« Vogliono uccidere il giudice Palermo»

« Vogliono u€€Ìdere il giudice Palermo» Un detenuto rivela il piano della mafia « Vogliono u€€Ìdere il giudice Palermo» ROMA — Il giudice Carlo Palermo sarebbe ancora una volta nel mirino della malavita organizzata. Dopo il fallito attentato del 2 aprile 1985, a Trapani, sarebbe infatti stata progettata una nuova azione delittuosa. A rivelare l'esistenza del piano è stato un detenuto durante un lungo colloquio che, a sua richiesta, ha avuto alcuni mesi fa a Roma con il pubblico ministero Giancarlo Armati. Nonostante il riserbo, si è appreso che l'informatore avrebbe fornito al dottor Armati precise ' informazioni che coinvolgono nel progetto delittuoso esponenti della mafia e della 'ndrangheta. Ritenendo fondate le rivelazioni del detenuto, il dottor Armati ha aperto da tempo un fascicolo intestato «atti relativi a...» chiedendo contemporaneamente la collaborazione della polizia per accertare la fondatezza delle rivelazioni. Sugli sviluppi dell'indagine viene mantenuto per il momento il riserbo; negli ambienti giudiziari è stato confermato che l'indagine preliminare esistè, ma non sono stati rivelati particolari. Il giudice Palermo, allorché subì l'attentato, era stato trasferito da poco tempo a Trapani ed aveva sostituito il giudice Antonio Costa (arrestato nell'agosto del 1984 per presunti contatti con la mafia). Al magistrato, che a Trento aveva svolto una maxinchiesta su traffici illegali di armi e stupefacenti a livello internazionale, vennero affidate delicate indagini, che potevano ricollegarsi con l'inchiesta veneta. Il 2 aprile dell'85 un'auto imbottita con oltre cinquanta chilogrammi di tritolo, parcheggiata sul litorale di Trapani, fu fatta esplodere con un radiocomando al passaggio della «132» del magistrato e della «Ritmo» con la scorta. Per fatalità una quarta automobile si trovò a far da scudo all'auto del giudice Palermo. Nell'esplosione morirono Barbara Asti, 30 anni, e i suoi due figlioletti Salvatore e Giuseppe. Cinque agenti dell'auto di scorta rimasero feriti. Il giudice Palermo, ricoverato in stato di choc e ferito ad una caviglia, disse di aver ricevuto delle minacce di morte: «La t, "Ha voleva colpire un duplice bersaglio, me e le Istituzioni. Voleva dimostrare che le Istituzioni possono essere poste nel nulla con un'azione dimo¬ strativa, plateale. Avrebbero potuto uccidermi più facilmente a casa-. Dopo essere scampato all' attentato, Palermo fu trasferito a Roma, al ministero di Grazia e Giustizia, dove presta attualmente servizio. La storia di Carlo Palermo, 40 anni, sposato, due figlie, con l'etichetta del giu« dice scomodo, comincia Guardia di Finanza mette le mani sui depositi clandestini di droga nel Trentino. Trafficanti di eroina raccontano come la «roba» sia merce di scambio per fucili e pistole. La maxi-inchiesta «armi e droga» comincia cosi. L'indagine si arricchisce di particolari e personaggi inquietanti. Palermo diventa un personaggio ma sono in vista le prime grane. Su un mandato di comparizione, spiccato contro il finanziere socialista Mach, scrive i nomi di Bettino Craxl e Paolo Pillltteri. L'arresto di due avvocati è un boomerang, poi arriva la lettera di Craxi che chiede al procuratore generale della Cassazione che apra un procedimento disciplinare nei confronti del giudice. Tra denunce e convocazioni al Csm, Palermo riesce a chiudere l'inchiesta «armi e droga» e rinvia a giudizio 37 persone. Poi sceglie Trapani come nuova sede e vi arriva una mattina di febbraio con scorta e auto blindata. Qualcuno ironizza sull'eccessiva protezione accordata al giudice.

Persone citate: Antonio Costa, Barbara Asti, Bettino Craxl, Carlo Palermo, Craxi, Giancarlo Armati, Paolo Pillltteri