Non drogò il figlio di 6 mesi

Non drogò 81 figlio di 6 mesi Non drogò 81 figlio di 6 mesi DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Con una decisione inattesa la Corte d'Appello di Milano ha assolto per insufficienza di prove Maria Antonietta Cicco, la giovane tossicodipendente condannala in prima istanza a 5 anni di reclusione sotto l'accusa di aver iniettato eroina al figlio di sei mesi. La sentenza è stata emessa 1*11 luglio scorso, ma la notizia è circolata soltanto in questi giorni nel Palazzp„di Giustizia di, Milano: un po' perchè due mesi fa altri^uej.episodl giudiziari,:,i processi allo psicanalista Armando Verdiglione e all'americana Terry Broome monopolizzavano l'opinione pubblica, un po' perchè la stessa Cicco ha raccomandato al proprio legale, l'avvocato Vito Malcangi, di tenere nascosto il fatto. Se ne doveva parlare soltanto a settembre per concedere alla donna l'estate per riprendersi e per recuperare il rapporto con il figlio. La Cicco, che durante 1 due In prima istanza era stata condannata a 5 anni per avergli iniettato eroina processi si era sempre proclamata innocente, è stata immediatamente liberata dopo la sentenza ed ora è in attesa che il tribunale dei minorenni le riaffidi nuovamente il figlio. In prima istanza, come abbiamo detto, Maria Antonietta Cicco era stata condannata in quanto la Corte l'aveva riconosciuta colpevole di tutti 1 reati ascritti: detenzione di droga, lesioni, violenza privata. Oltre alla condanna di cinque anni la Cicco era stata privata della, patria potestà. Non avrebbe più potuto trattenere con se il figlio, affidato ad una propria sorella, sino alla scadenza della pena. L'episodio risale alla fine di luglio del 1985: alle otto di mattina Maria Antonietta si presenta all'ospedale di Niguarda stringendo tra le braccia il figlio Matteo Luca, di sei mesi, ormai in coma profon'do. L'intervento immediato dei medici, che ricoverarono il bambino nel re| parto di terapia intensiva, lo sottrasse alla morte. Inizialmente i sanitari pensarono ad un soffocamento da rigurgito, frequente negli infanti. Più tardi, però, emerse una diagnosi agghiacciante: sulle gambe del bambino si notarono alcuni piccoli fori, non più di sei o sette, provocati da una siringa. Interrogata dai medici, la madre ammise in primo luogo di essere tossicodipendente, per l'esattezza eroinomane, da 13 anni; poi jippngbbgj ch§,, forse il faglio poteva essersi punto inavvertitamente, con una siringa, la stessa che lei aveva utilizzato la sera precedente per iniettarsi la quotidiana dose di eroina. Venne subito denunciata, arrestata e processata il 16 gennaio scorso. Al processo sostenne ancora la propria tesi della completa estraneità all'avvenimento. L'accusa sostenne invece che la donna aveva drogato il bambino il quale, come tanti figli di tossicodipendenti, subiva crisi di astinenza: proprio durante una di queste crisi la mamma, pur di non farlo più piangere, gli avrebbe iniettato eroina. Le perizie psichiatriche e medico-legali avevano già del resto confermato che Maria Antonietta Cicco era sana di mente e che il bambino non poteva essersi punto casualmente. Di qui la decisione della Corte di condannare la donna a cinque anni di reclusione, uno di meno rispetto a qupUt. chiesti, dall'accusa. .1 giudici riconoscono alcune attenuanti:, non si tratta di una madre che ha trascurato il figlio, anzi, l'episodio appare isolato, in un contesto pieno di premure e di attenzioni. Ma questo non cancella la gravità del fatto, mentre la tossicodipendenza della donna non viene considerata un'gttenuante. Oggi Maria Antonietta Cicco, in libertà da due mesi, intende quanto prima recuperare il figlio e poter riprendere un'esistenza tranquilla di donna e di madre. Milano, la Corte d'Appello ha concesso l'insufficienza di prove, la giovane attende di riavere il bimbo optrsbdgd

Persone citate: Armando Verdiglione, Cicco, Maria Antonietta, Maria Antonietta Cicco, Matteo Luca, Terry Broome, Vito Malcangi

Luoghi citati: Milano