Deliri a Palermo
Deliri a Palermo AUTORITÀ' E PALLONE Deliri a Palermo Da oltre mezzo secolo il mio cuore batte per una squadra di calcio: come capita a ogni tifoso, non solo mi rallegrano le sue vittorie, numerose, ma mi seccano soprattutto, chissà perché, i successi di alcune sue rivali. Questa confessione pubblica offuscherà per molti la mia immagine professionale: come conciliare la ragionevolezza richiesta dalla filosofia con l'irrazionalità della passione sportiva? Debbo tuttavia farla. E' istruttivo, infatti, che chi riflette sulla condizione umana sperimenti in se stesso che nell'uomo non c'è soltanto l'istanza della ragione. Inoltre, la confessione può evitare che si attribuiscano alla boria dell'intellettuale le considerazioni suggeritemi dalle manifestazioni di piazza che le tifoserie locali vanno organizzando in varie città sul primo e alto esempio della nostra capitale. Partecipo emotivamente al dolore dei tifosi colpiti dalla retrocessione della propria squadra, che pur ha venduto partite. Condivido la delusione degli altri tifosi in cui i giudici sportivi hanno prima suscitato e poi distrutto la speranza di ripescaggio della squadra in una serie superiore. Capisco anche lo sgomento dei tifosi palermitani che si trovano privati della loro squadra, radiata dai campionati per aver accumulato miliardi di debiti, senza che si sia trovato, nonostante rinvii penosi, chi se ne accollasse il pagamento. Ma vado oltre, ben sapendo che, quando gli individui spinti dalle passioni formano massa, si hanno conseguenze di stupida violenza. Si spiega quindi che a Palermo, come da altre parti, si siano rotti lampioni, rovesciate automobili, bloccato il traffico, proferite reboanti minacce, come quelle del taxista che vorrebbe tagliare «gola e gambe»'a chi ha radiato il Palermo. Sono «innocenti» esagerazioni di chi è esasperato dal caos della circolazione: il primo «taglio» sarebbe già risolutivo. E chi ha bruciato i cassoni dell'immondizia è, senza volerlo, un bandito che rimedia le lacune della nettezza urbana. La mia partecipazione di tifoso è dunque assai ampia. Ma' nel caso di Palermo si imbatte in un limite invalicabile: il comportamento di un gruppo di amministratori pubblici, da un ministro al sindaco a vari assessori, i quali, anziché responsabilmente fungere da pompieri contro il divampare di cieche passioni nelle masse, se ne sono fatti gli incendiari. Nel leggere certe loro dichiarazioni deliranti, in cui traspare anche il desiderio che il denaro pubblico taciti i debiti sportivi, si teme che l'istanza della ragione non solo venga affievolita dalla passione ma talvolta sia del tutto spenta. Ancor più delle piazzate di tifosi e amministratori (i quali imputano la radiazione per insolvenza di una squadra di calcio a faide di partiti e di correnti), preoccupano tuttavia le reazioni romane. Ci sono subito stati ripensamenti e mezze promesse da parte dei responsabili nazionali degli organismi calcistici, così sensibili alle pressioni dei politici. E già si prepara qualche nuovo pastrocchio che tenta di accontentare tutti a scapito del rispetto per la legge. Pure il tifoso più appassionato si rende ormai conto che ciò che avviene nel calcio è anche un piccolo ma drammatico indice della melma in cui, assieme alla certezza del diritto, dolcemente sprofonda la nostra partitocrazia. Francesco Barone
Persone citate: Francesco Barone, Pallone
Luoghi citati: Palermo
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