Zerka, la vestale dello psicodramma di Osvaldo Guerrieri

Zerka, la vestale dello psicodramma INTERVISTA CON LA MORENO, PROTAGONISTA TRA SCIENZA E TEATRO Zerka, la vestale dello psicodramma In Italia la moglie dell'allievo di Freud che inventò lo spettacolo-terapia - I difficili anni da pioniere; la fama a New York - «Così cerco di far felice la gente, di arricchire la sua vita» ROMA — Zerka Moreno si considera la vestale dello psicodramma. La definizione le piace, in un certo modo la lusinga. E' stata la moglie di Jacob Levi Moreno, lo psicoanalista di Bucarest allievo dissidente di Freud, che teorizzò per primo la necessità di applicare la psicoanalisi al teatro per scopi curativi. Dopo la morte di Jacob, a New York nel 1974, la signora Moreno non solo ha sviluppato 11 lavoro del marito, ma ne ha anche esportato la lezione con dimostrazioni-spettacolo che hanno girato l'Occidente. Nell'82, al Flajano di Roma, propose un'improvvisazione su Questa sera si recita a soggetto di Pirandello. In questi giorni, alla Casa del Sole nei Castelli Romani, è al lavoro con un gruppo di tossicodipendenti. Lunedi, al Carignano di Torino, con la regia di Ottavio Rosati, impegnerà se stessa e gli spettatori in Ciascuno a suo modo che, con i Sei personaggi in cerca d'autore, è forse l'opera più «psicodrammatlca» di Pirandello, quella in cui il personaggio reclama di essere ciò che è, indipendentemente dalla volontà dell'autore. Strana la parentela tra Moreno e Pirandello. I due non si frequentarono né si conobbero. Mn un legame indiretto esisteva. Racconta la signora Zerka: «Quando Moreno era in Austria, sovrin tendente in un campo profughi, divenne amico dello psicologo italiano Ferruccio Barisoni al quale parlò delle proprie teorie. E' probabile che Bàrisoni abbia portato a Roma le idee di Moreno*. Ma Moreno entrò in contatto con l'ambiente teatrale italiano. «Conobbe soprattutto la Duse, all'epoca in cui era legata a D'Annunzio. Lo colpì il fatto che Eleonora rifiutasse di imparare a memoria la parte e recitasse con l'aiuto di molti suggeritori: respingeva inconsciamente la parola dell'autore, tendeva all'improvvisazione. Tutto questo faceva un certo effetto su Moreno, riconosceva nel teatro i conflitti che la psicoanalisi ha sempre cercato di sciogliere: Il rapporto con la Duse fu dunque una specie d'illuminazione, forni a Moreno la dimostrazione dello stretto legame che unisce il teatro alla pratica analitica. Ma lo psicodramma era già nato. Moreno lo aveva sperimentato negli Anni 20, nel giardini di Vienna, con bambini, disadattati e prostitute. Era un pioniere, poco amato e poco compreso; 1 suoi colleghi lo trattavano con sufficienza, talvolta con sdegno. Forse fu per questa ragione che emigrò negli Stati Uniti dove, a partire dagli Anni 50, lo psicodramma fu salutato come un evento. Al di là della pratica curativa, 1 visitatori della cantina di New York erano eccitati da quello strano gioco teatrale; da quell'entrare e uscire di scena allo scoperto, da queirimprowl8are su un'idea prestabilita, da quel tracciato di arte e vita altamente teso e perdutamente a vuoto. Lo psicodramma divenne un genere alla moda. Qualcuno, tornando da quella famosa cantina vicino alla Cinquantesima Strada, riferiva di aver visto Moreno alla cassa, spagnolesco, infantile, un po' abbondante di .pancia, e Zerka ai bordi del palcoscenico, pronta ad accendere la miccia dell'improvvisazione, a dispiegare la drammaturgia della vita, senza scene, con l'azione che si tende e si riflette tra luci povere, lontanissime dalla retorica della scenotecnica. Ma Zerka corregge. Suo marito, dice, non è mai stato alla cassa, gli ripugnava maneggiare il denaro, «anzi nei primi tempi non ci facevamo nemmeno pagare*. E poi? «Venne da noi uno studente americano. Ci disse che era assurdo esibirci gratis in una società mercantile, per la quale il denaro era tutto* Molte cose, da allora sono cambiate. Lo psicodramma, bandiera di un teatro alternativo, com'erano stati il Llvlng e il Bread and Puppet, ha spento gli entusiasmi. Forse è diventato più scientifico e meno artistico, gli psi coterapeuti si sono moltipli cati, ma, insomma, non sembrano più i tempi d'oro. Ecco perché Zerka Moreno si considera una vestale: tiene viva la fiamma. Dice: «Lo psicodramma non può morire, poiché mira a rendere felice la gente, ad arricchirla di vita. Non lo applico soltanto sui pazienti, ma sulle persone normali, quelle che sostengono quotidianamente il peso del mondo*. Ma come terapia suscita opposizioni, resistenze. «E' vero, le resistenze nascono dalla sua efficacia. Lo psicodramma funziona davvero, ma la gente non ci crede*. Pensa di essere scientificamente fedele a suo marito? Ne ha modificato in qualche parte le teorie? «Nessun genio può essere sostituito. Io ho imparato a sentire il mio posto. Ritengo tuttavia die il mio lavoro sia più accettabile. Lui era un pioniere, spesso alienava le persone, io ho un modo più semplice di presentare il lavoro, non sono cosi minacciosa*. Di una cosa Zerka Moreno è certa, del fatto che lo psicodramma sia sempre più connaturato alla nostra vita e al nostro bisogno di verità interiore. Cita a questo proposito il futurologo americano Alvin Toffler, il quale sostiene che, oltre 11 Duemila, ogni casa borghese avrà la stanza dello psicodramma in cui lavorerà la famiglia. «Sarebbe bello. dice, ma sarebbe anche più bello se la famiglia del Duemila non ne avesse bisogno*. Osvaldo Guerrieri Zerka Moreno sarà lunedi al Teatro Carignano di Torino con «Ciascuno a suo modo» di Pirandello con la regia di Rosati