Altalena impazzita a Wall Street

Altalena impazzita a Wall Street Altra giornata drammatica alla Borsa di New York dopo la rovinosa caduta di giovedì Altalena impazzita a Wall Street In mattinata il «Dow Jones» è calato di 50 punti per recuperarli a mezzogiorno e poi perderne oltre 34 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Wall Street ha vissuto ieri un'altra giornata drammatica, che dopo la sua rovinosa caduta di giovedì si è ripercossa negativamente su quasi tutte le altre borse del mondo. A due ore dall'apertura, l'indice Dow Jones dei titoli industriali era sceso di un'altra cinquantina di punti, facendo temere un crollo analogo a quello del «crack» del venerdì nero del novembre '29. Circa 60 minuti più tardi, a mezzogiorno circa, le diciotto ora italiana, l'indice aveva recuperato tutto il terreno perduto, ed era anzi risalito di quasi un punto rispetto alla chiusura di giovedì. Non è passata neppure un'ora, però, che il Dow Jones ha subito un nuovo capitombolo, calando di 25-26 punti, e restando a quel livello sino alle quindici locali, le ventuno italiane. Al momento della chiusura l'indice si è fermato a quota 1757.71 con una caduta di 34,17 punti. In due giorni il 11 vello del Dow Jones è calato di 120 punti con una complessiva perdita percentuale del 6,5%. Nel corso della convulsa giornata, le trattazioni hanno stabilito un nuovo record: le azioni transate hanno superato i 240 milioni, contro la media giornaliera di 140 mi' lioni. L'attività è stata sempre frenetica, col «tlcker», il nastro con le quotazioni, mezz'ora in ritardo sugli scambi. Nella cacofonia e nel nervosismo del tempio della finanza americana, la reazione dominante, verso la fine della seduta, è parsa tuttavia di sollievo. Si avvertiva la sensazione che, almeno per questo week-end, il peggio era stato evitato. Su tutti pesava l'incubo che la caduta di 86 punti dell'indice Dow Jones dei titoli industriali di giovedì si ripetesse: un calo del 9 per cento in due giorni non sarebbe stato troppo lon tano da quello di quasi il 13 per cento del venerdì nero dell'ottobre del 1929, con effetti catastrofici. E' difficile dire quaU fattori abbiano influenzato il mercato azionario alla chiusura settimanale. La paura dell'in- nazione e dell'aumento dei tassi d'interesse di giovedì è rimasta forte. Le statistiche hanno dimostrato che il rincaro del prezzi si accentua lievemente, e che il pericolo di una restrizione del credito è concreto, anche perché la crescita degli aggregati monetari sembra sfuggire al controllo della Riserva Federale. Nulla scoraggia la finanza quanto la prospettiva di una contrazione economica, prospettiva che ieri non è stata fugata neppure dai confortanti dati sull'ascesa della domanda ad agosto. Si è registrata anche inquietudine per le vendite automatiche fatte coi computers: essi sono programmati per liberarsi delle azioni al di sotto di un certo livello, e giovedì hanno contribuito al panico. Ancora più problematiche appaiono le previsioni per la settimana entrante. Se il Congresso desse segno che il deficit del bilancio dello Stato non può essere ridotto, gli investitori probabilmente si tirerebbero indietro, nella convinzione che i tassi d'inte resse dovrebbero alzarsi ulteriormente per attirare 1 capitali stranieri necessari a fi nanziare il disavanzo pubbli' co. Un'altra incognita è rappresentata dalla possibile corsa ai fini di realizzo. L'indice Dow Jones dei titoli industriali ha raggiunto all'ini¬ zio del mese la quota record di 1920, e ieri alle quindici si trovava a 1766: ha consentito guadagni enormi, ma i possessori delle azioni potrebbero temere di perderli tutti se restassero aggrappati a esse, rischia cioè di ripetersi il fenomano del dollaro, che da quota 2000 è sceso a 1400. I terribili alti e bassi di Wall Street hanno ieri giovato ai metalli preziosi, in particolare all'oro, il cui prezzo è aumentato di 10 dollari l'oncia di fino, e alla stessa moneta americana, che ha terminato la settimana all'insegna del rialzo. Il dollaro, col suo graduale apprezzamento, ha raggiunto le 1433 lire, i 2,08 marchi tedeschi e i 156 yen giapponesi: sia pure in maniera non massiccia, la Bundersbank è intervenuta, vendendo dollari, quando la divisa Usa ha brevemente su perato il livello di guardia di 2,10 marchi. In un primo, breve commento al ruzzolone di Wall Street, la Morgan, una delle banche più rispettate, ha di chiarate che a suo parere «Za Borsa sta cercando un assestamento verso il basso da cui ripartire-. Il livello giusto è a parere degli ottimisti intorno a 1700 punti: dei pessimisti intorno ai 1600. Di una ripre sa dopo un periodo di alti e bassi dubita solo una minoranza, sia pure forte, e. e New York. L'attività a Wall Street, dove giovedì scorso l'indice Dow Jones è calato di 86,61 punti, cioè 4,61 per cento (Ansa-Afp)

Luoghi citati: New York, Usa, Washington