Daniloff, un caso aperto di Emanuele Novazio

Daniioff, un caso aperto Nuove accuse da Mosca dopo la liberazione del giornalista Daniioff, un caso aperto Gherasimov: «Washington mente, gli abbiamo fornito le prove che è una spia» - «Tuttavia una soluzione per via diplomatica può essere trovata» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La consegna di Nicholas Daniioff all'ambasciatore americano dimostra che l'Urss «non vuole che un incidente banale e secondario influenzi lo sviluppo delle reIasioni con gli Stati Uniti»; «una soluzione definitiva della vicenda può essere trovata per via diplomatica»; ma per facilitare le cose, l'amministrazione di Washington farebbe meglio a smettere di «scuotere la barca* con affermazioni volte soltanto a -dlsinformare l'opinione pubblica-: 11 governo americano infatti 'ha ricevuto le prove dettagliate che Daniioff agiva per conto della da-, e «tra il materiale a sua disposizione e le dichiarazioni che fa c'è un grosso salto». Continuando cosi, Washington dimostra soltanto di voler alimentare un'isteria anti-sovietica. Ventiquattro ore dopo la liberazione di Nicholas Daniioff, il portavoce del ministero degli Esteri, Gherasimov, ribatte con stizza alle dure dichiarazioni di George Shultz (.Daniioff resta un ostaggio», ha detto il segretario di Stato Usa). E ribadisce la posizione di Mosca: il giornalista è una spia. Le prove finora rese note, anzi, «non sono tutte quelle a disposizione» del Kgb. Ce ne sono altre, riferite da testimoni sovietici dei quali Gherasimov fornisce soltanto le iniziali: L„ A. e J. Oltre ad ottenere informazioni segrete sulle truppe e gli armamenti sovietici in Afghanistan, -Daniioff prese contatto con il capo delle operazioni Cia a Mosca, Natirboff» (l'ex consigliere per gli affari regionali, che ha lasciato Mosca alcune settimane fa). E ottenne informazioni sul trattamento dell'uranio e delle scorie radioattive - in Urss (-argomenti considerati segreti?», gli ha chiesto un giornalista americano; «Da noi si, ogni Paese ha le sue leggi», ha risposto). Ghennady Zacharov, il fisico sovietico arrestato a New York con l'accusa di spionaggio, è al contrarlo «vittima di un tranello della da»: quando fu fermato, un agente del servizi segreti americani gli aveva appena messo in tasca, a sua insaputa, una busta con documenti compromettenti. « Tra Daniioff e Zacharov, dunque, non c'è stato alcuno scambio: perché Zacharov è innocente», ha detto sorridendo Gherasimov. La posizione di Mosca, insomma, resta speculare a quella americana: come il compromesso suggerito dallo stesso Daniioff lasciava intendere, le due parti insistono con forza sugli aspetti dell'accordo che meglio consentono di giustificare le proprie tesi. Mosca ripete che Daniioff è una spia, e dunque — battute di Gherasimov a parte — che uno scambio c'è stato; Washington riafferma gli aspetti «umanitari» del compromesso, e ribadisce l'innocenza del giornalista. C'è un grande spazio, tra le due posizioni; e le polemiche proba- bilmente continueranno ancora, in attesa di trovare un secondo, definitivo compromesso. Ma la duplice consegna alle ambasciate, pur con le ambiguità e gli Interrogativi irrisolti che si porta appresso (hanno ■ ottenuto più vantaggi i sovietici o gli americani?, è stata Mosca a fare marcia indietro dopo la dura reazione americana, o hanno ceduto gli Usa, accettando uno scambio?) resta una svolta nel caso. Ha eliminato l'elemento più pericoloso e gravido di conseguenze nelle relazioni tra i due Paesi: la detenzione del giornalista. Daniioff, ieri, ha rinunciato a una conferenza stampa. Ha preferito far leggere alla moglie una dichiarazione, cauta nel tono, misurata, senza grandi novità nella sostanza: « Vi assicuro che non ho avuto rapporti con nessuna agenzia spionistica (...), tutto quel che ho fatto l'ho fatto di mia iniziativa o a richiesta del mio giornale (...), non sono un uomo libero e non posso entrare per ora nei dettagli del mio caso (...) ma credo sia venuto il momento di raffreddare le acque: temo che tutto questo clamore potrebbe sfuggire di mano e mandare all'aria un processo molto più importante del mio caso o del caso Zacharov». La signora Daniioff, emozionata e stanca, ha fornito altri dettagli: ogni mattina il giornalista — che abiterà in ambasciata ma potrà muoversi liberamente per Mosca — dovrà telefonare all'ufficiale del Kgb che conduce l'inchiesta («ma oggi Valéry Sergadeyev non ha risposto»). E ha completato il racconto del marito: gli investigatori sovietici si sono dimostrati -molto sofisticati e abili»; il suo compagno di cella un po' meno: -Quando ha saputo che Nick sarebbe uscito, voleva dargli una formula matematica da portar fuori». Emanuele Novazio

Persone citate: George Shultz, Gherasimov, Nicholas Daniioff