La città avrà entro tre anni il nuovo piano regolatore di Bruno Gianotti

La città avrà entro tre anni il nuovo piano regolatore Lo ha deciso il Consiglio comunale dopo un dibattito di 13 ore La città avrà entro tre anni il nuovo piano regolatore L'incarico allo studio Gregotti di Milano, affiancato dai 6 architetti scelti dalla giunta Il piano regolatore di Torino sarà preparato dalla «Gregotti Associati» in collaborazione con i 6 architetti designati dal Comune, costerà 4 miliardi 620 milioni di soli stipendi e dovrà essere pronto fra 3 anni. Lo ha deciso il Consiglio comunale alle 2 di ieri con la votazione sulla delibera che affida gli incarichi: 38 favorevoli, 35 contrari, 1 astenuto e un piccolo «giallo» su una scheda irregolare, poi annullata. Uno scarto di 3 voti, dopo 13 ore di discussione nervosa, spezzata in due sedute separate dalle ferie e conclusa dall'annuncio del pei: -Chiuderemo la corsia prefe-, remiate promessa a giugno-. In altre parole: il piano regolatore non avrà la precedenza sulle delibere di routine e -sarà molto difficile farlo approvare in questa tornata amministrativa-. La maggioranza ha accettato la battaglia e le reazioni dell'opposizione: -La decisione del pei era scontata-, dirà a fine-seduta il sindaco Cardetti. Lo scontro, evitato almeno formalmente nella prima discussione (il 29 giugno), è quindi maturato dopo 6 settimane. Punto cruciale della discussione, l'equipe destinata ad affiancare gli estensori del piano (gli architetti milanesi Gregotti. Cagnardi e Cerri). I professionisti erano stati designati dai partiti: Enrico Cellino e Giuseppe Abbate (de), Carlo Caramellino (psdi). Franco Mellano (pli). Paolo Amirante (pri), torinesi; Empio Malara (psi), milanese. -Una necessità quasi tecnica, imposta dai ristretti margini di tempo-, dice Giuseppe Dondona. assessore nifestazione di arroganza partitica che copre il reale contenuto professionale di questo gruppo di architetti, pagato con una parcella di 300 milioni a testa. Chi ci assicura che una parte di questo denaro pubblico non venga "girato" alle casse dei partiti?: L'attacco è anche giuridico, e viene da Carlo Federico Grosso (indipendente nel gruppo pei), che ammonisce più volte giunta e maggioranza: «Qualche perplessità sulla legittimità della delibera, al vostro posto, l'avrei-. Grosso dice che i conti non quadrano: -Si stabilisce un compenso per un gruppo di architetti che lavorerà a contatto di gomito con la Gregotti Associati. Il Comune stanzia la cifra, Gregotti fisserà i termini della prestazione. Ma come ha fatto la giunta a calcolare i compensi per una prestazione che pli all'Urbanistica, deciso a cogliere gli attimi fuggenti di una città in continua evoluzione, condizionata però da vie e quartieri disegnati nel '700. oltre che da un piano regolatore di 30 anni fa. «Abbiamo 3 anni per completare l'opera. Ci mancava il collegamento tra la "mente" del nuovo piano e il "braccio" degli uffici tecnici. L'abbiamo creato-, aggiunge l'assessore. La scelta non piace all'opposizione, in particolare al pei II capogruppo Carpanini: -Niente da eccepire sull'incarico a Gregotti; era un'ottima soluzione ed eravamo disposti ad appoggiarla. Un*, risposta irresponsabile della maggioranza l'ha trasformata in una soluzione pessima-. Ma le obiezioni non si fermano qui. Tartaglia (sinistra indipendente) scende nei particolari economici: -Una sfrontata ma¬ deve ancora essere data?-. Al ragionamento sottile, alle accuse del pei e alle previsioni del msi («/ tecnici faranno l'interesse dei partiti, non della città-, dice Martinat), la maggioranza risponde con due argomenti-chiave: c'era la necessità di creare un gruppo efficiente, adeguato al compito che lo attende, quindi la polemica del pei è artificiosa. -Una cortina fumogena per coprire le costose inadempienze delle passate amministrazioni-, contrattaccano i democristiani Pizzetti e Guazzone. -Lottizzazione? Ma se tutto è stato fatto alla luce del sole! C'è una motivazione di lavoro: lo stesso Gregotti, visto il materiale esistente, ci ha detto die esistono lacune e dati sconcertanti. Bisogna rivedere, rivalutare tutto, e c'è bisogno di strutture, di professionisti!-, si difende il repubblicano Remo Ratto. E la socialista Tessore. aggressiva: -Il gruppo di lavoro rispecchia le componenti della maggioranza, è l'espressione di forze ben presenti in città. E non risulta che abbia precedenti giudiziari. Se qualcuno sa qualcosa, se ha qualcosa da dire, lo dica». Chiuso il dibattito con una replica del sindaco, le schede hanno dato il verdetto. Ancora una volta è risultato decisivo il gioco delle assenze: la maggioranza dc-psipri-pli-psdi aveva in aula 38 consiglieri su 42 (assenti Gallo. Magnani-Noya e Mollo del psi, Furnari del psdi), la minoranza 36 su 38 (assenti i comunisti Novelli e Ghisaura). Astenuto Abbà (verdi civici), la delibera è passata per 3 voti. Bruno Gianotti

Luoghi citati: Furnari, Milano, Torino