Il loro modello è fuori discussione: i risultati sono buoni, e talvolta le famiglie aspettano per anni per iscrivere i figli. Coles osserva che la scuola pubblica potrebbe mettersi gradualmente al passo, ma che in questo è implicita la discriminazione nei confronti dei meno abbienti, che si accentua all'ingresso nelle università: il «college, americano di solito è privato, e il suo costo medio raggiunge ormai i 10 mila dollari annui. 'Alla fine — conclude il sociologo — è questione di investimenti. Il governo deve stabilire le sue precedenze: siamo in molti a pensare che in testa alla graduatoria dovrebbe esserci l'istruzione'. | Ennio Caretto